CIAO TOM
Estate
Il giorno più lungo ..la notte più corta
è di nuovo Estate...
Te ne sei andato...via..
mentre la notte più corta già cedeva alla luce del giorno più lungo di tutto
l'anno...
...di tutta la Storia...
all'alba di un'Estate!
I pensieri vagano...volano...
ma sembra che in questa scia...ove scorrono i minuti..le ore...
e... l'interminabile tempo...
il Messaggio che ci hai lasciato è fin troppo chiaro..netto:
il giorno,il giorno(la Pace)..sia sempre e solo quello
a vincere e sconfiggere le paure della notte(la guerra)...
per chi ama e impegna la sua Vita ..il suo tempo
a costruire una nuova e vera Civiltà!
Sia sempre e solo il giorno allora a illuminare le resistenze opposte
,cedute e sconfitte
dalla guerra devastatrice dei nostri Sogni e dell' Umanità...
I Pensieri vagano...volano...in questo scorrere di minuti..ore..
...interminabile tempo...
ma il tuo messaggio nel ricordo che ci lasci di Te è chiaro...netto:
Il giorno più lungo,la notte più corta..:
che sia sempre e solo <
Su questa scia te ne vai...ma non ci lasci soli..
perchè crediamo fermamente che continuerai a camminare e stare in mezzo a
Noi
"GRANDE AMICO "
a guidarci.. accompagnarci...a incoraggiarci....
Saranno le tue PAROLE,ciò che hai costruito per il BENE COMUNE ..
e il messaggio palpitante e vivo che ci hai trasmesso..
a testimoniarlo e a darci la FORZA necessaria di continuare questo viaggio
lungo la stessa strada..
a credere infine che il NOSTRO SOGNO di GIUSTIZIA e di PACE
si realizzerà...
Mai più tramonterà questo GIORNO... ESTATE di un anno destinato a essere...
STORIA ...lo sento,
perchè scritta dalle tue parole...dalla tua vita...dalla tua volontà a
costruire PACE..AMORE!
Il vento dell'Estate ora sta scoprendo il velo...l'anelito...
solleva l'animo infranto e addolorato per la tua improvvisa scomparsa..
ma è la SPERANZA ancora ..quella che Tu ci hai trasmesso,
a sostenere e prevalere in questi momenti ,a sollevarci...e innalzarci sulle
Bianche ALI
della COLOMBA di PACE che ha guidato la tua Vita..sollevato il tuo
Sguardo...
e ...
sull'ARCOBALENO pacifista...
che unisce terra e cielo,corpo e anima, ci fa incontrare ancora...
Sulle note di questo canto infinito, a Te dedicato,
giorno senza mai tramonto...
TU stacci sempre vicino ... con e fra noi..sii sempre ricordato...
AMICO,COMPAGNO e FRATELLO di sorella PACE
che ci ha fatti incontrare e camminare per lo stesso Ideale!
In questa scia...interminabile tempo...
Giorno.. ESTATE ,quest' ESTATE ..
senza essere consumata dal tempo ...
nel cammino... lungo la veglia e l'attesa di una promessa
che si realizzerà per AMORE di noi tutti che ci abbiamo creduto....
Io ti ricorderò e ti chiamerò ovunque...
Ciao Compagno TOM....
il nostro non è un addio ma un CIAO e a PRESTO...!!!
Agnese Ginocchio
cantautrice per la Pace
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Tom era una persona rara. Lo dico senza nessuna retorica, e non perché
adesso è morto. Tom era un uomo politico di altissimo livello, come pochi,
aveva grandi capacità di pensiero, di mediazione, di organizzazione; e
aveva una statura morale che lo faceva sembrare quasi un personaggio del
passato. Sapete qual era la sua rarità? Questa: l'amore travolgente per la
politica, accompagnato dalla più gigantesca riservatezza che abbia mai
visto; e da uno spirito che era tutto il contrario del narcisismo. Non
voleva mai apparire. Lui lavorava sodo, pensava, costruiva: il momento
della pubblicità lo lasciava agli altri, non gli interessava. Conoscete
molte altre persone così?
E' morto domenica mattina al policlinico di Roma. Un aneurisma all'aorta e
poi un'emorragia. Si era sentito male sabato, mentre parlava a un convegno
sul pacifismo organizzato dal "manifesto". Lo aveva soccorso Gino Strada,
che era al tavolo con lui. Lo aveva portato al San Giacomo e poi di corsa
al Policlinico. Dieci ore sotto i ferri. Inutile.
Forse Tom si ispirava al vecchio modello del funzionario di partito: la
politica al primo posto e l'"io" all'ultimo. Però se era un funzionario di
partito era il più fantastico e moderno funzionario che si sia mai visto.
Guardava lontano, gli piaceva il futuro, odiava gli schemi. Se oggi in
Italia c'è il movimento pacifista più forte del mondo, non so in quale
percentuale lo dobbiamo a lui: comunque in una percentuale alta. E' fra
quelli che capì il futuro del pacifismo 20 anni fa, e da allora fu coerente
e impegnò tutto se stesso. Era un pacifista senza se e senza ma, rigoroso:
cioè era un pacifista. Si scontrò col suo partito, fece le marce contro i
missili di Comiso, andò a rischiare la vita in Jugoslavia, subì l'assedio
di Sarajevo, organizzò le proteste contro la prima guerra dell'Iraq, contro
la guerra della Nato alla Serbia e ora contro Bush. Se dobbiamo dire i nomi
di tre padri del pacifismo italiano moderno, i nomi sono quelli: Lucio
Lombardo Radice, Ernesto Balducci e Tom. Due vecchi e il giovane Benetollo
che fu il loro allievo prediletto. Sono morti tutti e tre. Tom mi diceva
che Lombardo Radice e Balducci avevano lasciato un vuoto incolmabile, che
non era mai stato riempito.
Adesso anche Tom Benetollo è morto, all'improvviso, a poco più di
cinquant'anni, e anche lui lascia un vuoto enorme dietro di se: non sarà
facile colmarlo. Non solo perché sua moglie Eva e il piccolo Gabriele, che
non ha ancora 3 anni, sono rimasti soli e disperati; non solo per l'enorme
perdita umana che la sua morte rappresenta; non solo per il senso di vuoto,
di pianto, di desolazione che lascia tra i suoi amici e nella sua
organizzazione, l'Arci, della quale era il presidente; ma anche perché -
sebbene pochi lo sappiano - Benetollo in Italia ricopriva un ruolo politico
notevolissimo e unico. E' lui che ha guidato l'Arci nella scelta pacifista
e anti-liberista e ne ha fatto una delle colonne portanti del movimento
no-global. Cioè, è lui che ha governato quella straordinaria operazione di
saldatura tra il movimento allo stato nascente e una parte vasta
dell'opinione pubblica, soprattutto giovanile, che veniva da esperienze
politiche diverse e più tradizionali. Dal 2001 a oggi - diciamo dalle
giornate del luglio genovese - la politica italiana è cambiata moltissimo,
e la sinistra ha subìto una formidabile trasformazione. Non è più la
sinistra prudente, moderata e governista che era tre anni fa: è diventata
una formazione assai più complessa, variata, aperta, fantasiosa e radicale.
Non dovete pensare che i protagonisti di questa trasformazione siano solo
quelli che stanno in Parlamento e che parlano nelle interviste in prima
pagina ai giornali, o alla Tv. Tom è stato uno dei protagonisti assoluti,
uno dei maggiori, di questo cambiamento.
Lo avevo visto per l'ultima vota giovedì scorso. Eravamo andati a
incontrare il presidente del consiglio provinciale di Roma, Adriano
Labucci, che voleva organizzare un convegno sul pacifismo e ci aveva
chiesto qualche idea. L'ufficio di Labucci è all'ultimo piano di Palazzo
Valentini, nella vecchia Roma. Scale ripide, lunghe. Io avevo preso
l'ascensore, lui aveva voluto salire a piedi. Credo che soffrisse un po' di
claustrofobia. Era arrivato prima di me e senza fiatone. Sembrava in
salute. E aveva dato parecchie idee a Labucci, impegnandosi a fondo in
quella riunione, come faceva in tutte le occasioni della sua vita. Non ho
avuto il tempo per parlargli a lungo, giovedì, perché dovevo andare a una
commemorazione di Berlinguer. Tom amava molto Berlinguer. Lo aveva
conosciuto abbastanza bene negli anni '80, quando aveva lavorato alla
commissione esteri del Pci, e aveva cercato di fare entrare nelle vene del
vecchio partito comunista un po'di sangue pacifista. Berlinguer lo aveva
aiutato. Due mesi fa ho intervistato Tom proprio su Berlinguer, per il
libretto che ha pubblicato l'Unità. E lui mi ha detto che di Berlinguer
apprezzava soprattutto una cosa: la sua idea di politica come espressione
del senso di responsabilità. Responsabilità collettiva, di classe, di
gruppo e individuale. Tom sosteneva che questa idea della politica era la
singolarità e la grandezza di Berlinguer. Credo che lui l'avesse ereditata.
Si era iscritto al Pci nel 1970, a Padova. Il segretario di sezione gli
spiegò subito una cosa che poi gli rimase chiara per tuta la vita: «Evita -
gli disse - i due grandi difetti della sinistra: il riformismo e il
massimalismo. Il riformismo è il vizio di chi vuole ottenere "subito" aria
fritta; il massimalismo è il vizio di chi vuole ottenere grandi cose, in un
giorno infinitamente lontano».
Il giovane Benetollo fece tesoro di questa lezione. Poi per un periodo
restò ai margini della politica. Tornò negli anni della Fgci di D'Alema, di
Fumagalli e di Folena. Cioè all'inizio degli anni '80. Si impegnò nella
politica internazionale e per questa strada diventò pacifista convinto. Ai
tempi di Comiso (tra l'82 e l'83) cercò di persuadere il partito che la via
giusta era quella del superamento di blocchi, di una nuova concezione del
mondo. Fu in prima linea nella battaglia contro l'installazione di missili
americani e sovietici in Europa. Poi negli anni '90 si gettò a corpo morto
nella campagna per la pace in Jugoslavia. Una volta mi ha raccontato di
quel giorno che se ne stava in un sottoscala di Sarajevo, dove era arrivato
insieme a un altro centinaio di pacifisti, sotto le bombe, e un amico gli
lesse al telefono, da Roma, gli articoli dell'Unità e di Repubblica che se
la prendevano coi pacifisti assenti sulla questione Sarajevo. Ne erano già
morti 14 di pacifisti, nella guerra di Bosnia, e molti altri morirono dopo.
Ma i giornali italiani non se ne accorsero mai e continuarono a dire: "I
pacifisti sanno fare le manifestazioni solo contro l'America…." Era una
cosa che lo mandava in bestia, questa, perché lui ci aveva rischiato la
pelle.
Tom Benetollo era un leader, un vero leader. Di quelli che al mercato della
politica-politicante valgono poco. A lui piaceva la politica e non
l'immagine. La politica intesa come "teoria e pratica" della lotta contro
le ingiustizie. Piacevano le idee, il pensiero, e piaceva moltissimo
l'azione. Diceva che era tornato dalla Jugoslavia con una certezza: che la
politica della solidarietà non ha nessun senso se non è riempita di
concretezza, di solidarietà praticata, di stili di vita. Andava
controcorrente. E' duro andare controcorrente, anche per un uomo come lui,
alto un metro e novanta, con l'anima di ferro e con la scorza dura.
Viene da ridere, Tom, a pensare che sei stato abbattuto da una stupidissima
arteria sbagliata. Viene da piangere, vecchio, dolce, carissimo Tom, a
pensare che non ci sei più.
Piero Sansonetti
L'Unità
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Riempiva di saggezza anche le pause serviva le parole più dure di dolcezza
condendole con verve ed esperienza che ce lo faranno ricordare sempre e nel
ricordo raccoglierne il testimone. Quando platonicamente vorremmo
sovvertire il negativo andamento dei giorni nostrani ci adagiamo sulla
speranza che la svolta da qualche parte possa arrivare, ma se è un uomo
come Tom Benetollo a farsi promotore del cambiamento allora sì che ci
crediamo davvero. E ci allineiamo nel nostro piccolo affinché quella voce
non rimanga "di uomo nel deserto". Perché il cambiamento sociale passa
attraverso uomini come lui. Ed oggi se ne contano davvero pochi. Prendeva a
cuore tutto, chiedeva a sé stesso troppo e senza delegare dava tanto. In
prima persona. Il tempo per le cause sociali andava speso tutto per Tom. Un
calcolo gestito senza l'oculatezza che la salute richiedeva e che lo ha
stroncato a soli 53 anni. I battiti di una vita piena di impegni si sono
arrestati. Il suo pensiero lo ha fatto sentire ovunque, raccontato con
garbo a chiunque glielo chiedesse. Appassionava la platea quando parlava,
rapiva l'attenzione come pochi, con la sua semplicità. La vera protagonista
dei tanti incontri con simpatizzanti e compagni in tutta Italia. Non era
borioso non aveva altezzosità, una figura autorevole quanto composta, si
guardava dal raccogliere meriti che spesso preferiva dividere. Uno spirito
di gruppo che ha fatto scuola, collante dell'associazionismo in cui ha
speso una vita. L' ho conosciuto a Firenze la domenica del 4 aprile scorso
presso la Porta di Basso e l'occasione era "Terra Futura". Sviluppo
sostenibile, percorsi percorribili, energie alternative e quant'altro
fungesse da atterraggio morbido all'industrializzazione incontrollata, col
suo business strappa regole. In veste non solo di espositore ma anche con
un apporto lodevole l'ARCI vi prendeva parte e nel giorno conclusivo giunse
il suo Presidente nazionale. Per una delle migliori mostre-convegno
svoltesi in Italia sotto l'egida di Ugo Biggeri di Banca Etica. Lo chiamai
"Dottor Benetollo" quando lo avvicinai al convegno tenutosi sulla
Protezione Civile. Ne abbi un'occhiata di stizza ed un rimprovero benevolo
a chiamarlo "Tom". In una battuta la sua semplicità, senza ricami né
merletti.Era lui, con le sue idee, la sua personalità. Molto forte. Alla
postazione Arcoiris Tv girammo l'intervista, circa 25 minuti. Toccando
argomenti fra i più vari, tutti meritevoli del suo interesse e nessuno
suscettibile di estraneità. Aveva un'opinione per tutto ed una discrezione
di pochi. Fluido nel rispondere quanto preciso nel riportare i fatti.
Nell'intervista mi colpì anche il preferire il termine "generale" a
"globale". Nel segno che la classe non è acqua. In una parola un discorso.
"C'è molta gente che vuole cambiare l'economia, rendere solidale la propria
vita, che vuole creare per sé stessi e per gli altri consapevolezza ed
anche capacità di affrontare i problemi, che sono tanti, con la possibilità
di farcela…contando sulle nostre idee riusciremo a cambiare le cose". Si
vantava di un dato "L'Arci non spende nemmeno una lira in pubblicità, 5800
circoli è importante, siamo parte di un campo di forze e vogliamo crescere
con altre forze, movimenti, associazioni, nelle forme che i cittadini
decideranno". Nell'intervista parla anche di Gino Strada. Il caso ha voluto
che fosse proprio il medico di Emergency a soccorrerlo. Tante le sue
chicche disseminate fra convegni ed incontri. "Siamo stati tra i fondatori
del Forum Sociale Mondiale e del Genoa Social Forum. Chiediamo ancora che
sia fatta verità sul luglio 2001.
Poi vennero gli orrori delle Twin Towers. La dottrina della guerra
preventiva si presentò come la linea guida dell'Amministrazione Bush. Ci
dividemmo sull'Afghanistan. Ci unimmo contro la guerra in Iraq". Disse Tom
Benetollo il 14 febbraio scorso al Palalottomatica. O come quando dichiarò
con rara obiettività il 10 maggio 2001: "Abbiamo lavorato molto, per
favorire il ritorno al voto di tanti nostri concittadini delusi dalla
politica, risentiti verso scelte sbagliate del centro sinistra". Non
mancavano le steccate d'autore: "La partecipazione non è molto amata dalla
politica".Ma al tempo stesso chiedeva "la riforma della politica" lanciando
affondi sui finanziamenti ai partiti "che dovrebbero essere vincolati a
statuti democratici, verifiche. Forme di partecipazione non nel senso di
associazione ma forme organizzate di partecipazione finanziate. Giusto però
il finanziamento ai partiti". Profetico nell'aprile 2003 all'Unità quando
la sua lungimiranza gli fece dire: "la guerra non è finita, e non solo
perché lo dice Bush, ma perché stabilizzare l'Iraq è una impresa molto
difficile che dovrà fare i conti con tante cose. L'idea esclusivamente
coloniale che ha Bush non porterà nulla di buono". Il diritto al lavoro,
l'ambiente, i diritti di cittadinanza, i temi per lui a rischio e per
questo da difendere "per le disuguaglianze esistenti". "Un tempo si
diceva: siate realisti, chiedete l'impossibile. Oggi pare che l'utopia sia
quella di chiedere ciò che è del tutto possibile. E' possibile farla finita
con la fame, le malattie, la povertà, l'ignoranza. E' possibile fermare la
guerra e progressivamente cacciarla dalla storia. Ricordiamolo, il popolo
della pace ha contribuito in modo determinante a vincere senza violenza la
Terza guerra mondiale-la Guerra Fredda. Ma ora, come dicono, siamo dentro
la Quarta. La Bestia è fatta di guerra e terrorismo" disse all'ultimo
congresso dell'Acli. Benetollo lascia un patrimonio inesauribile di idee e
di pensieri di iniziative e di battaglie civili, lascia l'Arci da testata
d'angolo dell'associazionismo d'oggi, una sigla che fa opinione e
costruisce, le era talmente legato che non abbiamo dubbio il suo impegno lo
farà sentire anche dall'alto e come sulla Terra troverà in ogni occasione
il modo per far "sentire la sua voce" quella di portatore di libertà,
paladino indimenticabile dell'uguaglianza e dei diritti.
Anna Villani
(Arcoiris Tv- Collaboratrice quotidiano Il Mattino ediz. Salerno)
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CONTINUARE CON TOM BENETOLLO IN CIO' CHE E' GIUSTO
Un mondo migliore è possibile. Ora, che Tom Benetollo ci ha lasciati,
immaginarlo e contribuire a costruirlo è diventato un po' più difficile e
faticoso ma ancora di più necessario.
Peserà, e non poco, l'assenza della sua passione civile e sociale. Non solo
per la mole del suo lavoro, per la competenza con cui da decenni si
spendeva senza risparmio in percorsi di impegno. Ma anche per
quell'equilibrio, sapiente e privo di calcoli, con cui Tom sapeva e voleva
cucire pezzi, anime e culture diverse dei movimenti e della sinistra. Anime
e culture in apparenza poco conciliabili e troppo spesso riottose e
insofferenti le une alle altre. Eppure, tutte indispensabili per
trasformare lo slogan in percorso reale, in cambiamento concreto.
Pochi giorni fa, avevamo presentato con lui a Roma il volume "Rapporto sui
diritti globali 2004", promosso da CGIL, Antigone, Coordinamento nazionale
delle comunità di accoglienza, Legambiente e, appunto, l'ARCI di Tom
Benetollo: un piccolo ma concreto esempio della voglia e capacità di
mettere in rete e in relazione, nella direzione di una comune
progettualità, esperienze diverse ma tutte accomunate dal credere per
davvero, che un mondo nuovo sia possibile e in costruzione: a partire da
ciascuno ma essendo tutti assieme. Recuperando, anche, una maggiore
coerenza tra ciò che si dice e ciò che si fa, tra il personale e il
politico, il pubblico e il privato.
In quell'occasione, Tom aveva di nuovo insistito sull'esigenza che i
partiti e la politica tradizionale sappiano rimettersi in sintonia con la
società. Lo aveva sottolineato anche nella sua introduzione a una delle
sezioni del Rapporto: «C'è un fossato sempre più largo tra i milioni in
piazza e la rappresentanza nelle istituzioni. E non basta la volontà per
costruire un ponte che lo superi. Né c'è la fiducia necessaria per
costruirlo, questo ponte. Creare nuove condizioni, ecco il punto. Se i
movimenti riusciranno in questo con sufficiente forza civile - non per un
proprio vantaggio, ma per quello della democrazia - una trasformazione sarà
possibile. La strada giusta mi pare quella imboccata proprio negli ultimi
anni».
Su quella strada maestra, fondata sull'autonomia del sociale, sulla riforma
della politica e sulla partecipazione ora, con la morte di Benetollo, è
caduto un masso enorme. Pure, Tom ci lascia in eredità una trama, ancora
fragile ma delineata, di quelle nuove condizioni.
Superare l'ostacolo, continuare in ciò che è giusto e necessario per
costruire un mondo in cui siano globalizzati i diritti e la cultura della
pace, è tanto più possibile se i movimenti e la politica, la sinistra
sociale e quella istituzionale, sapranno tenere alta e salda non solo la
memoria di Tom ma anche i suoi insegnamenti, la sua coerenza, i contenuti
su cui ha speso la sua vita.
Sergio Segio
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E' il 15 febbraio 2003, e assieme a milioni di persone sono a Roma per un colorato appuntamento con la storia, un "no" ad una guerra assurda e disumana lanciato all'unisono da tutte le piu' grandi citta' del mondo.
Arrivo in piazza san Giovanni, e davanti a me si staglia un muro di manifestanti, che mi impedisce di avvicinarmi al palco. La mia macchina fotografica diventa improvvisamente inutile: posso solo fotografare un mare sconfinato di teste, spezzoni di bandiere, angoli di striscioni.
Davanti alla transenna il servizio d'ordine mi impedisce di passare per avvicinarmi, il tesserino di giornalista non serve a molto, e il mio bisogno di raccontare attraverso le immagini un pezzo di storia del mio tempo rimane insoddisfatto.
Stavo iniziando a rassegnarmi, quando Tom Benetollo si avvicina alle transenne. Dopo aver capito la mia situazione riesce a farsi carico di una singola persona anche in una situazione molto difficile e frenetica. Davanti a lui, in quel momento, non c'erano delle regole ed un problema logistico, c'era una persona con un bisogno di comunicazione inespresso e una mediazione da trovare con le esigenze di sicurezza del palco. Il suo "pass" per la zona palco diventa anche il mio lasciapassare, e in quel piccolo gesto di attenzione oggi rileggo un simbolo di una vita passata a cercare la dimensione umana dell'esistenza, indispensabile alla creazione di una dimensione associativa, culturale, politica.
Tom e Flavio Lotti mi aiutano a raggiungere attraverso due barriere quel palco magnifico e pieno di energia vitale, dove mi commuovo stringendo tra le mani una tremante macchina fotografica che inquadra Oscar Luigi Scalfaro e Pietro Ingrao mentre sollevano assieme la bandiera della pace. Ascolto le testimonianze di persone che hanno vissuto la guerra sulla loro pelle in Cecenia, Iraq, Afghanistan e tanti altri paesi dimenticati, ascolto il boato che accompagna un annuncio: "siamo 110 milioni in tutto il mondo", sento scorrere per tutta la piazza una energia potente che mi rende cosciente di non essere guidato da sogni irreali, ma da progetti vitali e concreti che possono svegliare la politica dai suoi incubi di morte.
Per ore ed ore inseguo con la macchina fotografica colori, volti, immagini, orizzonti e messaggi di pace, grazie ad un piccolo gesto di affetto che mi ha portato su quel palco. Mi e' capitato spesso di vedere attivisti di pace cedere alla frenesia, alla tensione o al nervosismo di un momento, e per questo motivo ancora oggi ricordo con affetto la serenita' e il calore di quell'abbraccio con cui Tom mi ha accompagnato assieme a lui verso il palco di piazza San Giovanni, senza mai scomporsi anche se la situazione era convulsa e frenetica.
Oggi quelle foto le trovate su www.peacelink.it, e sono a disposizione di tutti gratuitamente, per ricordare che la forza degli eserciti sara' sempre superata dalla forza dei popoli.
Se quelle foto vi sembrano mosse o brutte, la colpa e' mia. Se vi piacciono, ringraziate Tom Benetollo.
Grazie di tutto Tom, probabilmente il tuo nome non sara' mai scritto nei libri della storia "ufficiale", ma rimarra' scolpito a chiare lettere nella storia del pacifismo italiano, assieme a quelli di Dino Frisullo, Alex Langer, Danilo Dolci e Aldo Capitini. Oggi vi accoglie quel mondo di pace e di giustizia che noi abbiamo sognato e intuito assieme a voi. Il vostro ricordo ci dara' la forza di continuare nel tentativo testardo e appassionato di costruire quel mondo anche qui, nella nostra vita quotidiana e nelle nostre scelte di pace.
Buona Strada, Tom.
Carlo Gubitosa
Associazione PeaceLink
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Un breve messaggio di Flavio Lotti "oggi ci ha lasciato un amico...Tom
Benetollo è andato via in un istante...."
Se n'è andato un amico, un compagno con cui abbiamo condiviso idealità,
utopie, speranze.
Tom, quante strade del mondo abbiamo percorso assieme:strade impervie,
difficili, sentieri spesso appena tracciati che non ci hanno però impedito
di continuare il nostro cammino. Ora ti sei fermato non perchè stanco o
deluso ma perchè un destino terribile e ingiusto ti ha tolto al tuo andare.
Ma noi dobbiamo continuare a camminare sulle strade di questo mondo perchè
siamo convinti che è un mondo che va profondamente cambiato e tu
continuerai a marciare al nostro fianco.Ti vedremo e ti sentiremo sempre in
mezzo a noi.
Ciao Tom, amico e compagno nostro.
Associazione per la Pace
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I rappresentanti della comunità kurda esprimono incredulità e tristezza per
la scomparsa di Tom Benetollo
L'umanità e il popolo kurdo con la scomparsa di Tom Benetollo perdono un
grande compagno di viaggio nella lotta per i diritti e la pace dei popoli.
Nella notte è scomparso Tom Benetollo, colpito da un malessere mentre si
trovava ancora una volta in campo per dibattere insieme agli esponenti di
quella moltitudine di uomini e di donne, che giorno dopo giorno insieme
all'ARCI di cui era presidente e guida, lottano per la realizzazione di un
mondo diverso e possibile.
Oggi si apriva il primo Festival del Cinema Kurdo di Roma che lui
personalmente ha fortemente voluto e contribuito a realizzare, Festival
dedicato alla memoria di Dino Frisullo. Purtroppo e con incredulità
diventano due le persone insostituibili che dobbiamo ricordare in questa
occasione e con dolore lo facciamo.
Il nostro lavoro da oggi sarà guidato e accompagnato dalla presenza di Dino
e Tom, che insieme uno accanto all'altro, così come sulle strade del mondo,
anche in quelle dell'infinito, saranno dei compagni leali di tutti quegli
uomini e quelle donne che si battono contro le ingiustizie, le violazioni,
le politiche discriminatorie e ineguali caratteristiche del mondo in cui
viviamo.
Roma, 20 giugno 2004
Ufficio d'Informazione del Kurdistan in Italia
Comunità Kurda Romana
Associazione Europa Levante
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Ciao Tom, costruttore di Pace
Carissimo Tom, quanta parte hai avuto in questi dieci anni della storia di Vita e più in generale della storia della nostra società civile organizzata. E che vuoto lasci, tra noi. Tra noi che eravamo abituati a sentirci per scambiarci opinioni e giudizi, per darci consigli. Ci hai lasciati all'improvviso, senza preavvisi, mentre eri impegnato, come al solito, in un convegno. Senza preavviso, del resto eri proprio così, anche quando si trattava di incontrarsi, quante volte ci si incontrava senza preavviso, “per caso”, in convegni, incontri, spazi di dibattito, un po' in tutta Italia. Perché tu sei stato un vero viaggiatore e tessitore della partecipazione e della democrazia sociale.
Quanti ponti hai costruito in questi anni, quanti rapporti hai tenuto vivi, anche quando sembravano sul punto di spezzarsi, di consumarsi. La tua ultima parola era: “riproviamoci”, “ripartiamo”. E non era mai un richiamo moralistico o al ribasso, eri capace di rilanciare perché troppe erano le cose da fare, e c'era bisogno davvero di tutti, per costruire pezzi di mondo nuovo. Sono troppe le istanze che non possiamo lasciar cadere, troppe le cose da fare, sentivi l'urgenza della costruzione, del dare voce e rappresentanza alle istanze e ai segnali che fermentavano nella società, ai movimenti che ti stavano tanto a cuore. Questa tua tenace dolcezza ti faceva uomo giusto e di pace, insostituibile costruttore di una nuova politica.
Poco più di un anno fa ci avevi scritto “Nelle sfide che abbiamo davanti Vita è un compagno insostituibile”. E un'altra volta, pochi mesi fa, ci avevi scritto a proposito di un articolo non felice: “Ricordatevi che la necessità di Vita è nel suo essere giornale plurale. Non mortificate mai il dibattito tra tutte le voci del movimento”.
Questa mattina, qui in redazione siamo andati a rileggere le tante interviste e gli interventi che abbiamo pubblicato in questi anni di amicizia e collaborazione (ne pubblicheremo un'antologia sul numero di Vita in edicola da sabato). Ci ha impressionato un refrain che torna in qualsiasi argomento tu affrontassi: “Quello che conta è il servizio”, hai detto più volte, e ancora: “Sta nel ''fare'' la nostra credibilità e la forza morale, culturale e politica, di questo movimento”.
Con la stessa leggerezza amavi leggere i libri di Maurizio Maggiani o intraprendevi i tuoi viaggi di solidarietà, dai Paesi della ex Jugoslavia alla Palestina. Con la stessa libertà e odio per gli schemi, collaboravi con chiunque provasse a costruire pezzi di mondo nuovo e più giusto (ti preoccupava la capacità di rispondere ai bisogni prima delle analisi e delle ideologie), così non nascondevi i tuoi dubbi e contrarietà prima che diventassero retropensieri e sospetti.
Caro Tom ci mancheranno i tuoi consigli e le tue sollecitazioni, ci mancherà un amico così libero, così presente, ma ti assicuriamo che ciò che abbiamo imparato in questi dieci anni vedremo di non disperderlo. Restituendolo, come un pezzo di coscienza condivisa e comune.
Riccardo Bonacina
direttore responsabile Vita - non profit magazine
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Questa mattina è morto Tom Benetollo, presidente Arci. In questi anni
punto di riferimento per tutta la sinistra pacifista e non solo. In queste
ore moltissimi ne ricordano l'impegno che lo ha portato dalla ex-Jugoslavia
a Genova a battersi per una fratellanza ed un impegno dei popoli verso la
Pace. In questi anni con lui l'Arci ha saputo superare il trauma del
distacco e della fine del PCI. Non dimenticherò mai la sua immagine
all'ultima Marcia Perugia Assisi quando, bandiera della pace sulle spalle,
apparve davanti alle telecamere del Tg3. La giornalista sembrava scomparire
davanti alla mole di quel gigante apparso improvvisamente all'orizzonte. Ma
la mole di Benetollo era soprattutto morale. Era tanto pacato nei modi e
nel parlare quando diretto ed efficace. Quante volte lo vedevo in Tv e mi
domandavo sempre perché nn alzasse la voce, perché nn si decidesse ad
essere più duro con chi pontificava sul nulla. Eppure alla fine, tutte le
volte, mi rendevo conto che nn c'è n'era bisogno. Perché senza mai alzare
la voce o il tono, sapeva andare subito al sodo. E raggiungeva l'obiettivo.
Per una volta sono d'accordo con Occhetto: è stato un campione del
pacifismo e della nonviolenza. Quella nonviolenza che anche grazie a lui
sta conquistando sempre più la sinistra, a partire da Rc. Con lui perdiamo
un grande compagno di viaggio. Un anno fa di questi tempi perdavamo due
grandi uomini di Pace. Il combattente per la libertà(immagino che lui
stesso riderebbe di questa definizione) Dino Frisullo e l'intellettuale
palestinese Edward Said. Sono stati due grandi colpi, ma proprio il loro
ricordo ci ha imposto di proseguire sulla strada da loro tracciata. Oggi ad
un anno di distanza perdiamo un altro grandissimo. Che come tutti i grandi
se ne va in punta di piedi. Senza grande clamore. Ma lasciando un vuoto
immenso.
Con la tristezza nel cuore
alessio di florio
redattore PeaceLink
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