Video a Al Arabiya e Al-Jazira per la liberazione delle due Simone e dei volontari rapiti
L’organizzazione non governativa «Un ponte per» ha inviato alle televisioni Al Arabiya e Al-Jazira un video nel quale viene spiegato chi sono Simona Pari e Simona Torretta, e i due volontari iracheni rapiti a Baghdad il 7 settembre, e cosa è «Un ponte per».
Il video si conclude con un appello alla liberazione dei quattro operatori umanitari.
Il video, della durata di quattro minuti circa, traccia i profili delle due Simone, e dei due volontari Ràad e Manhaz, attraverso le loro parole. I loro volti si alternano alle immagini dell’Iraq, dalle centrali di purificazione delle acque ai volti sofferenti dei malati a cui vengono distribuiti i medicinali, fino ai bambini nelle scuole ai quali è stato restituito il sorriso.
L’appello con il quale si conclude il filmato è «Liberate la pace».
Ra’ad
Nel nome di Allah, clemente e misericordioso. Mi chiamo Ra’ad Ali Abdulaziz, ho 35 anni, sono di Baghdad. Lavoro per l’Organizzazione umanitaria Un ponte per Baghdad.
Mi occupo della distribuzione di acqua pulita, della manutenzione degli impianti di depurazione, della ristrutturazione delle scuole.
Manhaz
Nel nome di Allah, clemente e misericordioso. Il mio nome è Manhaz Bassam, ho ventinove anni e lavoro in alcune scuole di Baghdad con una organizzazione umanitaria italiana. Organizzo attività ricreative per i ragazzi delle scuole elementari come corsi di pittura, scultura, calligrafia.
Simona T.
Mi chiamo Simona Torretta, sono di Roma e ho ventinove anni. Sono venuta in Iraq per occuparmi dei progetti sanitari di Un ponte per Baghdad, distribuzione di medicine, assistenza ai bambini malati iracheni.
Simona P.
Sono Simona Pari, ho ventinove anni, sono italiana. Sono da un anno a Baghdad per seguire il progetto scolastico Farah di Un ponte per Baghdad, progetto che parte dalla ristrutturazione delle scuole per arrivare all’ascolto dei bisogni dei bambini iracheni.
Ra’ad
Sono un ingegnere civile, non ho mai voluto lasciare il mio paese e soprattutto ora che la guerra e l’occupazione lo hanno devastato c’è bisogno di restare. Amo la mia patria e cerco di servirla con quello che so fare. Questo ho imparato dai miei genitori e questo è quello che insegnerò a mio figlio Ahmed.
Manhaz
Quasi la metà delle scuole ha subito gravi danni per i bombardamenti e i saccheggi e molte famiglie sono in difficoltà perché non hanno lavoro. I bambini sono coloro che maggiormente soffrono questa situazione. Per questo voglio aiutarli a sorridere e a superare le loro paure.
Simona T.
Ci sono moltissimi bambini che hanno malattie gravi e malformazioni, affezioni gastrointestinali, respiratorie dovute anche alla mancanza di acqua e elettricità. Distribuire farmaci e stare vicino a questa gente, lo sento come un dovere nei loro confronti. Io amo l’Iraq.
Simona P.
Questi bambini hanno vissuto cose più grandi di loro, la scuola deve essere un luogo protetto e sicuro, che garantisce il diritto allo studio ed al futuro. Il mio desiderio è di poter essere utile per aiutare questi bambini a vivere e studiare in un ambiente migliore.
Ra’ad, Manhaz, Simona, e Simona sono stati rapiti martedì 7 settembre mentre lavoravano. Con il loro impegno hanno:
curato 70.000 bambini
ristrutturato 25 scuole
portato acqua potabile a 250.000 persone
medicinali, ossigeno e acqua agli ospedali
dato un contributo alla salvaguardia del patrimonio storico della Mesopotamia
LIBERATE LA PACE
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