Sindacati Usa votano una risoluzione contro la guerra in Iraq
Il 22 giugno la convention nazionale del Sindacato Internazionale dei
lavoratori dei servizi, il più grande in America con 1,7 milioni di
iscritti, ha votato all'unanimità contro l'occupazione dell'Iraq. Una
risoluzione simile ha avuto seguito, pochi giorni dopo, da parte di un altro
dei più grandi sindacati americani, AFL-CIO, la Federazione Americana dei
lavoratori municipali di Stato e Contea, e ancora dalla Federazione
Californiana del lavoro, rappresentativa di un sesto degli iscritti ai
sindacati in America.
La risoluzione della SEIU richiedeva "una politica estera giusta basata su
leggi internazionali e giustizia globale.e una conclusione dell'occupazione
USA in Iraq, la riconversione delle risorse nazionali, attualmente
indirizzate a una spesa militare abnorme, a favore dei bisogni delle
famiglie dei lavoratori.il sostegno alle nostre truppe e alle loro famiglie
che consentisse di riportare i nostri soldati sani e salvi a casa.la
protezione dei diritti dei lavoratori, dei diritti civili, delle libertà
civili e dei diritti degli immigranti.e la solidarietà con i lavoratori di
tutto il mondo.
David Bacon ha parlato con il vice presidente dell'esecutivo del SEIU Eliseo
Medina circa la risoluzione riguardo al momento di guerra. La risoluzione
rappresenta la politica ufficiale del SIEU, ma Medina ha sottolineato il
suo personale punto di vista in materia di lavoro e guerra.
DB: Perché i membri del SIEU sostengono la risoluzione così intensamente?
EM: I lavoratori sono estremamente preoccupati della nostra politica estera.
I loro figli sono mandati a combattere e a morire, specialmente i figli
degli immigranti. Dobbiamo tener presente questa problematica.
L'amministrazione Bush ha spacciato la guerra con le dichiarazioni delle
armi di distruzione di massa. Ma di fatto non ne sono state trovate e questo
i nostri delegati lo sapevano. Bush ha sostenuto che Saddam Hussein era
associato all'attacco dell'11 settembre, ma non c'erano connessioni e anche
questo i nostri delegati lo sapevano. L'amministrazione ha assicurato la
popolazione che sarebbe stato un compito facile per le truppe, senza intoppi
e invece non è stato di certo così.
La preoccupazione principale riguarda il crescente isolamento americano.
Vogliono che l'USA sia vista come una nazione basata su valori democratici,
e sono preoccupati del fatto che attualmente è vista come una nazione
attaccabrighe. Alcuni delegati hanno parlato chiaro sostenendo che questa è
non è una guerra mossa da intenti democratici, ma è una guerra per il
petrolio, motivo non valido a intraprendere una campagna militare. Sono
molto sospettosi delle motivazioni dell'amministrazione Bush.
DB: La risoluzione ha provocato molte discussioni?
EM: I delegati hanno detto ciò che pensano.. La nostra alleanza proviene da
un dibattito approfondito sulla guerra, precedente alla risoluzione, che ha
comportato anche discussioni nei sindacati locali. I nostri membri hanno una
tendenza naturale nel voler appoggiare le truppe e la nazione. Molti di essi
hanno figli o parenti in Iraq, e sentono di doverli sostenere. Ma con l'incalzare della discussione molti hanno dichiarato di sentirsi ingannati per essere utilizzati come capro espiatorio. È stato evidente che essi sentono che sia una guerra ingiusta, e combattuta per motivi ingiusti. I nostri membri non sono una adunata di radicali di sinistra. Sono uno spaccato trasversale dell'America - operai, professionisti negli ospedali, custodi.
Contiamo una larga presenza di immigrati, c'è una classe professionale di
medici, avvocati e lavoratori, e una grande parte di lavoratori del settore
pubblico. I nostri membri sono letteralmente rappresentativi di molti
livelli della società americana.
DB. Pensano che la guerra stia danneggiando le persone qui in America?
EM. La guerra prosciuga le risorse necessarie qui, nel paese, lascia un
enorme deficit e provoca la perdita di lavoro nel settore pubblico. Spesso
sento gli iscritti dire di essere profondamente risentiti per il modo in cui
l'amministrazione annuncia di rendere disponibili alcuni servizi in Iraq,
mentre quegli stessi servizi vengono tagliati qui nel nostro paese. Sono ben
consapevoli che la guerra non è per loro di alcuna utilità.
DB: Quali effetti la risoluzione ha sugli altri sindacati?
EM: La federazione del lavoro dello stato della California ha adottato una
simile risoluzione quasi all'unanimità, e quindi non riguarda solo il SIEU.
Include trade union edili e industriali. Spero che altre associazioni
aggiungeranno le loro voci.
Non posso parlare per l'intero movimento dei lavoratori, ma molti mi dicono
di sentirsi ingannati e che la guerra è un grosso errore. C'è tanta
costernazione per come è stata intrapresa e per il fatto che non ci sono
piani di pace.
DB. Quale posizione pensa che l'AFL-CIO nazionale prenderà contro la guerra?
EM: L'AFL è un insieme di associazioni internazionali, e la sua azione
dipende dai suoi componenti. L'AFL è stata molto critica nei confronti di
Bush e Sweeney ha condannato l'iniziativa unilaterale di Bush che non ha
tenuto conto delle Nazioni Unite prima dell'inizio della guerra. Se altre
associazioni faranno sentire le loro voci, creeranno il consenso necessario
all'AFL per prendere posizione. Se continua così sono sicuro che ciò
avverrà, e spero prima delle elezioni.
DB: Sei mesi fa, molti strateghi del partito democratico e dell'elezione
laburista hanno sostenuto che opporsi alla guerra significherebbe perdere le
elezioni con Bush. Lei è d'accordo?
EM: E' sbagliato pensare che parlar chiaro a sul tema della guerra
significhi dare il colpo mortale a novembre. Alla convention democratica ho
sentito molte persone dire di ritenere che stiamo andando per la strada
sbagliata, e che bisogna fare qualcosa. La guerra è uno dei fallimenti di
Bush. Ha avuto enormi ripercussioni sul deficit di bilancio, che è causato
in modo soffocante da due fattori: i tagli delle tasse e la guerra.
DB: Se Kerry viene eletto lei ritiene che verranno ritirate le truppe
americane?
EM: Il popolo americano si aspetta da lui che ci tiri fuori, e presserà
perché ciò avvenga. Dopo tutto, sono i loro figli che tornano a casa
richiusi nei sacchi. Egli dice di avere un piano e dobbiamo costringerlo a
rispettarlo. Anche se avverrà il passaggio di mano, questa è la nostra
guerra. Non c'è vera responsabilità passando al governo provvisorio, e i
soldati USA stanno ancora combattendo. Il popolo iracheno rivuole soltanto
indietro la sua patria. È tempo di far rientrare a casa le truppe.
traduzione di Maria Alessia Ferrigno a cura di Peacelink
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