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"La Pace vincerà se dialoghiamo"

Le parole di Ernesto Olivero ai giovani

Il fondatore del Sermig scrive agli attori del prossimo appuntamento dei Giovani della Pace.
16 agosto 2004

La Pace vincerà se dialoghiamo

Il 3 ottobre i giovani dell'Arsenale della Pace di Torino si incontreranno ad Asti, con lo slogan "La Pace vincerà se dialoghiamo". Gli ideali che animeranno questa giornata sono guidati da due pilastri inscindibili: la speranza e l'ascolto. La speranza che la Pace è possibile, che si può costruire la Pace se veramente lo si vorrà. E soprattutto l'ascolto. Il metodo, la vita stessa del Sermig si basa sull'ascolto. Ernesto Olivero, il fondatore, racconta che all'inizio della sua avventura una sera stava parlando con dei senzatetto. Ad un certo punto uno si alzò e disse: "Ti ringraziamo della solidarietà che ci esprimi. Ma tu cosa sai di noi? cosa ne sai di come viviamo noi?" Ernesto rifletté e capì che aveva ragione. Ma non si scoraggiò. Anzi, quella notte stessa decise di dormire alla stazione con i senzatetto, di dormire con loro così da poter capire cosa si provava veramente. Questo episodio, piccolo e magari insignificante quanto volete, esprime al meglio il metodo del Sermig. Che da allora è diventato il luogo in cui parlare e dialogare. Nel 2002 con questo spirito fu realizzato il primo "Appuntamento dei Giovani della Pace", nel quale Ernesto si mise in ascolto dei giovani che vogliono costruire la Pace. Per una volta gli adulti non hanno voluto mostrare formule e nozioni, non hanno voluto insegnare nulla ma hanno voluto imparare. Il successo di quella iniziativa ha spinto Ernesto e i giovani del Sermig ad organizzare la seconda volta l'evento quest'anno. A poche settimane Olivero ha voluto scrivere una lettera a tutti i giovani che saranno ad Asti. Una lettera nella quale ricordare lo spirito della giornata. Una lettera in cui ricordare che la speranza della Pace non deve mai abbandonarci. Quella speranza che "La Pace vincerà se dialoghiamo".

LETTERA AGLI AMICI
Cari amici,
il mondo cambierà se ognuno di noi sarà donna e uomo di pace. La pace vincerà se dialoghiamo. Ci incontriamo al 2° Appuntamento dei Giovani della Pace per ricordarcelo. Vogliamo essere in tanti il 3 ottobre ad Asti per dire “ci crediamo”.
La pace che cerchiamo di vivere non è di parte. E’ fondata sulla giustizia, sul perdono e sulla credibilità di ognuno. Se non ci sarà il cambiamento personale, il parlare di pace sarà solo di facciata e si prepareranno altre guerre. Se società, politica, economia, cultura, ecologia vogliono finalmente contribuire ad un futuro positivo per tutti, devono entrare in dialogo con una pace fatta di concretezza.
Il dialogo è indispensabile per preparare la pace e alimentarla. Ma per dialogare dobbiamo scegliere la saggezza: essere disposti a cambiare qualche nostra convinzione, abitudine, pregiudizio, per andare incontro all’altro in vista di un comune futuro di bene, non più segnato dalle sofferenze che già conosciamo. Oggi non c’è vero dialogo. Dobbiamo imparare a dialogare, anzitutto tra noi, ma poi con i musulmani, con gli ebrei, con i credenti di tutte le religioni, con i non credenti e tutti loro fare altrettanto. Nella misura in cui il dialogo diventa il nostro stile di vita, il nostro metodo, diventa un segno dei tempi e possiamo sperare nel cambiamento verso la pace.
Dobbiamo aprire gli occhi, senza demagogia e senza violenza, sulle realtà negative di cui siamo testimoni, con la volontà di cambiare, cominciando noi per primi. Un mondo che convive in modo “naturale” con violenze inaudite, causate sovente da nostri comportamenti, ci è diventato insopportabile. Bisogna investire tempo, capacità, risorse nel cercare nuove idee che possano migliorare lavoro, cultura, istituzioni internazionali, convivenza tra i popoli, rapporto con la natura, cercare nuove strategie pacifiche che possano sradicare le ingiustizie, le violenze, le guerre. Le idee dei giovani sono importanti e possono far camminare la pace.
Noi adulti, noi educatori dovremmo amare di più i giovani e non aver paura di parlare loro con serietà e severità delle responsabilità che devono assumersi. Non lo diciamo “per il loro bene”, ma ci crediamo a tal punto che vorremmo fossero i giovani stessi i nostri maestri e che, ad Asti, ad ascoltarli invitaste i vostri sindaci, i vostri parlamentari, i vescovi.
La giornata del 3 ottobre sarà per tutti noi come una scuola di pace a tempo pieno, perché l’impegno per la pace non può conoscere soste e pause.
Il cuore della giornata sarà l’appello salviamo almeno 100.000 bambini, bambini di strada, bambini soldato, bambini usati per il vizio e la prostituzione, venduti come schiavi o per il commercio di organi, bambini che vivono nella paura e nella violenza, che vivono in modo indegno pochi spiccioli di tempo. Chiederemo che l’ONU acquisti una vera credibilità partendo dai bambini che soffrono fame e violenze, per diventare poi un organismo autorevole capace di fermare le ingiustizie e le guerre fin dal loro nascere perché crede e promuove la pace, il perdono, i diritti umani di tutti. I bambini sono e saranno sempre al centro della nostra solidarietà concreta.

ERNESTO

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