Un milione di ucraini non vuole più combattere ma l'Italia invia le armi
ALBERT
BOLLETTINO PACIFISTA
La voce della ragione in tempi di guerra
La campagna "La casa brucia" aderisce a "No armi all'Ucraina"
La campagna contro l'invio di armi in Ucraina, promossa su www.peacelink.it/noarmiucraina, sta raccogliendo un numero crescente di adesioni in tutta Italia. Tra le voci che si sono unite a questa mobilitazione spicca "La casa brucia", un'iniziativa nazionale nata a Firenze ai primi di ottobre, in occasione della quarta edizione della tre giorni "Il coraggio della pace".
"La casa brucia" si presenta come uno spazio collettivo e inclusivo, che aggrega il pensiero pacifista e si oppone fermamente alla logica della guerra come strumento di risoluzione dei conflitti. Il cuore della campagna è chiaro: smilitarizzare la politica estera e costruire percorsi di pace che mettano al centro la diplomazia e il dialogo. L’adesione alla petizione "No armi all'Ucraina" rappresenta per "La casa brucia" un passo concreto per amplificare la propria voce e dimostrare che esiste una significativa parte della popolazione italiana contraria all’invio di armi.
Un appello al popolo pacifista
Il messaggio di "La casa brucia" è un invito diretto e accorato: firmiamo la petizione in massa. È un gesto che va oltre la firma: è una testimonianza di dissenso verso una narrativa che giustifica la guerra come unica strada possibile. Come sottolineano i promotori, la pace non può essere la semplice imposizione di una sopraffazione, ma deve nascere dalla ricerca di nuovi equilibri fondati sulla giustizia e sulla cooperazione internazionale.
"La casa brucia" chiama la società civile a prendere parola, a rifiutare l’indifferenza e a costruire insieme un movimento di pressione politica per fermare l'invio di armi e aprire spazi di dialogo.
Come aderire
Un altro mondo è possibile solo se saremo in grado di trasformare le nostre convinzioni in azioni concrete.
Per aderire e firmare la petizione, visita www.peacelink.it/noarmiucraina. La pace ha bisogno di tutti noi, oggi più che mai.
Un milione di ucraini non vuole più combattere e l'Italia invia le armi
In Ucraina, la guerra mostra il suo volto più drammatico: oltre 800.000 renitenti alla leva e almeno 100.000 disertori scelgono di non combattere, rifiutando di diventare ingranaggi di una macchina bellica che sembra non avere fine. Questi numeri, benché parziali e sottostimati, raccontano di un dissenso profondo e diffuso, che attraversa le città, i villaggi e persino le trincee. Molti comandanti, nella speranza che i soldati tornino spontaneamente, evitano di avviare procedimenti disciplinari, rendendo il fenomeno ancora più difficile da quantificare. Ma una cosa è certa: il rifiuto di combattere ha raggiunto proporzioni senza precedenti.
E mentre un milione di ucraini dice "no" alla guerra, l'Italia continua a inviare armi. Un cortocircuito morale che non può lasciare indifferenti. Ogni spedizione militare rafforza una dinamica di morte e distruzione, alimentando un conflitto sanguinoso che ha già fatto migliaia di vittime e distrutto intere comunità.
L’illusione delle armi
Le armi non portano pace, e lo si è visto. È un’illusione pericolosa pensare che inviare fucili, missili, cannoni e carri armati possa avvicinare la fine della guerra. Al contrario, prolungano la sofferenza, radicalizzano le posizioni e chiudono le porte al dialogo. La fuga di centinaia di migliaia di ucraini dalla guerra è un messaggio chiaro: non vedono alcuna via d'uscita in questo scontro fino all'ultimo sangue.
Eppure, anziché ascoltare queste voci, i governi europei — Italia compresa — continuano a finanziare e armare una guerra senza fine e senza prospettiva. L'invio delle armi nel 2022 ebbe questa motivazione: difendono la vita di chi è attaccato. Ma è accaduto l'esatto contrario: l'invio di armi ha alimentato la carneficina. La guerra avrebbe provocato, complessivamente da entrambe le parti, un milione di morti e feriti.
Una scelta di coscienza
Di fronte a questi numeri, è urgente che la società civile e i movimenti pacifisti facciano sentire la loro voce. Dobbiamo chiedere al governo italiano di fermare l’invio di armi e di impegnarsi attivamente per una soluzione diplomatica del conflitto.
La diserzione e la renitenza alla leva non sono atti di codardia, ma scelte di coscienza che meritano rispetto. Sono dettate da un istinto di conservazione che non sembra trovare comprensione nelle elite politiche occidentali che hanno scommesso sulla sconfitta della Russia e ora si trovano di fronte all'esito probabilmente opposto. Non possiamo voltare le spalle a un milione di ucraini che rifiutano la guerra. Non possiamo ignorare che le loro vite vengono messe a rischio anche dalle armi che partono dall'Italia.
Agire per la pace
L’Italia, invece di alimentare il conflitto, deve farsi promotrice di una politica di pace, sostenendo l'avvio di negoziati.
La guerra non è inevitabile. La pace è una scelta. E questa scelta, oggi, riguarda tutti noi.
Adesioni alla campagna
Adesioni di associazioni e movimenti alla petizione contro l'invio di armi all'Ucraina (sono tante e ne abbiamo riportate solo alcune, presto vedrete anche le altre)
- Abbasso La Guerra - Varese
- Aiutateci a Salvare i Bambini ODV
- Anpi Sezione di Barberino di Mugello (Firenze)
- Anpi - sezione di Solarolo (Ravenna)
- Anpi - sezione di Vobarno (Brescia)
- Arci Cuba Insieme - Torino
- Associazione Città Aperta - Napoli
- Associazione nazionale di amicizia Italia Cuba
- Associazione Reggiana per la Costituzione - Reggio Emilia
- Associazione Senza Paura
- Awmr Italia- Donne della Regione Mediterranea
- Comitati Dossetti per la Costituzione
- Comitato per la Pace di Manduria - Taranto
- Comitato Spontaneo contro le nocività - Brescia
- Coordinamento per la democrazia costitituzionale (CDC) - Firenze
- Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia ETS
- Coordinamento No NATO Emilia Romagna
- Coordinamento per la Pace - Milano
- Costruttori di Pace - Putignano (Bari)
- Donne in Nero di Bergamo
- Donne in nero, Piombino (Livorno)
- Donne in Nero di Ravenna
- La Casa Brucia - Il coraggio della pace
- Legambiente - Circolo territoriale l'anatroccolo APS di Siracusa
- Legambiente Torino
- Medicina Democratica, movimento di lotta per la salute
- Movimento Internazionale per la Riconciliazione
- Pax Christi
- PeaceLink
- Rete della Conoscenza Puglia
- Rete Toscana in Movimento
- Reti di Pace - Laboratorio Monteverde (Roma)
- Sa Defenza - Cagliari
- Una città in comune - Pisa
- Usb - Ancona
- Vangelo & Costituzione - Bari
Sono giunte adesioni locali e nazionali di partiti politici come PCI, Rifondazione Comunista, Sinistra Italiana.
Per l'elenco completo clicca qui
Whistleblower
Daniel Hale è libero, adesso occupiamoci dell'australiano Daniel McBride
La campagna di PeaceLink a sostegno di Daniel Hale è stata ufficialmente chiusa, poiché Hale ha scontato la sua pena e ora è libero. Hale era stato condannato a 45 mesi di prigione per aver rivelato informazioni riservate sul programma di attacchi con droni degli Stati Uniti, evidenziando l'alta incidenza di vittime civili in queste operazioni.
Con la liberazione di Hale, l'attenzione si sposta ora su un altro whistleblower, Daniel McBride. McBride è stato condannato per aver denunciato crimini di guerra commessi dalle forze australiane in Afghanistan. La sua storia solleva importanti interrogativi sulle operazioni militari in Afghanistan. È fondamentale ora sostenere McBride nella sua azione per la giustizia e la verità, continuando a promuovere i diritti dei whistleblower e a chiedere responsabilità per le azioni militari.
Per saperne di più clicca qui https://www.peacelink.it/pace/a/50508.html
Allegati
Volantino no armi per guerra in Ucraina
105 Kb - Formato pdfScarica, stampa e distribuisci. Contiene il QRcode per firmare la petizione.Modulo raccolta firme - parte A
388 Kb - Formato pdfNo armi per guerra in UcrainaModulo raccolta firme - parte B
739 Kb - Formato pdfGuerra Ucraina - no armiAdesivo della campagna no armi Ucraina
76 Kb - Formato jpeg
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