Il coraggio di Ahou
Ma in Iran con coraggio è in corso una rivoluzione nonviolenta straordinaria, espressa dallo slogan “Woman-Life-Freedom”, “Donna, vita, libertà”
COMUNICATO STAMPA
08/11/2024
Nello scorso fine settimana, con un gesto che ha provocato le coscienze di tante persone, ma non quanto sarebbe stato necessario, Ahou Daryaei, studentessa dell’Università Islamica Azad di Teheran, ha compiuto, con coraggio estremo, un atto di protesta contro le norme religiose sull’uso del velo, tutelate da quella che conosciamo tristemente come “polizia morale”: si è spogliata dei vestiti dopo essere stata ripresa per non aver indossato il velo secondo le rigide norme previste in Iran.
Subito dopo Ahou è stata arrestata e, secondo l’Ambasciata della Repubblica Islamica dell’Iran a Parigi, è stata trasferita “in un centro di cura specializzato”, soffrendo “di fragilità psichica”. Il suo gesto ha ricordato altri coraggiosi gesti: in particolare quello di Jina (questo il suo nome kurdo!) Amini, arrestata a Teheran per aver indossato l’hijab in modo ritenuto sbagliato, e poi morta in circostanze misteriose. Assistiamo, purtroppo da tempo, alla dura repressione dei diritti fondamentali nel Paese islamico, soprattutto nei confronti delle donne, con la imposizione di un clima di paura diffuso. Ma in Iran con coraggio è in corso una rivoluzione nonviolenta straordinaria, espressa dallo slogan “Woman-Life-Freedom”, “Donna, vita, libertà” proclamato già nel ventesimo secolo dalle donne kurde, slogan che si è diffuso nel mondo, attivando le coscienze; Amnesty International, chiedendo l'immediato rilascio di Ahou senza condizioni, ha riferito di possibili "percosse e violenza sessuale contro di lei durante l'arresto" e sollecitato "indagini indipendenti e imparziali". «Monitorerò attentamente la situazione, compresa la risposta delle autorità», ha dichiarato la relatrice speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani in Iran, Maio Sato.
UDIK, Unione Donne Italiane e Kurde, si è fortemente mobilitata anche in difesa dell’attivista kurda Maysoon Majidi, attivista per i diritti umani, i diritti delle donne e del suo popolo, accusata ingiustamente di essere collaboratrice di scafisti dal Tribunale di Crotone, in attesa della sentenza definitiva ma non più in carcere.
Ora UDIK lancia un vibrato appello al Governo, al Parlamento, alla Commissione Straordinaria per la Tutela e la Promozione dei diritti umani del Senato, al Comitato Permanente sui Diritti Umani nel Mondo, della Camera. Si pretendano notizie certe sulla situazione della ragazza, si diffonda una vibrata protesta su quanto accade ed è accaduto, gli eventi tragici in Iran siano l’occasione per una mobilitazione straordinaria affinché il coraggio di Ahou non cada nella dimenticanza ma sia una luce per dare voce agli oppressi.
Unione Donne Italiane e Kurde – O.DV.
https://udikitalia.wordpress.com/
E-Mail: udik.unionedonne@gmail.com
Pec. udik.unionedonne@pec.it
Un'altra testimonianza che viene dall'Iran. Ancora una storia virata al femminile sui binari di perenni violazioni di diritti.
Una storia adesso di coraggio e sfida nonviolenta alla repressione costante nella Repubblica islamica. Una donna la cui protesta simbolica è "pazzia da curare". Immaginiamoci adesso con quali mezzi.
Ecco di nuovo un appello da UDIK, l'Unione Donne Italiane e Kurde. Alle massime istituzioni italiane, ai propri Comitati per i diritti umani. Perché si pretendano notizie certe sulla situazione della ragazza. Per dare conoscenza a questo e ai simili eventi che da quei luoghi trapelano a noi.
Perché le notizie non abbiano a scorrere veloci a valle, sopra acque di torrenti che ne coprono via via l'eco.
Roberto Del Bianco
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