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Pacifisti a Bari

Assemblea contro l'aumento delle spese militari

Il messaggio di monsignor Giovanni Ricchiuti, presidente di Pax Christi, rafforza il richiamo alla coscienza collettiva contro la militarizzazione crescente e il drenaggio di risorse pubbliche verso il riarmo.
3 febbraio 2025
Redazione PeaceLink

In questo momento a Bari si sta tenendo un'assemblea per la pace, contro l'invio della armi in Ucraina e in opposizione all'aumento delle spese militari. La sala è quella dell'ex Tesoreria comunale in corso Vittorio Emanuele 84. Tra i relatori c'è il professor Luciano Canfora.

Bari, assemblea pacifista del 3 febbraio 2025 contro l'aumento delle spese militari e l'invio di armi in Ucraina

Questa assemblea è un segnale importante della mobilitazione pacifista che continua a radicarsi nei territori.

L’incontro si è aperto con la canzone Le Déserteur, scritta da Boris Vian nel 1954 e interpretata, tra gli altri, da Ivano Fossati. Un brano simbolo dell’obiezione di coscienza e del rifiuto della guerra, che ha anticipato il forte intervento di Laura Marchetti, la quale ha fatto un elogio alla diserzione e al pacifismo radicale.

Il messaggio di monsignor Giovanni Ricchiuti, presidente di Pax Christi, ha rafforzato il richiamo alla coscienza collettiva contro la militarizzazione crescente e il drenaggio di risorse pubbliche verso il riarmo anziché verso bisogni sociali fondamentali.

L'intervento di Alessandro Marescotti, presidente di PeaceLink, ha messo in evidenza come l'opinione pubblica sostenga la posizione pacifista (si vedano i sondaggi posti in coda a questa pagina web). 

E' intervenuto da remoto il giurista Domenico Gallo (campagna "la casa brucia") il quale ha sottolineato che oggi emerge che "è disonesto" dire che l'Ucraina può battere la Russia; a pronunciare queste parole è stato il nuovo segretario di Stato americano, Marco Rubio

Molto appassionato l'intervento di Michele Lucivero, docente e giornalista, promotore dell'Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole.

L'intervento di Laura Marchetti a Bari: "Dobbiamo sottolineare il valore della diserzione e dell'obiezione di coscienza" (3 febbraio 2025)

L'incontro del 3 febbraio a Bari è quindi un'opportunità per consolidare questo percorso, mettendo in rete le varie realtà contrarie all'invio di armi e alla logica della guerra.

La petizione è uno strumento utile per dare voce a questa opposizione, ma servono anche strategie di pressione politica e sensibilizzazione sociale più ampie.

Dopo due anni di conflitto, l'opinione pubblica italiana mostra una forte opposizione alle azioni militari dirette nella guerra in Ucraina, mentre mantiene sostegno per gli aiuti umanitari e diplomatici.

Posizioni sull'intervento militare

  • Invio di armi all'Ucraina: solo il 32% degli italiani si dichiara favorevole, con una netta maggioranza contraria (50%) 16. I partiti politici riflettono questa divisione: mentre Forza Italia e una parte di Fratelli d’Italia e PD sostengono le forniture, Movimento 5 Stelle, Lega e Alleanza Verdi-Sinistra si oppongono 5.
  • Intervento NATO: l’82% degli intervistati ritiene che un coinvolgimento diretto dell’alleanza causerebbe un’escalation nucleare, rifiutando categoricamente l’opzione 24.

Sostegno alla diplomazia e aiuti non militari

  • Negoziati di pace: il 65% auspica un ruolo attivo dell’UE per mediare una tregua, posizione trasversale a tutti gli elettorati 24. Circa metà della popolazione ritiene che l’Ucraina dovrebbe accettare un accordo anche con condizioni sfavorevoli (ad esempio, cessate il fuoco senza ritiro russo totale) 16.
  • Aiuti umanitari e accoglienza: il 74% approva gli aiuti umanitari e il 68% sostiene l’accoglienza dei profughi, sebbene il sostegno cali per gli aiuti finanziari diretti (55%) e le sanzioni (52%) 16.

Percezione del ruolo europeo

  • Il 40% degli italiani valuta negativamente l’azione dell’UE nel conflitto, contro il 21%che la giudica positiva, collocando l’Italia tra i Paesi più euroscettici su questo tema 3.

In sintesi, mentre gli italiani mantengono una forte avversione alle opzioni belliche e temono l’allargamento del conflitto, il sostegno si concentra su strumenti diplomatici e assistenziali, con un chiaro scetticismo verso politiche percepite come rischiose o inefficaci.

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