«Ho parlato per salvare Israele»
Ieri la Corte suprema israeliana ha confermato le restrizioni imposte a Mordechai Vanunu, che nel 1986 rivelò al mondo l'esistenza del programma nucleare segreto dello stato ebraico. Il tecnico, che ha finito di scontare 18 anni di carcere per spionaggio, sostiene di non avere più segreti da rivelare e aveva quindi presentato ricorso contro il divieto di espatriare e di contattare stranieri. In realtà Vanunu non ha mai rivelato segreti, né collaborato con potenze straniere, ma ha semplicemente reso publico il pericolo che Israele potesse auto-infliggersi un Olocausto. Quando, nel 1986, fornì al Sunday Times fotografie del reattore di Dimona ha rivelato al grande pubblico quanto già era noto nei circoli d'affari e negli ambienti militari internazionali. Ha inferto così un duro colpo all'ambigua politica nucleare di Israele e ruppe un tabù dello stato ebraico.
Abbiamo parlato con lui prima dell'udienza della Corte suprema israeliana. «Questo stato ha uno strano concetto di giustizia», ci ha detto. «L'udienza è stata pubblica 20 minuti all'inizio e 15 minuti alla fine. In circa due ore e mezza, i tre giudici hanno ascoltato a porte chiuse prove e testimoni - in modo talmente segreto che né io né i miei avvocati siamo stati autorizzati ad assistere».
Nella sessione di 15 minuti con Vanunu e i suoi avvocati, i giudici si sono concentrati sul diario che Vanunu ha scritto in carcere nel 1991, in cui forniva una precisa ricostruzione del reattore di Dimona. «Si trattava solo di un modo per tenere la mente in allenamento in anni di totale isolamento - ha spiegato Vanunu - ma lo stato continua a sottolineare che io posso riprodurre informazioni sul programma atomico in ogni momento. Quello che non dicono è che ciò che io posso riprodurre non è segreto e non può danneggiare la sicurezza nazionale israeliana. Non può quindi costituire la base per ulteriori restrizioni. Se i giudici continueranno ad applicare questa ragion di stato, vorrà dire che non potrò ottenere piena libertà finché non avrò perso la memoria, un'idea un po' assurda di giustizia. E anche senza senso, dal momento che non vedo molta gente a cui poter rivelare i miei segreti - se mai ne ho. Al contrario, lo stato ha potuto vedere quali sono le mie idee. Sono stati i miei studi di questioni morali e filosofiche a spingermi a fare un atto di coscienza. Hanno letto le lettere che ho scritto negli ultimi 17 anni e mezzo. Forse non sono stato completamente leale ai miei superiori, ma la mia intenzione era proteggere Israele e il mondo da un immenso pericolo, una potenziale ecatombe. Sfido il governo a mostrare un solo caso in cui ho agito in modo sleale o volto a danneggiare Israele».
Secondo il diritto internazionale, Israele deve restituire a Vanunu i suoi pieni diritti di cittadino. L'unica eccezione a questa regola possono essere motivi di «sicurezza nazionale». Nella prima breve udienza i giudici hanno sottolineato che la questione della sicurezza era un elemento chiave nel caso. Esperti sia israeliani che stranieri sostengono che Vanunu non ha segreti interessanti. Se uno stato vuole invocare la sicurezza nazionale, deve specificare quali sono queste ragioni. I segreti che Vanunu potrebbe rivelare sono già ampiamente disponibili al grande pubblico. Oggi, su Internet è possibile trovare molte più informazioni sulle armi nucleari di quante ne abbia mai avute Vanunu.
Vanunu è orgoglioso di aver fatto da battistrada per molti altri: «Negli ultimi tempi, gli informatori sono usciti allo scoperto rapidamente, senza aspettare decenni per rivelare ciò di cui sono a conoscenza. La guerra in Iraq è piena di esempi di soffiate, che hanno prodotto notevole imbarazzo al presidente Bush e al premier britannco Tony Blair. Mi piacerebbe vedere qualcuno che fornisse rivelazioni su come i servizi di sicurezza stanno montando questa storia di Vanunu come persona pericolosa e nemico principale dello stato».
Gli ho domandato cosa lo avesse spinto a fare la sua soffiata. La sua risposta è stata sorprendente: «Hollywood! Ho visto film sulla devastazione nucleare come Sindrome cinese e The Day After. Nel 1986 c'è anche stato il disastro di Chernobyl. Tutti questi impulsi, insieme alle mie ricerche in filosofia, mi hanno spinto a mettere in guardia il grande pubblico e a cercare di avviare un dibattito democratico sul rischio nucleare».
E in effetti, dopo il rilascio di Vanunu il dibattito sul nucleare sta montando in Israele. Il tecnico pensa che lo stato dovrebbe ringraziarlo invece di punirlo a vita.
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