Nobili bugie e guerra perpetua
Le idee del filosofo politico conservatore Leo Strauss hanno un’influenza determinante sulla visione del mondo dell’amministrazione Bush?
Danny Postel intervista Shadia Drury - una delle principali studiose di Strauss - riguardo la relazione tra i dialoghi di Platone, i segreti, le bugie e la guerra americana in Irak.
Quello che era inizialmente un argomento contro la guerra è ormai diventato un dato di fatto. E’ ampiamente riconosciuto che l’amministrazione Bush non sia stata onesta sulle motivazioni fornite per invadere l’Irak.
Paul Wolfowitz, l’influente vice-Segretario alla Difesa Americano, ha ammesso che le prove usate per giustificare la guerra erano poco chiare e ora sostiene che, in ogni caso, le armi di distruzione di massa non sono state il motivo principale (vedere al proposito il libro di Sheldon Rampton e John Stauber, Weapons of Mass Deception: the uses of propaganda in Bush’s war on Iraq, 2003).
Al contrario, Shadia Drury, Professore di Teoria Politica all’Università di Regina in Saskatchewan, sostiene come l’uso dell’inganno e della manipolazione nell’attuale politica Americana derivi direttamente dalla dottrina del filosofo politico Leo Strauss (1899-1973). Tra i suoi seguaci si annoverano Paul Wolfowitz e altri neo-conservatori che hanno diretto la maggior parte dell’agenda politica dell’amministrazione Bush.
Se Shadia Drury ha ragione, allora gli artefici della politica Americana utilizzano l’inganno con maggiore coerenza di quanto non facciano i loro alleati Britannici nella Downing Street di Tony Blair.
Nel Regno Unito è attualmente in corso un’inchiesta pubblica sulla morte dell’esperto di armi biologiche David Kelly. Uno dei temi centrali è anche se il governo abbia ingannato il pubblico, come suggerito da un reporter della BBC.
L’inchiesta ha documentato almeno alcuni dei modi in cui l’entourage del Primo Ministro avrebbe manipolato la presentazione dell’intelligence sulla minaccia presentata dall’Irak. Ma pochi dubitano che nei termini della loro filosofia, sempre che ne abbiano una, i membri dello staff di Blair credano fermamente di dover essere considerati onesti. Ogni apparente inganno in cui si possano venire a trovare coinvolti rappresenta per loro solo un problema di presentazione o "spin": tentativi di proiettare un’immagine di onestà essendo circondati da media disonesti.
La profonda influenza delle idee di Leo Strauss sugli attuali architetti della politica estera Americana è stata citata, anche se sporadicamente, nella stampa (da cui lo scherzo sull’influenza dei "Leo-cons" che gira nell’ambiente). Christopher Hitchens, un acceso sostenitore della guerra, ha scritto apertamente nel Novembere 2002 (in un articolo con l’appropriato titolo di Machiavelli in Mesopotamia) che:
"parte del fascino dell’argomento in favore della politica del cambio di regime (dal punto di vista dei suoi sostenitori) è che dipende da premesse e obiettivi che non possono essere dichiarati pubblicamente, almeno da parte dell’amministrazione. Dal momento che Paul Wolfowitz viene dalla scuola di pensiero di Leo Strauss - e appare come tale in forma mascherata nel romanzo Ravelstein di Saul Bellow - uno può perfino supporre che questo aspetto arcano e esclusivo del dibattito lo diverta."
Probabilmente nessuno studioso ha fatto tanto per spiegare il fenomeno Strauss come Shadia Drury.
Per quindici anni ha puntato la luce sugli Straussiani con libri come The Political Ideas of Leo Strauss (1988) e Leo Strauss and the American Right (1997). E’ anche l’autrice di Alexandre Kojève: the Roots of Postmodern Politics (1994) e Terror and Civilization (di prossima pubblicazione).
Drury sostiene come l’argomento centrale di Strauss eserciti un’influenza cruciale sugli uomini di potere negli Stati Uniti contemporanei. In questa intervista spiega la sua tesi in maniera più approfondita.
Un ordine naturale di ineguaglianza
Danny Postel: Lei ha sostenuto l’esistenza di un’importante legame tra gli insegnamenti di Leo Strauss e il tentativo dell’amministrazione Bush di vendere la guerra in Irak. Qual’è questo legame?
Shadia Drury: Leo Strauss era profondamente convinto dell’efficacia e utilità delle menzogne in politica. Il sostegno dell’opinione pubblica per la guerra in Irak era basato su menzogne riguardo una minaccia imminenente che l’Irak avrebbe rappresentato per gli Stati Uniti - la questione delle armi di distruzione di massa e la falsa alleanza tra al-Qaida e il regime Iracheno. Ora che le menzogne sono state rivelate per quello che sono, Paul Wolfowitz e gli altri membri del partito della guerra negano che queste fossero le ragioni reali per scatenare il conflitto.
Quali erano allora le vere ragioni? La riorganizzazione degli equilibri di potere in Medio Oriente a favore di Israele? L’espansione dell’egemonia americana nel mondo arabo? Forse. Ma queste ragioni da sole non sarebbero state sufficienti a mobilitare il supporto degli Americani per la guerra e la cabala Straussiana nell’amministrazione di ciò era ben cosciente.
Danny Postel: Si pensa comunemente che la visione neo-conservativa riguardi la diffusione della democrazia e dei valori liberali a livello globale. Allo stesso tempo, quando Strauss è citato nella stampa, è tipicamente descritto come un grande difensore della democrazia liberale contro la tirannia totalitaria. Tuttavia, lei ha scritto come Strauss avesse "una profonda antipatia sia verso il liberalismo che la democrazia".
Shadia Drury: L’idea che Strauss fosse un grande difensore della democrazia liberale è ridicola. Suppongo che i suoi discepoli la considerino una nobile menzogna. Ciononostante molti nei media sono stati sufficientemente ingenui da crederci.
Come può un ammiratore di Platone e Nietzsche essere un democratico liberale? I filosofi dell’antichità favoriti da Strauss credevano che le masse popolari non fossero nè degne della verità nè della libertà, e che dare loro questi tesori sublimi fosse come dare perle ai porci. Contrariamente ai moderni filosofi politici, gli antichi non credevano che esistesse alcun diritto naturale alla libertà. Gli esseri umani non nascono nè liberi nè eguali. La condizione umana, affermano, non è una di libertà, ma di sottomissione - e per Strauss avevano ragione.
Celebrare la saggezza degli antichi e condannare la follia dei moderni era esattamente il punto del più famoso libro di Strauss, Natural Right and History. La copertina del libro sbandiera la Dichiarazione di Indipendenza Americana. Ma il libro stesso è una celebrazione della natura - non dei diritti naturali degli uomini (come l’immagine del libro farebbe pensare) ma dell’ordine naturale della dominzione e sottomissione.
La necessità delle menzogne
Danny Postel: Qual’è l’importanza dell’interpretazione di Strauss del concetto platonico di menzogna nobile?
Shadia Drury: Strauss raramente esprime le sue opinioni. Scrive come commentatore dei testi classici di teoria politica. Ma era un commentatore fortemente dualistico e profondamente convinto delle sue idee personali. La distinzione fondamentale che pervade e caratterizza tutta la sua opera è quella tra gli antichi e i moderni. Strauss divide la storia del pensiero politico in due campi: gli antichi (come Platone) sono saggi e avveduti, mentre i moderni (come Locke e altri filosofi liberali) sono volgari e sciocchi. Ora, mi sembra sufficientemente ragionevole e giusto attribuire a Strauss le idee che lui stesso attribuisce ai suoi amati filosofi antichi.
Nei dialoghi di Platone, tutti danno per scontato che Socrate sia il portavoce di Platone. Ma Strauss, nel suo libro The City and Man (pp. 74-5, 77, 83-4, 97, 100, 111) sostiene che questo sia in realtà Trasimaco (su questo aspetto, vedere andche M.F. Burnyeat, "Sphinx without a Secret", New York Review of Books, 30 Maggio 1985).
Di conseguenza, dobbiamo dedurre che Strauss condivida le opinioni del saggio Platone (alias Trasimaco) che la giustizia sia semplicemente espressione dell’interesse del più forte; che chiunque sia al potere faccia le regole a proprio vantaggio e le chiami giustizia.
Leo Strauss difende ripetutamente il realismo politico di Trasimaco e Machiavelli (vedere al proposito la sua Natural Right and History, p. 106). Questa visione del mondo è chiaramente manifesta nella politica estera dell’attuale amministrazione americana.
Un secondo credo fondamentale degli antichi di Strauss ha a che fare con la loro insistenza sul bisogno di segretezza e la necessità delle menzogne. Nel suo libro Persecution and the Art of Writing, Strauss spiega perchè la segretezza sia necessaria. Il suo argomento è che i saggi devono nascondere le loro opinioni per due ragioni: per risparmiare i sentimenti della gente e per proteggere l’elite da possibili rappresaglie.
Il popolo non sarà contento di scoprire che c’è un solo diritto naturale - il diritto del superiore di comandare sopra l’inferiore, il padrone sullo schiavo, il marito sulla moglie e i saggi pochi sulla moltitudine ignorante. Nel On Tyranny, Strauss si riferisce a questo diritto naturale come "insegnamento tirannico" dei suoi amati antichi. E’ tirannico nel senso classico di regola sopra la regola o assenza della legge (p. 70).
Ora, gli antichi erano determinati a mantenere questo insegnamento tirannico segreto, perchè non è plausibile che il popolo tolleri la nozione di essere destinato alla subordinazione; al contrario, potrebbero indirizzare il loro risentimento contro la minoranza dei superiori. Di conseguenza le menzogne sono necessarie per proteggere i superiori dalla persecuzione della volgare maggioranza.
L’effetto degli insegnamenti di Strauss è di convincere i suoi seguaci di essere questa naturale elite dominante nonchè minoranza perseguitata. E non richiede loro molta intelligenza dedurne di trovarsi in una situazione di grande pericolo, specialmente in un mondo dedicato ai moderni ideali di uguali diritti e libertà.
Ora più che mai i saggi devono procedere cautamente e con circospezione. Quindi giungono alla conclusione di avere una giustificazione morale nel mentire per evitare la persecuzione. Strauss arriva al punto di dire che la finzione e l’inganno - in effetti una cultura della menzogna - rappresentano la peculiare giustizia del saggio.
Strauss giustifica la sua posizione appellandosi al concetto platonico di nobile menzogna. Ma in realtà, Strauss ha un concetto molto limitato della nobile menzogna di Platone. Platone pensava alla nobile menzogna come una storia i cui dettagli fossero fittizi, ma al centro della quale si nascondesse una profonda verità.
Nel mito dei metalli, ad esempio, alcune persone hanno l’anima d’oro - nel senso che sono più capaci di altre di resistere alla tentazione del potere. E queste persone moralmente degne di fiducia sono quelle più adatte a governare.
I dettagli sono fittizzi, ma la morale della storia è che non tutti gli esseri umani sono uguali dal punto di vista etico.
In contrasto con questa lettura di Platone, Strauss pensa che la superiorità dei filosofi dominanti sia una superiorità intellettuale e non morale (Natural Right and History, p. 151). Per molti commentatori (come Karl Popper) che hanno letto Platone come un totalitarista, la conseguenza logica è che ai filosofi non possa essere affidato il potere politico. Coloro che lo interpretano in questa maniera, invariabilmente lo rifiutano. Staruss è l’unico interprete che dà questa lettura sinistra di Platone, per poi celebrarlo.
La dialettica tra paura e tirannia
Danny Postel: Nello schema Straussiano delle cose ci sono i pochi saggi e la volgare moltitudine delle masse. Ma c’è anche un terzo gruppo - i gentiluomini. Potrebbe spiegare il loro ruolo?
Shadia Drury: Ci sono indubbiamente tre tipi di uomini: i saggi, i gentiluomini e i volgari. I saggi sono gli amanti della verità senza compromessi. Essi sono in grado di guardare nell’abisso senza paura. Non riconoscono nè Dio nè imperativi morali. Sono dediti soprattutto alla loro ricerca personale dei piaceri "elevati", che si riassume nel loro associarsi ai "cuccioli" o giovani iniziati.
Il secondo tipo, i gentiluomini, sono amanti dell’onore e della gloria. Sono quelli più in sintonia con le convenzioni della società - cioè le illusioni della caverna, veri credenti in Dio, nell’onore e negli imperativi morali. Sono pronti e disponibili a imbarcarsi in atti di grande coraggio e sacrificio in qualsiasi momento.
Il terzo tipo, la massa, sono amanti delle ricchezze e del piacere. Sono egoisti, pigri e indolenti. Possono essere ispirati a elevarsi sopra il livello della loro esistenza da bruti solo dalla paura di una morte o catastrofe imminenti.
Come Platone, Strauss crede che il supremo ideale politico sia quello del governo dei saggi. Ma il governo dei saggi è irraggiungibile nel mondo reale. Ora, secondo la credenza comune, Platone capisce ciò e si accontenta del governo della legge. Ma Strauss non avvalla questa soluzione completamente. E nemmeno pensa che ciò fosse la vera soluzione di Platone - Strauss si riferisce al "consiglio notturno" nelle Leggi di Platone per illustrare questo punto.
Secondo Strauss la reale soluzione Platonica è quello del governo clandestino dei saggi (vedere Strauss’s - The Argument and the Action of Plato’s Laws). Questo governo clandestino è facilitato dall’enorme stupidità dei gentiluomini. Più ingenui e insensibili sono, più è facile per i saggi controllarli e manipolarli. In teoria, Xenofonte ci chiarisce questo punto.
Per Strauss, il governo dei saggi non riguarda classici valori conservatori come ordine, stabilità, giustizia o rispetto per l’autorità. Il governo dei saggi è inteso come antidoto alla modernità. Quella moderna è l’epoca in cui le masse hanno trionfato. E’ l’epoca in cui sono giunte più vicine ad avere esattamente ciò che i loro cuori desiderano - ricchezza, piacere e intrattenimento senza fine. Ma proprio nell’ottenere ciò che desiderano, sono state scioccamente ridotte allo stato di animali.
In nessun luogo queso stato di cose è più avanzato che in America. E la presa globale della cultura americana rischia di trivializzare la vita e di trasformarla in intrattenimento. Questo è uno spettro tanto terrificante per Strauss quanto lo era per Alexandre Kojève e Carl Schmidt.
Ciò è reso chiaro dallo scambio tra Strauss e Kojève (ristampato su On Tyranny), e nel suo commentario del The Concept of the Political di Schmitt (ristampato in Carl Schmitt and Leo Strauss: The Hidden Dialogue di Heinrich Meier). Kojève lamenta l’animalizzazione dell’uomo e Schmitt si preoccupa della trivializzazione della vita. Tutti e tre erano convinti che l’economia liberale avrebbe trasformato la vita in intrattenimento e distrutto la politica; tutti e tre capivano la politica come conflitto tra gruppi multualmente ostili pronti a combattersi fino alla morte. In breve, tutti e tre pensano che l’umanità dell’uomo dipenda dalla sua volontà di gettarsi nudo nella battaglia e a testa bassa verso la morte. Solo la guerra perpetua può sconvolgere il progetto moderno, con la sua enfasi sulla preservazione e "creature comforts." Solo così la vita può essere nuovamente politicizzata e l’umanità dell’uomo può essere restaurata.
Questa visione terrificante si incastra alla perfezione con il desiderio di onore e gloria che i gentiluomini neo-conservatori ricercano. Si incastra anche molto bene con le sensibilità religiose dei gentiluomini.
La combinazione di religione e nazionalismo è l’elisir che Strauss invoca per trasformare uomini naturali, rilassati edonisti in devoti nazionalisti pronti a combattere e morire per il loro Dio e patria.
Non avrei mai immaginato quando ho scritto il mio primo libro su Strauss che l’elite senza scrupoli che lui esalta sarebbe mai arrivata così vicina al potere politico, nè che la sinistra tirannia dei saggi sarebbe giunta così vicina ad essere realizzata nella vita politica di una grande nazione come gli Stati Uniti.
Ma la paura è il più grande alleato della tirannia.
Danny Postel: Lei ha descritto Strauss come un nichilista.
Shadia Drury: Strauss è un nichilista nel senso che crede che non ci sia nessun fondamento razionale per la moralità. E’ un ateo e crede che in assenza di Dio, la moralità non abbia nessun fondamento. Tutto è basato sul riuscire a ottenere un beneficio per se stessi e per gli altri; non c’è nessuna ragione oggettiva per fare ciò, solo riconoscimenti e punizioni in questa vita.
Ma Strauss non è un nichilista se con questo termine intendiamo che neghi l’esistenza di una verità, se intendiamo che il suo credo sia che tutto sia intrepretazione. Strauss non nega che ci sia una realtà indipendente. Al contrario, pensa che la realtà indipendente consista nella natura e nel suo "ordine di grado" - l’alto e il basso, il superiore e l’inferiore. Come Nietzsche, crede che la storia della civiltà occidentale abbia portato al trionfo dell’inferiore - una cosa di cui entrambi si lamentano profondamente.
Danny Postel: Questa connessione è curiosa dal momento che Strauss è a tutti gli effetti tormentato dalla figura di Nietzsche; e uno dei più famosi studenti di Strauss, Allan Bloom, si lancia abbondantemente nel suo libro The Closing of the American Mind contro l’influenza di Nietzsche e Martin Heidegger.
Shadia Drury: Il criticismo di Strauss agli esistenzialisti, specialmente Heidegger, è che abbiano provato a ottenere un’etica dall’abisso. Questa era l’etica della risolutezza - scegli qualsiasi cosa tu voglia e restagli fedele fino alla morte; il contenuto non importa. Ma la reazione di Strauss al nichilismo morale è differente. Egli crede che i filosofi nichilisti debbano reinventare il Dio Giudaico-Cristiano, ma al tempo stesso vivere come divinità pagane - provando piacere negli scherzi che si giocano tra loro e i tiri mancini che infliggono ai comuni mortali.
La questione del nichilismo è complicata, ma non c’è dubbio che la lettura di Platone di Strauss implichi che i filosofi debbano tornare alla caverna e manipolare le immagini (nella forma di media, periodici, giornali). Loro sanno perfettamente che la linea che sposano è falsa, ma sono menzogne nobili.
L’intossicazione da guerra perpetua
Danny Postel: Lei caratterizza la visione dell’amministrazione Bush come un qualche tipo di realismo nello spirito di Trasimaco e Machiavelli. Ma la vera divisione all’interno dell’amministrazione (e della destra americana più in genereale) non è più complessa? Tra realisti in politica estera, che sono pragmatisti, e neo-conservatori, che si considerano idealisti - moralisti perfino - in missione per far cadere i tiranni e di conseguenza in lotta contro il realismo?
Shadia Drury: Penso che i neo-conservatori siano per la maggior parte in buona fede nel voler diffondere il modello commerciale americano di democrazia liberale nel mondo. Sono convinti che sia la cosa migliore, non solo per l’America, ma per il mondo intero. Naturalmente, c’è una tensione tra questi "idealisti" e i realisti più duri e puri all’interno dell’amministrazione.
La mia opinione è che le tensioni e i conflitti al’interno dell’attuale amministrazione riflettano le differenze tra insegnamenti superficiali, adatti ai gentiluomini, e gli insegnamenti "notturni" o clandestini, di cui solo i filosofi sono a parte. E’ molto improbabile che un’ideologia ispirata da un insegnamento segreto possa essere interamente coerente.
L’argomento del nazionalismo è un esempio di ciò. I filosofi, volendo mettere la nazione al sicuro dai suoi nemici esterni così come da quelli interni come decadenza, accidia, ricerca del piacere e consumismo, incoraggiano un forte fervore patriottico tra i gentiluomini amanti dell’onore che tengono le redini del potere. Questo forte spirito nazionalistico consiste nella convinzione che la propria nazione e i suoi valori siano i migliori al mondo e che tutte le altre culture e i loro valori siano inferiori al confronto.
Irving Kristol, il padre del neo-conservatorismo e discepolo di Strauss, denuncia il nazionalismo in un saggio del 1973 ; ma in un altro scritto nel 1983 dichiara che la politica estera del neo-conservatorismo deve riflettere le sue tendenze nazionalistiche. Una decade dopo, in un saggio del 1993, dichiara che "religione, nazionalismo e crescita economica sono i pilastri del neo-conservatorismo" (vedere "The Coming ‘Conservative Century’", in Neoconservatism: the autobiography of an idea, p. 365.)
In Reflections of a Neoconservative (p. xiii), Kristol scrive che:
"il patriottismo viene dall’amore per il passato della nazione; il nazionalismo nasce dalla speranza per la sua futura grandezza...I neoconservatori credono...che gli scopi della politica estera Americana debbano andare ben al di là di una ristretta e troppo letterale definizione di "sicurezza nazionale". E’ l’interesse nazionale di una potenza mondiale, come definito da un senso di destino nazionale...non una miope sicurezza nazionale".
Lo stesso sentimento viene espresso dal padrino dello Starussianismo contemporaneo Harry Jaffa, quando afferma che l’America è "Sion che illuminerà il mondo".
E’ facile vedere come questo tipo di pensiero possa sfuggire di mano e perchè hard-headed realisti tendano a trovarlo ingenuo se non pericoloso.
Ma le preoccupazioni di Strauss verso le aspirazioni globali dell’America sono completamente differenti. Come Heidegger, Schmitt e Kojève, Strauss sarebbe più preoccupato se l’America avesse successo in questa impresa che se fallisse. In quel caso, l’"ultimo uomo" estiguerebbe ogni speranza per l’umanità (Nietzsche); la "notte del mondo" sarebbe alle porte (Heidegger); l’animalizzazione del mondo sarebbe completa (Kojève); e la trivializzazione della vita sarebbe compiuta (Schmitt).
Questo è ciò che il succeso delle aspirazioni globali dell’America siginificherebbe per loro.
The end of History and the Last Man di Francis Fukuyama è una popolarizzazione di questo punto di vista. Vede la catastrofe prossima del potere globale Americano come inevitabile e cerca di ottenere il meglio da una brutta situazione. E’ lontano dall’essere una celebrazione della dominanza Americana.
Secondo questa visione del mondo perversa, se l’America fallisce nell’ottenere questo suo "destino nazionale" e rimane impantanata in una guerra perpetua, ciò è bene. L’umanità dell’Uomo definita in termini di lotta fino alla morte, viene salvata dall’estinzione. Ma uomini come Heidegger, Schmitt, Kojève, e Strauss si aspettano il peggio. Si aspettano che la diffusione universale dello spirito del commercio potrebbe rendere troppo lievi i modi e de-virilizzare l'uomo. Nella mia opinione, questa glorificazione fascista della morte e della violenza nasce da una prfonda inabilità di celebrare la vita, la gioia e la pura emozione dell’esistenza.
Per essere chiari, Strauss non era contrario alla democrazia quanto lo era al liberalismo. Ciò è perchè riconosce che le masse hanno il numero dalla loro parte e il semplice potere dei numeri non può essere completamente ignorato. Qualsiasi cosa possa esser fatta per avere le masse dalla propria parte è legittimo. Se puoi usare la democrazia per volgere le masse contro la loro stessa libertà è un grande trionfo. E’ il tipo di tattica che i neo-conservatori usano consistentemente e, in qualche caso con molto successo.
Tra gli Straussiani
Danny Postel: Infine, vorrei chiederle del modo interessante in cui lei è stata accolta tra gli Staussiani. Molti di loro scartano la sua interpretazione di Stauss nei termini più chiari ("bizarre splenetic"). Eppure uno studioso, Laurence Lampert, ha ripreso gli altri Straussiani per questo, scrivendo nel suo Leo Strauss and Nietzsche che il suo libro The Political Ideas of Leo Strauss "contiene molti sottili letture scettiche dei testi di Strauss e acute intuizioni sulle vere intenzioni di Strauss." Harry Jaffa ha perfino suggerito provocatorimente che lei stessa sia una "Straussiana repressa"!
Shadia Drury: Sono stata pubblicamente denunciata e adorata privatamente. A seguito della pubblicazione del mio libro The Political Ideas of Leo Strauss nel 1988, sono arrivate lettere e regali da tutto il Nord America da parte di studenti neolaureati e professori Straussiani - libri, tesi, nastri delle lezioni di Strauss alla Hillel House a Chicago, trascrizioni di ogni corso che abbia mai tenuto all’università e perfino una Civetta di Minerva fatta a mano accompagnata da una lettera che mi proclamava la dea della saggezza! Erano stupefatti che un outsider potesse aver penetrato gli insegnamenti segreti. Mi hanno inviato materiale non pubblicato accompagnato da chiare istruzioni di non distribuirlo a "persone sospette".
Ho ricevuto lettere da neo-laureati a Toronto, Chicago, Duke, Boston College, Claremont, Fordham, e altri centri di "sapere" Straussiani. Uno degli studenti paragonava la sua esperienza nel leggere il mio lavoro a quella di "una persona persa nella giungla che improvvisamente capita su una mappa". Alcuni sono stati indotti ad abbandonare i loro studi per una boccata di aria fresca; ma altri sono stati felici di scoprire cosa si supponesse loro credessero per poter appartenere al circolo magico dei futuri filosofi e iniziati.
Dopo che il mio primo libro su Strauss è uscito, alcuni Straussiani in Canada mi hanno soprannominato "la puttana di Calgary". Di tutti i titoli che ho, quello è quello che mi è più caro. L’ostilità nei miei confronti è comprensibile. Nulla è più pericoloso per Strauss e i suoi associati che la verità in generale e su Strauss in particolare. I suoi ammiratori sono determinati a nascondere la verità circa le sue idee.
La mia intenzione nello scrivere il libro era di esprimere le idee di Strauss chiaramente e senza offuscazioni così che le sue opinioni potessero diventare il soggetto di un dibattito filosofico e di critica e non di una convinzione febbrile. Volevo spingere gli Straussiani fuori dal buio delle loro caverne, sotto la luce della filosofia.
Ma invece di attaccarmi in un dibattito filosofico, hanno negato che Strauss avesse mai rappresentato le idee che io gli attribuivo.
Laurence Lampert è l’unico Straussiano a dichiarare con valore che è tempo di smetterla di giocare e di dichiarare apertamente che Strauss realmente era un pensatore Nietzscheano - che è ora di smetterla con la semplice negazione e di cominciare a difendere le idee di Strauss.
Sospetto che l’onestà di Lampert risulti minacciosa per coloro tra gli Straussiani che sono interessati alla filosofia ma cercano il potere. Non c’è dubbio che un dibattito aperto e sincero su Strauss possa certamente mettere in pericolo le loro prospettive a Washington.
Traduzione a cura di Gianluigi Corbani per www.warnews.it
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