Ucraina, quante sono le vittime della guerra?
ALBERT
BOLLETTINO PACIFISTA
La voce della ragione in tempi di guerra
Le vittime della guerra in Ucraina: perché i dati di Zelensky non tornano
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha recentemente dichiarato che, dall'inizio della guerra, sarebbero morti 43.000 soldati ucraini, mentre altri 370.000 risulterebbero feriti. La comunicazione, diffusa tramite i social e ripresa dall'agenzia AFP, ha suscitato ampio dibattito sia in Ucraina sia a livello internazionale. Zelensky ha aggiunto che molti dei feriti hanno ricevuto assistenza medica e che metà di loro è riuscita a tornare al fronte. Si tratta della seconda volta in tre anni di conflitto che il presidente ucraino rende pubblici dati ufficiali sulle perdite. Ma Trump lo contraddice: sarebbero "dieci volte di più".
A febbraio 2024, lo stesso Zelensky aveva parlato di 31.000 caduti, contestando stime esterne più elevate, come quelle del Wall Street Journal, che stimava 80.000 caduti.
Queste dichiarazioni seguono una lunga fase di silenzio da parte delle autorità di Kiev, che hanno spesso evitato di fornire cifre precise. Già nel 2023, il Pentagono stimava circa 70.000 vittime tra le fila ucraine, mentre una ONG locale aveva diffuso una lista di 42.000 caduti, dettagliata con nomi e cognomi.
Questi numeri stridono con quelli che vennero forniti dalla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen relativi alle perdite subite da Kiev: “Oltre 20 mila civili e più di 100 mila militari”. Lo disse nel dicembre 2022 invocando una "Norimberga" per Putin.
I dati quindi non tornano e, soprattutto, su di essi incombe il segreto di stato. "Le informazioni sulle perdite dell'Ucraina nella guerra sono un segreto di Stato". Lo ha affermato il vice capo del ministero della Difesa Anna Malyar, secondo quanto riporta l'agenzia di stampa Unian. Secondo Malyar, "i dati non vengono divulgati in modo che la Federazione Russa non possa utilizzare queste informazioni per i propri scopi".
Un'analisi della televisione Svizzera (RSI) approfondisce le difficoltà legate alla stima delle perdite in guerra. Mauro Gilli, esperto in tecnologia militare e sicurezza internazionale presso l’ETH di Zurigo, spiega che il termine inglese fatalities si riferisce esclusivamente ai morti, mentre casualties include sia i deceduti sia i feriti gravi, incapaci di tornare a combattere. Le modalità della guerra moderna, caratterizzate dall’uso di munizioni guidate, suggeriscono che le perdite siano spesso definitive. "Queste armi, quando colpiscono, infliggono danni strutturali significativi e lasciano raramente feriti leggeri", afferma Gilli.
Tuttavia, il numero reale delle vittime resta difficile da determinare. Le stime divergenti alimentano interrogativi sulla trasparenza dei dati forniti da Kiev. Secondo alcuni analisti, queste discrepanze riflettono non solo la complessità della raccolta di informazioni in tempo di guerra, ma anche una strategia politica volta a preservare il morale della popolazione e delle truppe.
La questione assume una rilevanza ancora maggiore nel contesto del dibattito interno in Ucraina sull'estensione della coscrizione ai diciottenni e sull'impiego più ampio delle donne nelle forze armate. Queste misure rispondono alle necessità crescenti di fronte al prolungarsi del conflitto, ma sollevano anche tensioni all'interno della società.
L'incertezza sui numeri dei caduti è uno degli inquietanti risvolti di una guerra che ha già imposto sacrifici enormi al popolo ucraino e che sembra ancora lontana da una risoluzione pacifica.
Fonti:
- Paolo Brera, La Repubblica, 9 dicembre 2024 (link)
- Corriere del Ticino, 8 dicembre 2024 (link)
- Lorenzo Perren, RSI, 29 febbraio 2024 (link)
- Ennio Remondino, Remocontro, 2 dicembre 2022 (link)
- Quanti soldati ucraini sono morti? E' un "segreto di Stato", PeaceLink, 14 luglio 2022 (link)
Cosa è successo nell'ultimo mese nella guerra in Ucraina?
Offensive russe
- Avanzamento verso Pokrovsk. Le forze russe hanno intensificato la loro offensiva, avvicinandosi a Pokrovsk, una delle principali roccaforti ucraine nella regione. Attualmente, le truppe russe si trovano a circa 8-10 chilometri dalla città, che rappresenta un importante nodo logistico per l'esercito ucraino. La cattura di Pokrovsk sarebbe un colpo significativo per le difese ucraine, consentendo ai russi di controllare meglio le vie di rifornimento nel Donbass.
- Strategie di logoramento. La Russia sta adottando una "tattica della lumaca", cercando di conquistare terreno lentamente ma costantemente, con bombardamenti intensivi che superano i 1.600 attacchi in un solo giorno in alcune aree. Le forze ucraine, in inferiorità numerica e di armamenti, sono costrette a ritirarsi progressivamente in molte zone.
Situazione sul campo
- Difficoltà per le forze ucraine: Le forze ucraine stanno affrontando enormi pressioni e difficoltà nel mantenere le loro posizioni. Il comandante Oleksandr Syrsky ha descritto la situazione come "difficile", con la necessità di rinnovare costantemente le risorse per sostenere la difesa. La Russia sta cercando di stringere in una tenaglia le città rimaste sotto controllo ucraino, come Kramatorsk e Pokrovsk.
- Coinvolgimento di truppe nordcoreane. Ci sono segnalazioni riguardo al coinvolgimento di truppe nordcoreane nella regione russa di Kursk, dove le truppe ucraine sono penetrate ad agosto. Il presidente Zelensky ha criticato i partner occidentali per non aver risposto adeguatamente a questo sviluppo.
Implicazioni geopolitiche
La continua avanzata russa nell'oblast di Donetsk non solo mette a rischio il controllo ucraino su territori strategici, ma potrebbe anche influenzare le dinamiche geopolitiche della regione. L'eventuale caduta di Pokrovsk e altre città chiave potrebbe portare a una ristrutturazione del fronte orientale e a un aumento della pressione su altre regioni ucraine.In sintesi, l'oblast di Donetsk è attualmente teatro di una delle offensive più pesanti da parte delle forze russe, con significative conseguenze per la strategia militare ucraina e la stabilità della regione.Italia "disponibile" a mandare soldati in Ucraina
Cresce nell'Unione Europea l'ipotesi di inviare truppe di "peacekeeping" in Ucraina, con il governo italiano che, attraverso il ministro Crosetto, si dichiara "disponibile".
Il termine "peacekeeping", storicamente associato a missioni di interposizione sotto l'egida delle Nazioni Unite, viene qui utilizzato per descrivere il possibile invio di truppe in una zona di guerra aperta.
Continua su https://lists.peacelink.it/pace/2024/12/msg00010.html
Diserzione civile: un appello per la pace
La guerra in Ucraina continua a infliggere sofferenze inimmaginabili, alimentata da coscrizioni forzate, violazioni dei diritti umani e torture denunciate persino da organi ufficiali. La mobilitazione dei cittadini ucraini è sempre più spesso ottenuta con metodi coercitivi, una realtà che mina i principi fondamentali della democrazia e del rispetto dei diritti umani. Secondo il Commissario per i diritti umani della Verkhovna Rada, le denunce contro gli abusi nei centri di leva sono triplicate nell'ultimo anno. È urgente fermare questa spirale di violenza.
In questa tragedia, una voce emerge dall'Alleanza della Sinistra Post-Sovietica (BPL), che invita a unirsi alle loro manifestazioni contro l'arruolamento forzato in Ucraina. Con lo slogan "Lontano dalla tortura e dalla coscrizione autoritaria", chiedono un immediato avvio di negoziati di pace per proteggere la sovranità e la democrazia ucraina.
Le loro richieste riflettono il desiderio della maggioranza degli ucraini: un sondaggio Gallup rivela che oltre il 50% dei cittadini vuole una rapida fine negoziata della guerra, mentre un altro sondaggio mostra che il 64% ritiene necessario congelare le ostilità per limitare ulteriori perdite umane.
Questa crisi non riguarda solo l'Ucraina. La deportazione di giovani russi dalla Germania e le pressioni che li spingono a partecipare alla guerra sono un'ulteriore dimostrazione di come la guerra distrugga vite su entrambi i fronti. Continuare su questa strada significa prolungare la sofferenza e aggravare l'erosione dei valori democratici.
Come ci ricorda un recente editoriale sul Fatto Quotidiano, l'Europa rischia di essere trascinata in un conflitto nucleare. Di fronte a questa prospettiva catastrofica, la diserzione civile diventa un atto di responsabilità etica e politica. Non si tratta solo di rifiutare l'arruolamento, ma di costruire un movimento di massa che opponga un fermo rifiuto alla logica della guerra.
Oggi più che mai, è fondamentale sostenere chi si oppone a questa carneficina, che si tratti di cittadini ucraini costretti alla leva o di giovani russi deportati.
L'appello del BPL è: "Portate cartelli, bevande calde e buon umore", ma soprattutto portate il coraggio di dire no alla guerra. Perché solo un'azione collettiva e determinata potrà fermare questo massacro e aprire la strada alla pace.
Oltre centomila soldati ucraini denunciati per diserzione
L'incubo europeo del missile ipersonico russo Oreshnik
Israele contro Amnesty: "Organizzazione fanatica"
Rapporto Amnesty International: "A Gaza è genocidio"
Amnesty International ha pubblicato un rapporto di oltre 300 pagine in cui afferma di aver raccolto abbastanza prove per concludere che Israele abbia commesso, e stia continuando a commettere, un genocidio ai danni della popolazione palestinese nella Striscia di Gaza.
HTS ha avuto collegamenti con al-Qaeda ed era classificato come "gruppo terroristico" dagli USA
Chi sono gli jiadisti di HTS che hanno rovesciato il regime di Assad in Siria?
Identikit di al-Jolani, il leader che ha abbattuto Assad
L’astuzia di Jolani che ha conquistato il potere in Siria cambiando nome all’ISIS
Jolani usò un espediente. Non chiamò il suo gruppo Stato Islamico in Siria, ma inventò un nome più neutro: Jabhat al Nusra, che in arabo vuol dire «il fronte del supporto». Il nome Stato Islamico avrebbe rischiato di creare allarme e di attirare l’attenzione internazionale.
Esecuzioni sommarie contro esponenti del regime siriano
Video shock provenienti da varie città siriane mostrano esecuzioni sommarie condotte da non meglio precisati uomini armati contro presunti autori di massacri di civili compiuti per conto del deposto regime di Bashar al Assad. I video, verificati come autentici e che l'ANSA ha potuto visionare, sono stati girati oggi a Idlib, nella zona di Hama e in quella di Damasco. Mostrano fucilazioni di uomini in ginocchio, spari alla tempia, raffiche di mitra contro corpi a terra. Un filmato mostra i corpi di tre uomini senza vita trascinati da un'auto per le strade di Idlib mentre la folla inferocita prende a calci i corpi straziati. (Ansa 10.12.2024)
Lo zampino dell'Ucraina in Siria
"In Siria HTS paga molto bene"
Lo shopping militare del governo: 22 miliardi di euro per cacciabombardieri in cinque mesi
Media, paesi Nato discutono aumento della spesa militare fino al 3% del Pil. L'Italia dovrebbe trovare 30 miliardi
I leader dei paesi europei che aderiscono alla Nato stanno discutendo un incremento dei budget per la difesa fino al 3% del Pil. Lo riporta il quotidiano inglese Financial Times che cita quattro persone che partecipano ai colloqui. Da tempo l’alleanza e, soprattutto, gli Stati Uniti chiedono un maggior impegno finanziario dei paesi europei. Ora, con l’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca, è presumibile che questa richiesta si faccia ancora più pressante. Purtroppo arriva mentre i principali paesi del Vecchio Continente sono alle presi con saldi di bilancio tutt’altro che semplice da maneggiare. Francia, Italia e persino Germania hanno margini ristretti per aumentare le spese a meno che, naturalmente, non si sottraggano risorsead altre voci di spesa pubblica.
Dei 32 membri della Nato, 23 raggiungeranno l’attuale obiettivo di spesa del 2% del Pil quest’anno, rispetto ai sei del 2018. Tuttavia non fanno parte di questi “big” come l’Italia (1,5% del Pil), Spagna (1,2%) e, fuori dall’Europa, il Canada (1,3%).Il paese dell’alleanza che spende di più in armi è la Polonia, oltre il 4%, Estonia e Stati Uniti si avvicinano al 3,4% del loro Pil. La Germania dovrebbe superare il 2% quest’anno, così come la Francia.
Per l’Italia significa trovare 20 miliardi di euro in più subito e altri 10 miliardi entro il 2030, in tutto una spesa aggiuntiva per armi ed esercito di 30 miliardi di euro, per un totale di 60 miliardi l’anno, il doppio rispetto ad oggi. Il governo di Giorgia Meloni si è impegnato a portare la spesa al 2% entro il 2028.
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Romania: annullate le elezioni presidenziali. I rumeni avevano votato in maggioranza Georgescu, candidato anti-Nato
Il presidente rumeno Klaus Iohannis, il cui mandato scade il 21 dicembre, resterà in carica fino all'elezione di un nuovo presidente. Lo ha detto venerdì sera in un discorso televisivo alla nazione. Ciò significa che Iohannis nominerà un primo ministro, dopo lo scrutinio parlamentare del 1° dicembre, che deciderà il calendario per la ripetizione delle elezioni presidenziali.
Iohannis ha voluto tranquillizzare così gli alleati europei e la NATO :"La Romania è un paese stabile - ha detto -. un paese sicuro e un paese solido. Lo dico per l’economia, per gli investitori, per i mercati finanziari. Lo dico all’Unione Europea. Restiamo un Paese sicuro, solido e filoeuropeo. Alla NATO dico: la Romania rimane un alleato sicuro e solido e penso che questo sia molto importante."
Lasconi: “Calpestata la democrazia, i colpevoli della sua distruzione saranno puniti. Avremmo dovuto procedere con il voto"
Elena Lasconi, liberale filoeuropea del partito Save Romania Union, e candidata che avrebbe dovuto partecipare domenica al ballottaggio contro Georgescu, ha condannato con forza la decisione della Corte costituzionale romena di annullare il voto, affermando che è “illegale, immorale e che schiaccia l'essenza stessa della democrazia”. “Avremmo dovuto andare avanti con il voto", ha detto, "avremmo dovuto rispettare la volontà del popolo romeno. Che ci piaccia o no, da un punto di vista legale e legittimo, 9 milioni di cittadini, sia nel Paese che nella diaspora, hanno espresso la loro preferenza per un determinato candidato attraverso il loro voto. Non possiamo ignorare la loro volontà”.
Romania. "Elezioni corrette e senza brogli"
Vacanze Romene
In Romania, il candidato nazionalista Georgescu vince il primo turno, ma UE e USA gridano ai brogli russi via TikTok. Si rivoterà finché non vince chi vogliono loro.
Per la serie “dicesi ‘ingerenza russa’ ogni elezione vinta da chi non piace alla Nato”, ricapitoliamo il caso Romania. Anche perché i prossimi potremmo essere noi. Governati da 30 anni da partiti corrotti e screditati, i romeni votano alle Presidenziali e al primo turno arriva primo l’outsider nazionalista indipendente Calin Georgescu, il meno atlantista e guerrafondaio sul conflitto ucraino al confine. Come in tutte le elezioni, dall’Ue agli Usa. Ma, anziché farsene una ragione e cambiare postura, Ue e Usa gridano ai brogli di Putin tramite Tik Tok: avendo contro tutte le tv e i giornali governativi, Georgescu ha preferito fare campagna su quel social anziché coi segnali di fumo. La Consulta ordina il riconteggio, che però dà lo stesso esito: elezioni regolari. Allora il presidente uscente Klaus Iohannis declassifica per la Corte cinque file dei servizi segreti, ovviamente segreti, per dimostrare che, sì, Georgescu ha preso il 23% perché il 23% dei votanti ha scelto lui, ma solo perché i russi hanno investito ben 400 mila euro per i suoi spot su Tik Tok. E si sa che, appena vedi uno su Tik Tok, cadi in stato di ipnosi e corri a votarlo. Anche gli altri candidati erano su Tik Tok e Georgescu l’han votato soprattutto contadini e anziani, non proprio fan del tiktokismo, ma lasciamo andare. E i sondaggi che danno Georgescu al 63% al ballottaggio? Semplice: Putin, con la sola forza del pensiero o rispondendo alle telefonate dei sondaggisti al posto del campione, ha taroccato pure quelli.
Poi, stanco morto, s’è distratto un attimo: infatti, sette giorni dopo le Presidenziali, i romeni han votato alle Parlamentari e lì, non essendoci Georgescu, han vinto i partiti governativi. Quindi o i truccatori russi dormivano, o TikTok funziona solo alle Presidenziali. Infatti le Parlamentari sono valide, mentre le Presidenziali vengono annullate dalla Consulta due giorni dopo averle avallate e due giorni prima del ballottaggio, mentre i residenti all’estero stanno già votando. Purtroppo la sentenza nessuno può leggerla perché non esiste: le prove dei brogli russi sono o non sono segrete? Brogli occidentali non possono esisterne, poiché mai Nato e Ue interferirebbero in un’elezione, tanto meno nel Paese a cui gli Usa vogliono donare la più grande base Nato d’Europa: non sarebbe da loro (anche se alla vigilia del voto il Dipartimento di Stato ha avvisato che non tollererà cambi di politica estera a Bucarest). Ora, appena si rivota, Georgescu rischia di prendere ben più del 63%, a meno che non lo arrestino o lo mettano fuorilegge. Quindi si rivoterà a oltranza finché il popolo non si deciderà a votare come gli ordinano quelli che non interferiscono. Ma ci sono anche soluzioni più pratiche: abolire Tik Tok, o i telefonini.
Il Fatto Quotidiano, 8 dicembre 2024
Storia del pacifismo italiano: presentato il sito "pace in movimento"
È stato presentato, con una conferenza stampa alla Camera de Deputati, “Pace in movimento”, nuovo sito-portale-archivio online di storia del pacifismo italiano, un progetto di ARCI, Sbilanciamoci! e Un Ponte per. Il progetto è stato realizzato grazie ai fondi dell’8 per mille dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai. È dedicato a Tom Benetollo, presidente dell’Arci e grande pacifista, a venti anni dalla sua scomparsa.
"Quella che racconteremo – si legge nella home page del nuovo portale – è la storia del nostro pacifismo, del pacifismo italiano, dagli anni ’80 in poi, con un accenno al pacifismo degli inizi. È la storia di un pacifismo che si è sempre orgogliosamente definito politico, perché ha sempre creduto che la società civile debba avere l’intelligenza necessaria per individuare i passi che servono a far cambiare le cose. È la storia della nostra nonviolenza attiva, che non è mai stata la rinuncia al conflitto, ma la possibilità di agirlo con il massimo della partecipazione possibile, senza delegarlo ad avanguardie muscolari, maschie e coraggiose. È una storia collettiva e plurale, fatta da tanti e tante con idee, metodi, convinzioni diverse, ma che si sono sempre sentiti una grande comunità".
Diverse sono le storie raccontate, dalle lontane origini fino al pacifismo nel periodo del Vietnam fino ad arrivare ai giorni nostri, con Papa Francesco e le attuali guerre. Nella vasta gamma delle storie raccontate c'è anche quella della telematica per la pace e della sua nascita.
Albert non è uscito, ma PeaceLink ha lavorato per voi!
Cari lettori,
nelle ultime settimane Albert non è stato pubblicato perché il team di PeaceLink è stato impegnato in un progetto ambizioso: stiamo creando un database delle associazioni pacifiste italiane.
Questo strumento innovativo permetterà di geolocalizzare i gruppi pacifisti su tutto il territorio nazionale, rendendo più semplice trovarli e collaborare con loro. Il database non sarà solo una mappa statica: chiunque potrà segnalare nuove associazioni, e queste saranno collegate agli eventi del nostro calendario online, mettendo in risalto le iniziative pubbliche.
È un passo importante per rafforzare la rete pacifista, favorire il coordinamento e amplificare il messaggio di pace. Presto presenteremo ufficialmente il progetto e vi forniremo tutti i dettagli per esplorarlo e contribuire.
Il team di PeaceLink
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