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Educazione e guerra

Se i bambini fanno giochi violenti non saranno mai pacifisti

Lo afferma Shirin Ebadi, premio Nobel per la Pace, intervistata da Vita - Non Profit Magazine
30 giugno 2004

In questi mesi, a livello internazionale, sta brillando una nuova stella. Ma non è un'attricetta hollywoodiana, e neanche un giovane talento emerso agli ultimi Europei di calcio. No, è una donna tenace e combattiva. A vederla sembrerebbe una semplice e indifesa signora di 50 anni, di quelle che vediamo spesso nei nostri mercati rionali. Ma, come tutte le donne, ha qualità nascoste. La nostra sfida da oltre vent'anni nientemeno che il regime teocratico di Teheran. Stiamo parlando di Shirin Ebadi, nominata pochi mesi fa premio Nobel per la Pace. Se all'inizio la sua scelta a qualcuno non andò giù, ormai nessuno mette più in dubbio che la Ebadi merita ampiamente quel titolo. Non ripeterò qui la sua biografia, che ormai tutti abbiamo imparato a conoscere in questi mesi. Poco tempo fa a Ivrea hanno avuto l'occasione di conoscerla di persona. La Ebadi era venuta nella cittadina piemontese per il conferimento della cittadinanza onoraria, conferitale dal sindaco. In quest'occasione è stata avvicinata dai giornalisti di Vita. Ai quali ha rilasciato un'intervista, nella quale ha ribadito la sua lotta per i diritti dei bambini. Partendo da un proverbio persiano "La forza di una catena è nel suo anello più debole" il premio Nobel ha ricordato che senza una seria politica di difesa dell'infanzia l'umanità non ha futuro. La Convenzione per i diritti del minore del 1988 rimane lettera morta, anche nel suo Iran. E le violazioni della Convenzione fa si che molti, troppi ragazzi restino "nel cono d'ombra della violenza, compresa quella familiare". Ma soprattutto, energicamente e con determinazione, si è rivolta ai genitori e alle loro responsabilità. "Noi genitori assumiamoci la responsabilità di far crescere i giovani in modo pacifico" chiedendo loro di comprare ai bambini libri, penne e matite. Perché "un essere umano che fin dalla prima età comincia a conoscere fucili o pratica simulazioni di guerra da grande non sarà mai pacifista". La Ebadi ha chiesto perciò di vietare i giochi violenti. Per finire alla domanda sui rapporti tra Occidente e Islam ha ricordato un racconto persiano.
"Dio possedeva un grande specchio, che però, caduto sulla terra, si è frantumato. In ogni famiglia è finito un frammento di quello specchio. Così, quanto vale la mia opinione vale la vostra. Nessuno possiede l'intero specchio. Tortura, umiliazioni e assassini non sono tollerati in nessuna religione, l'umanità è valorizzata da tutte." E ha chiuso l'intervista affermando "Basta calcare la mano sulle poche cose che ci dividono, parliamo di ciò che unisce. Che è molto di più".
In questo momento nel quale molto vicino alla terra natale di questo splendido avvocato, in Iraq, fondamentalisti di tutte le risme stanno scatenando il loro odio, non si può non complimentarsi ancora una volta con lei. Che a tutti, fondamentalisti cristianisti e occidentalisti e di matrice islamista, dà una lezione di mitezza e di dialogo. Grazie signora Ebadi. Ora può partire la ola. D'oggi in avanti tifiamo per Lei. Esempio di Pace e Coraggio.

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