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2 Giugno: Festa della Repubblica democratica.

E di coloro che incarnano i suoi valori civili. Non è tempo di parate militari
31 maggio 2004

Si avvicina la data del 2 giugno. Festa della Repubblica, festa degli Italiani. Nel 1946 al'indomani della fine della Seconda Guerra Mondiale e della tragedia nazifascista l'Italia, finalmente libera ed unita, sceglieva il proprio destino. Per la prima volta con un suffragio veramente universale. Per la prima volta anche le donne potevano far sentire la propria voce. E gli italiani scelsero di cambiare, di dare una svolta al proprio futuro. Scelsero la Repubblica. E l'Assemblea Costituente che si riunì per elaborare la nuova carta costituzionale degli Italiani diede inizio alla nuova avventura. La nostra Costituzione, nata dagli sforzi congiunti di coloro che diedero il proprio sangue e la propria gioventù contro la barbarie fascista, è basata proprio sui valori emersi negli anni della guerra. Valori di democrazia e libertà, ben sanciti dall'articolo 1 della Costituzione. "L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro". Sono parole che ogni italiano dovrebbe sapere a memoria, a testimoniare i principi basilari dell'Italia unita. I nostri padri costituenti non hanno scelto a caso, hanno proprio scritto "fondata sul lavoro". E non certo a caso. Non credo che, nel momento di scegliere, abbiano scritto la prima cosa che capitava. No, hanno scritto una cosa ben precisa. Loro che hanno conosciuto la lotta partigiana, che ben hanno apprezzato l'appoggio della popolazione alla resistenza, che sapevano quanto gli scioperi e il rifiuto della coscienza democratica e civile italiana hanno aiutato nello sconfiggere la dittatura, hanno deciso di sancirlo a chiare lettere. Così come hanno sancito il loro mai più alla barbarie della guerra, all'ecatombe di un conflitto bellico. Il presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, era tra loro. Era tra quella gioventù italiana che disse no al fascismo, che sognava e lottava per la libertà. Era tra quella gioventù che sognava un'Europa diversa, libera, pacificata e affratellata. Come spesso ha ricordato in questi anni, loro già sognavano un'Europa unita. Un'Europa simbolo di Pace. Il 2 giugno deve essere l'occasione per ricordarci tutto questo. E' il giorno non per una retorica ricorrenza ma per mantenere vivi quegli ideali e quei valori civili. Ed invece, anche quest'anno, il 2 giugno è diventato occasione per una inutile parata militare. Signor Presidente, ma perché? Siamo già in guerra, perché dobbiamo continuare in questa spirale bellica anche in un giorno solenne come questo. Vede noi non siamo antitaliani, ne antipatriottici. No, noi amiamo l'Italia. Ed amiamo la sua storia. Che abbiamo imparato sui libri di Storia. Quella Storia che dai partigiani a Salvo D'Acquisto, ci ha dato tanti esempi di virtù. Amiamo l'Italia, e per questo sogniamo un Paese fratello di coloro che soffrono. Di coloro che lottano contro la stessa barbarie che noi abbiamo sconfitto nel 1945. Un'Italia testimone e baluardo di solidarietà e impegno nel mondo. Quest'Italia non può essere rappresentata da una parata militare. Già ci date il 4 novembre, retorico retaggio fascista. Perché militarizzare anche il 4 giugno? Perché trasformare la Festa degli Italiani in festa militare? Diamo invece voce alla coscienza civile dell'Italia. Torniamo a mostrare quell'Italia non armata e civile che ogni giorno vive e da lustro al nostro Paese. Qualche mese fa è morta Annalena Tonelli. Missionaria laica italiana per 30 anni ha operato in Somaliland. Lei, che non aveva conoscenze mediche, realizzò un protocollo sanitario poi adottato anche dall'OMS. E tutti la ricordano in Somaliland come esempio di solidarietà e amore con tutti. Un anno fa moriva Carlo Urbani, medico che ha dato la vita nella ricerca per debellare la SARS. Questa è l'Italia che si fa amare e si fa onore nel mondo. L'Italia della solidarietà e della cooperazione, un'Italia le cui uniche armi sono l'abnegazione e la voglia di servire il prossimo. Il 2 giugno ricordiamo quest'Italia, un'italia pacifica e nonviolenta. Siamo il primo Paese al mondo che ha istituito una commissione per la difesa popolare nonviolenta. Siamo il Paese di Capitini e Dolci, di don Tonino Bello e Alexander Langer. Non sciupiamo questa eredità per una parata militare. Ma diamogli la giusta considerazione. Il 2 giugno facciamo rivivere "L'Italia democratica, fondata sul lavoro(art. 1 della Costituzione) e che ripudia la guerra(art. 11 della Costituzione)". Un'Italia senz'armi e nonviolenta. Un'Italia di Pace e Solidarietà, testimone di giustizia nata e fratellanza.

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