Educare al pensiero critico per educare alla pace
Comprendere i conflitti, educare alla pace
Relazione di Alessandro Marescotti, presidente di PeaceLink
Firenze, 13 aprile 2025
Con grande preoccupazione osserviamo il crescente processo di militarizzazione della scuola e dell’università, un fenomeno che rischia di stravolgere le finalità educative previste dall’ordinamento scolastico e universitario italiano. È in questo contesto che assumono un’importanza fondamentale i riferimenti internazionali, pedagogici e normativi che ispirano una diversa visione dell’educazione: quella che forma alla pace, al dialogo, alla convivenza.
Riferimenti e obiettivi per educare alla pace
1. Cosa prevede l’Agenda ONU 2030
L’Obiettivo 4.7 dell’Agenda 2030 afferma che entro il 2030 tutti gli studenti devono acquisire conoscenze e competenze necessarie per promuovere lo sviluppo sostenibile, compresa, tra l'altro, l’educazione alla pace e alla nonviolenza, alla cittadinanza globale, alla valorizzazione della diversità culturale e al contributo della cultura allo sviluppo sostenibile.
Questo obiettivo guida la scuola verso una visione integrata dell’educazione, come processo che non si limita all’istruzione tecnica, ma mira alla formazione integrale della persona e alla costruzione di una cittadinanza planetaria consapevole e attiva.
2. Cosa prevede l’UNESCO
L’UNESCO è da sempre punto di riferimento per l’educazione alla pace e al disarmo. Nei suoi documenti ufficiali viene affermato: "Poiché le guerre nascono nella mente degli uomini, è nella mente degli uomini che devono essere costruite le difese della pace".
L’UNESCO promuove un’educazione che sviluppi valori, attitudini e comportamenti pacifici e cooperativi, fondati sui diritti umani, la giustizia sociale, la solidarietà, la tolleranza e il rispetto reciproco. Ha più volte ribadito che la pace non si riduce all’assenza di guerra, ma è un processo positivo, dinamico e partecipativo. Molto importante è la nuova raccomandazione UNESCO sull’educazione alla pace del 2023: andrebbe letta, studiata e diffusa fra gli insegnanti.
3. Educazione alla pace nell’ora di Educazione Civica
L’ora di educazione civica introdotta per legge può essere un’occasione preziosa per affrontare tematiche legate alla pace, ai diritti umani, alla cooperazione tra i popoli e al disarmo. Le scuole possono e devono adottare un’interpretazione coraggiosa e profonda di questa ora settimanale, evitando che diventi uno spazio residuale o burocratico. Può diventare invece un laboratorio di cittadinanza attiva e di consapevolezza critica collegata all'articolo 11 della Costituzione.
4. La storia della pace come patrimonio da condividere
Troppo spesso la scuola insegna la storia attraverso le guerre. È necessario un cambio di paradigma: dobbiamo portare nelle aule la storia della pace, delle mediazioni riuscite, della cooperazione internazionale, delle mobilitazioni contro la guerra. Questo significa raccontare la storia non solo attraverso la guerra, ma anche attraverso le resistenze alla violenza e le costruzioni di ponti tra i popoli.
5. PeaceLink: un archivio vivo di educazione alla pace
Il sito www.peacelink.it raccoglie materiali, schede didattiche, biografie di testimoni di pace, progetti educativi ispirati alla nonviolenza e alla cittadinanza planetaria. È un patrimonio gratuito, condiviso e aggiornato continuamente, a disposizione di insegnanti, educatori e studenti.
6. Costruire una rete di docenti per la pace
È urgente creare nelle scuole una rete di docenti per la pace che si colleghi al ricco e plurale tessuto di associazioni italiane che promuovono da decenni l’educazione alla nonviolenza. Questa rete può diventare un presidio educativo contro il dilagare della retorica militarista e può proporre progettualità alternative, coerenti con l’Agenda 2030.
Inoltre, è fondamentale radicare nelle scuole iniziative contro il riarmo. Questo non solo per una scelta etica, ma anche per una questione economica e politica: più riarmo significa meno risorse per la scuola pubblica, meno tutela degli organici, meno dignità salariale per i docenti. Solo contrastando l’aumento delle spese militari possiamo salvaguardare il diritto all’istruzione di qualità per tutti.
7. PTOF e PCTO: strumenti per promuovere la cultura di pace
Nei Piani Triennali dell’Offerta Formativa (PTOF) devono essere inseriti espliciti riferimenti all’educazione alla pace, utilizzando come cornice valoriale e progettuale l’Agenda 2030.
Anche nei Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento (PCTO) vanno sviluppati progetti coerenti con l’educazione alla sostenibilità e alla cittadinanza attiva. Questo è necessario per evitare derive militariste nei percorsi di alternanza scuola-lavoro, come le visite a caserme, basi militari, caccia da guerra e altri luoghi della cultura armata.
8. L'opposizione alla militarizzazione nasce dalla pedagogia
La nostra opposizione alla presenza dei militari nei percorsi educativi non si basa solo su convinzioni soggettive, ma si fonda su una tradizione pedagogica autorevole e documentata che promuove una scuola critica, democratica, non autoritaria. Da don Lorenzo Milani a Paulo Freire, da Aldo Capitini a Danilo Dolci, i grandi pedagogisti della pace hanno demilitarizzato il pensiero, costruendo modelli educativi fondati sull’ascolto, sulla partecipazione, sulla cooperazione.
Educare al pensiero critico per educare alla pace
Quando parliamo di educazione alla pace, non possiamo prescindere da un presupposto fondamentale: educare al pensiero critico. Il pensiero critico, nella sua accezione più autentica, è una pratica intellettuale rigorosa e costruttiva. È ciò che consente agli studenti – e ai cittadini – di distinguere tra fatti e opinioni, tra propaganda e conoscenza, tra narrazioni dominanti e verità plurali.
L’educazione al pensiero critico è un allenamento alla complessità, alla connessione tra i saperi, alla coerenza dei ragionamenti, alla responsabilità delle scelte. È uno strumento di liberazione.
Nelle scuole militarizzate o ideologizzate, il pensiero critico viene sostituito dal pensiero conformista, dall’obbedienza, dalla gerarchia.
In una scuola di pace, invece, si fa spazio al dubbio, al confronto delle fonti, alla ricerca di verità più profonde. Si coltiva l’intelligenza democratica.
Promuovere il pensiero critico significa:
- educare alla cittadinanza attiva, non alla sudditanza;
- formare coscienze consapevoli, non teste da riempire;
- costruire una cultura della pace, capace di svelare le logiche della guerra, dell’odio, del pregiudizio, della paura.
Educare al pensiero critico è il primo passo per costruire resilienza culturale contro ogni forma di militarismo.
È un atto pedagogico. E oggi, più che mai, è un atto necessario.
DOSSIER DI APPROFONDIMENTO
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DATABASE PER L'EDUCAZIONE ALLA PACE
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Link all'evento https://osservatorionomilscuola.com/2025/04/09/firenze-13-aprile-comprendere-i-conflitti-educare-alla-pace/
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