Il sequestro di Simona Torretta e Simona Pari
Il sequestro di Simona Torretta e Simona Pari è innanzitutto un
crimine e rappresenta un motivo di angoscia per la condizione nella
quale si trovano queste due persone.
Presso consistenti strati di iracheni che in forme diverse – anche
criminali – si oppongono all’occupazione militare del loro paese, la
responsabilità dei governi coincide con la responsabilità di tutti i
cittadini dei paesi occupanti. È venuta meno la distinzione tra i
milioni di italiani che hanno osteggiato la guerra e chi l’ha voluta e
la conduce.
Questa incapacità e questo rifiuto a distinguere sono stati favoriti
dalla totale, esibita indifferenza del governo di fronte alla volontà
di pace e alla richiesta di rispetto della Costituzione.
Chiedendo che cessi immediatamente la partecipazione dell’Italia
all’occupazione militare dell’Iraq, chiediamo semplicemente il
ripristino della legalità internazionale.
Ribadirlo con forza in questa circostanza non è «cedere a un ricatto
criminale», come stoltamente troppi dicono, ma è «cedere» alla
Costituzione, al diritto internazionale, all’umanità.
Tra l’angoscia per la sorte di due nostre concittadine e il rifiuto di
una politica distruttiva e violenta non c’è una relazione strumentale,
ma una sostanziale, assoluta coincidenza.
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