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Albert - bollettino pacifista dal 20 al 26 gennaio 2025

Come proseguirà la campagna contro l’invio delle armi in Ucraina

Il 28 gennaio la Camera dei Deputati esaminerà il decreto governativo che autorizza un nuovo invio secretato di armi in Ucraina. Sarà comunicata all'aula la petizione, inviata ai sensi dell'articolo 50 della Costituzione, con cui tanti cittadini si oppongono alla guerra e all'invio di altre armi.
24 gennaio 2025
Redazione PeaceLink

Albert

ALBERT

BOLLETTINO PACIFISTA

La voce della ragione in tempi di guerra


28 gennaio: armi o pace? Una scelta cruciale in Parlamento

Il 28 gennaio la Camera dei Deputati sarà chiamata a esaminare un nuovo decreto governativo che autorizza l’invio di ulteriori forniture di armi all’Ucraina. Un decreto che, come i precedenti, si muove sotto il velo della segretezza, impedendo un reale dibattito pubblico sulle sue implicazioni.

Ma questa volta qualcosa di diverso accadrà: sarà comunicata in aula una petizione popolare, inviata ai sensi dell’articolo 50 della Costituzione, con cui migliaia di cittadini hanno espresso il loro rifiuto alla guerra e alla prosecuzione dell’invio di armi. Una voce che chiede con forza un cambio di rotta, invitando il Parlamento a privilegiare la diplomazia e il dialogo invece dell’escalation militare.

Il peso della segretezza

La decisione di secretare i dettagli sull’invio di armi è una pratica che solleva interrogativi ed è una deroga alla legge 185/90 che era imperniata sul principio di trasparenza sulla questione degli armamenti. Quali tipi di armamenti infatti vengono spediti? Quali sono i costi reali, economici e politici, di queste operazioni? E soprattutto, quali sono le implicazioni per la guerra in corso e il nostro ruolo sulla scena internazionale? La segretezza può allontanare i cittadini dalle istituzioni e creare un solco tra governanti e governati.

Un’opposizione che cresce

La petizione presentata in Parlamento rappresenta il crescente malcontento di chi non vuole essere complice di una logica di guerra. Chi firma queste richieste sa che inviare armi significa alimentare un conflitto che ha già causato innumerevoli vittime e distruzioni. Per molti cittadini, la scelta non è tra sostenere o abbandonare il popolo ucraino, ma tra contribuire a una guerra infinita o cercare soluzioni che salvino vite e costruiscano ponti di pace.

Un appello alla politica

Albert, il bollettino pacifista, è il veicolo di questa voce, ricordando che l’articolo 11 della Costituzione ripudia la guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali. Esortiamo i parlamentari a cogliere l’occasione per aprire un dibattito trasparente e per riconsiderare le priorità del nostro Paese.

Il 28 gennaio non sarà solo una data sul calendario, ma un momento in cui si potrà decidere se continuare a percorrere la strada della guerra o imboccare quella della pace. La scelta, ora, è nelle mani del Parlamento. E ogni cittadino è chiamato a vigilare.

Dopo il 28 gennaio la Campagna continua e terrà sotto controllo l'invadenza del complesso industriale-militare, di quel sistema di interessi pericolosi e pervasivi a cui è stato dedicato un approfondimento nel webinar del 24 gennaio.


L’invadenza del complesso industriale-militare: un ostacolo alla pace L'invadenza del complesso industriale-militare come ostacolo alla pace

Webinar 24 gennaio 2025 (relazioni di Alessandro Marescotti e Chiara Buonaiuti)

Introduzione
Il complesso industriale-militare, descritto per la prima volta da Dwight Eisenhower nel 1961, rappresenta oggi una minaccia crescente per la democrazia e la pace. Il webinar "L'invadenza del complesso industriale-militare dietro le guerre", tenutosi il 24 gennaio 2025, ha esaminato i legami tra governi, industria bellica e militari, sottolineando l'urgenza di contrastare l'aumento delle spese militari.

Dati preoccupanti
Nel 2025, la spesa per un’ora di volo di un F-35 supera i 40.000 dollari, un dato che stride con i tagli al personale scolastico italiano e il basso stipendio medio degli insegnanti. Le risorse sottratte all’istruzione e ai servizi sociali alimentano un sistema che vede nella guerra un'opportunità economica, con gravi conseguenze per il benessere collettivo.

La campagna contro l’invio delle armi in Ucraina
Il webinar ha evidenziato come il sostegno alle guerre non sia solo una questione economica, ma anche etica e politica. La campagna di PeaceLink contro l’invio delle armi in Ucraina proseguirà, coinvolgendo l'opinione pubblica e facendo leva sull'articolo 50 della Costituzione italiana, che consente ai cittadini di presentare petizioni al Parlamento.

Un movimento in crescita
L’Agenda per la Pace 2025 propone una mobilitazione contro:

  • L’aumento delle spese militari.
  • La corsa agli armamenti in Europa.
  • La strategia militare italiana nell’Indo-Pacifico.
  • Il ritorno degli euromissili.

L’obiettivo è costruire un’alternativa al sistema militarista, investendo in settori civili e promuovendo la riconversione dell’industria bellica.

Prospettive future
Il webinar ha presentato l’e-book L’economia a mano armata, che analizza i costi economici e sociali delle spese militari in Europa, offrendo soluzioni per una transizione dal militare al civile. Questo strumento sarà centrale nella campagna di sensibilizzazione, disponibile gratuitamente per chi desidera approfondire.

Conclusione
Il movimento per la pace ha ora il compito di unire le forze contro il complesso industriale-militare, denunciando i danni che provoca e proponendo soluzioni concrete. Come sempre, PeaceLink invita i suoi lettori a partecipare attivamente, condividendo idee e sostenendo le campagne in corso.

Per approfondire, consulta il nostro dossier sui nuovi programmi militari: link al dossier. Scarica l’e-book: L'economia a mano armata.

Scarica le slides del webinar 24 gennaio 2025


Previsti 5.660 posti in meno per il personale docente e un taglio di 2.174 unità per personale ATA

Per far volare gli F-35 il governo taglia gli insegnanti

Lo stipendio mensile lordo annuo di un insegnante è di 30 mila euro/anno. Ben al di sotto del costo di un'ora di volo di un F-35 che sfiora i 42 mila dollari. E così per far volare gli F-35 nell'Indopacifico, non lontano dalle coste della Cina, il governo taglia gli insegnanti.

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