Russia, in carcere il sociologo marxista Boris Kagarlitsky
Boris Kagarlitsky, sociologo e critico del governo russo, è stato condannato a cinque anni di carcere. La condanna è legata all'accusa di "giustificazione del terrorismo" per un post in cui commentava l'attentato al ponte di Crimea del 2022. Kagarlitsky, noto per la sua opposizione alla guerra in Ucraina e il suo background marxista, è stato arrestato nel luglio 2023, e la sua sentenza è stata recentemente confermata dalla Corte Suprema russa.
Boris Kagarlitsky è stato incarcerato per un'accusa di "giustificazione del terrorismo" legata a un video pubblicato sul canale Rabkor, di cui è direttore. Nel video, intitolato “Explosive Congratulations of the Cat Mostik, Nervous People and Events, Strikes on Infrastructure”, Kagarlitsky discuteva l'esplosione del ponte di Crimea avvenuta nell'ottobre 2022. Il titolo del video faceva riferimento a "Mostik", un gatto simbolo promosso dai media statali russi per rappresentare l'appartenenza della Crimea alla Russia.
Secondo l'accusa, le sue osservazioni sul ponte, considerate ironiche e critiche nei confronti delle narrazioni ufficiali, avrebbero rappresentato una giustificazione del terrorismo. Kagarlitsky ha negato ogni accusa, sottolineando di essere sempre stato contrario a ogni forma di terrorismo. La sentenza originale prevedeva una multa, ma dopo un appello della procura è stata inasprita a cinque anni di carcere, evidenziando l'inasprimento della repressione contro le voci anti-guerra in Russia.
Boris Kagarlitsky è attualmente in carcere in Russia. Dopo la conferma della sua condanna a cinque anni di reclusione per "giustificazione del terrorismo", il sociologo è stato trasferito in una colonia penale, dove sta scontando la pena.
Secondo la pubblica accusa, “il video intendeva apprezzare ed emulare la prassi dell’intimidazione come motivo valido per interrompere l’operazione militare speciale”. La pubblica accusa se l’era presa soprattutto col titolo del video, “Congratulazioni esplosive al gatto Mostik”, riferito a un gatto effettivamente esistente, di nome Mostik (“ponte”) che viveva sul ponte di Crimea e la cui immagine era stata usata dai media di stato russi per promuovere l’idea che la Crimea appartenga alla Russia.
Fonte: Amnesty International
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