CON IL POPOLO CONGOLESE PER SALVARE LA PACE
"Il kalashnikov è l'arma nucleare dei nostri tempi, la violenza sessuale
continua ad essere usata come un brutale strumento di guerra, la
popolazione civile è di nuovo oggetto di abusi di massa". E' la denuncia
fatta nei giorni scorsi da Egeland, incaricato dell'Onu, ai diplomatici
del Consiglio di Sicurezza, presentando l'emergenza della Repubblica
Democratica del Congo, teatro per anni di un cruento conflitto che ha
causato più di tre milioni di morti, e ripiombata nel terrore poche
settimane fa a causa dell'insubordinazione di due ufficiali sostenuti
dalle truppe ruandesi.
Non si tratta più di una questione interna dell'esercito, ma c'è di
mezzo il diritto internazionale, l'inviolabilità del territorio congolese e la sovranità nazionale. I fatti di Bukavu dimostrano lo stato di occupazione violenta ancora in corso in tutto l'est del paese.
Nonostante le denunce, le affermazioni, le esortazioni degli Organismi
internazionali (CIAT, ONU, OCHA ), dell'Unione Africana e dell'Unione
Europea, la situazione rimane grave. E' la fame. Circa trentamila
persone si sono rifugiate in Burundi. Oltre tre milioni di civili sono
tagliati fuori dagli indispensabili aiuti alimentari. C'è paura e
insicurezza. Le radio comunitarie sono minacciate. La popolazione teme
la ripresa in larga scala dell'avventura militare di quanti hanno
guadagnato finora dallo sfruttamento illegale delle ricchezze del paese.
Tra le tante prese di posizione della Società civile congolese,
ricordiamo il Memorandum rivolto il 24 maggio della Società Civile del
Sud-Kivu all'incaricato dell' ONU, e l'appello alla comunità
internazionale levato il 4 giugno dai responsabili delle Confessioni
Religiose Congolesi con la condanna degli avvenimenti in corso. I
responsabili delle Chiese, della Comunità islamica e kimbanguista
manifestano indignazione e condanna per il ritorno alla violenza e per
la catastrofe umanitaria che investe la regione. Essi dicono: basta la
menzogna; sì alla pace negoziata, sì alla Transizione che incarna le
aspirazioni del popolo congolese. I capi religiosi riconoscono
l'appoggio ricevuto da paesi africani e dalla comunità internazionale
alla costruzione della pace: "Chiediamo tuttavia che la solidarietà
della comunità internazionale sia sincera, reale, efficace". Essi
chiedono inoltre di dare potere e i mezzi necessari alla Monuc, di
accompagnare il paese durante la Transizione, di proteggere i civili, e
soprattutto di dare sostegno alle istituzioni della Transizione fino
alle libere elezioni.
Come possiamo da qui esprimere solidarietà ad un popolo già martoriato
da otto anni di guerra?
Mobilitarsi per sostenere il processo di pace
Dopo l'appello rivolto alla Comunità internazionale nei giorni scorsi,
rivolgiamo ora un invito:
- a noi stessi, religiose e religiosi missionari per intercedere,
pregare, digiunare e partecipare al dolore dei popoli a cui siamo
legati;
- a quanti sono impegnati per la pace con le comunità e i popoli del
Congo, del Burundi Rwanda e del continente Africano. Ci rivolgiamo in
particolare a: Pax Christi, Beati Costruttori di pace, Chiama l'Africa,
Rete Lilliput, Tavolo Campagna per la Pace, Sentinelle del mattino,
C.U.M. e Cooperazione tra le Chiese, Caritas Italiana, organismi di
volontariato. Esprimiamo in particolare alla Comunità congolese in
Italia la nostra solidarietà e il desiderio di condividere le sue
iniziative a sostegno del cammino di pace.
Iniziative
Anche in Italia possiamo fare qualcosa:
- Conoscere e far conoscere l'aggravarsi della situazione nella
R.D.Congo. Possiamo a questo scopo offrire indicazioni: ascolto di
testimoni, contatti diretti con persone e gruppi del Congo e in
particolare dei Kivu; Misna e i molti altri siti che informano,
Congo-Attualità, il notiziario in italiano che raduna le principali
notizie e che potete richiederci… Chiedere a dei mezzi d'informazione di
fare spazio a un'informazione corretta sul Congo ex-Zaire.
- Esprimere la propria solidarietà con la popolazione, con le forze vive
del Paese e con quanti sono impegnati nei processi di pace in Congo e
nella Regione dei Grandi Laghi, con iniziative e modalità proprie di
ogni realtà associativa. Proponiamo una data comune: il 4 luglio, la
domenica successiva al 30 giugno, 44° anniversario dell'indipendenza del
Paese e primo anniversario del Governo di transizione.
- Fare pressioni sulle nostre istituzioni (Italia, Unione Europea)
perché ascoltino la voce dei popoli, che subiscono sempre le conseguenze
delle avventure militari, e sostengano senz'ambiguità e con efficacia il
popolo e le istituzioni congolesi della transizione fino alle libere
elezioni.
P. Silvio Turazzi
c/o RETE PACE PER IL CONGO
Strada Cavestro n°16; Loc. Vicomero - 43056 San Polo - Torrile (PR) tel
: 0521/314263 fax : 0521/314269 ; E-mail : muungano@libero.it
Sul sito www.chiamafrica.it <http://www.chiamafrica.it/> <<http://www.chiamafrica.it/>> è possibile
leggere l'ultimo numero del notiziario Congo Attualità (n°37 del 23
giugno 2004)
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