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Le risposte di Joan Baez

un'intervista radiofonica alla cantante su nonviolenza e pace realizzata 30 anni fa
4 ottobre 2004
Fonte: Pubblicato da Marea (http://www.mareaonline.it/bottom/baez.htm) e Alias, supplemento del Manifesto, del 2 Ottobre 2004

Fred: OK. Allora, tu sei una pacifista. Ma cosa faresti se, per ipotesi, qualcuno aggredisse tua nonna?
Joan: La mia povera nonnina?
Fred: Sì. Sei in una stanza con tua nonna e c'è un tipo che sta per saltarle addosso. Cosa faresti?
Joan: Griderei "Evviva, che ganza la nonna!" e lascerei la stanza.
Fred: No, dai, seriamente. Diciamo che il tipo ha una pistola e sta per spararle. Tu gli spareresti prima che lui possa farlo?
Joan: Ho una pistola?
Fred: Già.
Joan: No, io sono una pacifista. Non ho una pistola.
Fred: Be', in questo caso ce l'hai.
Joan: Va bene. Ho una buona mira?
Fred: Sì.
Joan: Gli farei saltar via la pistola di mano.
Fred: No, diciamo che non hai una buona mira.
Joan: Allora avrei paura di sparare. Potrei uccidere la nonna!
Fred: E va bene, ascolta. Ti faccio un altro esempio. Poniamo che tu stia guidando un camion. Sei una stradina stretta, con una collina perpendicolare di lato. C'è una bambina nel mezzo della strada. Tu stai andando troppo veloce per fermarti. Cosa faresti?
Joan: Non lo so. Tu cosa faresti?
Fred: Sono io che lo domando a te. Sei tu, la pacifista.
Joan: Sì, lo so. Dunque: ho il controllo del camion?
Fred: Sì.
Joan: Potrei suonare il clacson, così che la bimba si tolga di mezzo?
Fred: E' troppo piccola per camminare. E il clacson non funziona.
Joan: Sterzo alla sua sinistra e passo oltre, visto che lei non si muove.
Fred: Non puoi, c'è una frana.
Joan: Oh. Be', allora giro verso la collina e salvo la piccola.
(Silenzio)
Fred: Ma se ci fosse qualcuno nel camion, con te? Che faresti?
Joan: Questa decisione cos'ha a che fare con il mio essere una pacifista?
Fred: Voglio dire che nel camion siete in due, e c'è una sola bambina in mezzo alla strada.
Joan: Scusa, posso sapere perché sei così ansioso di far fuori tutti i pacifisti?
Fred: No, che non lo sono! Io volevo solo sapere cosa faresti se.
Joan: Se fossi in un camion con un amico, e guidassi a velocità pazzesca su una strada a senso unico, mentre una bimba di 10 mesi se ne sta nel mezzo della via, con una frana da un lato e un bel burrone dall'altro.
Fred: Ecco.
Joan: Probabilmente frenerei di colpo, mandando il mio amico ad attraversare il parabrezza, poi slitterei sulla frana, travolgerei la bambina, sbanderei nel burrone e andrei incontro alla mia morte. Non c'è dubbio che la casa della nonna starebbe proprio sul fondo della scarpata, così il camion si schianterebbe sul suo tetto e la nonna resterebbe secca nel salotto, sai, la stanza dove finalmente è stata aggredita per la prima ed ultima volta.
Fred: Non hai risposto alla mia domanda. Stai solo tentando di sfuggire.
Joan: Veramente, sto provando a dire un paio di cose. Una è che nessuno sa cosa farà in un momento di crisi e che domande ipotetiche ottengono risposte ipotetiche. Sto anche suggerendo che tu abbia predisposto le situazioni di modo che fosse impossibile, per me, uscirne senza aver ucciso una persona o due. E poi mi dici: 'Ecco, vedi, il pacifismo è una bella idea, ma non funziona'. Ma non è questo a infastidirmi.
Fred: Cos'è che ti infastidisce?
Joan: Forse non ti piacerà. Non è una faccenda ipotetica, è proprio vera. E fa sembrare l'assalto alla nonna una festa danzante.
Fred: E sarebbe?
Joan: Il fatto che mettiamo le persone in processi d'apprendimento il cui scopo è trovare modi davvero efficaci di uccidere. Niente di accidentale, come i camion e le frane. E' proprio il contrario. Sai come funziona: ruggire e urlare, uccidere e strisciare via, e saltare giù dagli aeroplani. Roba ben organizzata. Diavolo, bisogna essere addestrati per infilzare bene la pancia della nonna con la baionetta!
Fred: Questa è un'altra cosa.
Joan: Sono d'accordo. E non ti accorgi di quanto più difficile è guardarla, questa cosa, perché è reale, e perché sta accadendo proprio ora? Senti: un generale pianta uno spillo in una mappa. Una settimana più tardi un mucchio di ragazzini suda in una giungla da qualche parte. Si fanno saltar via braccia e gambe, piangono, pregano e perdono il controllo degli intestini. Questo non ti sembra stupido?
Fred: Ma tu stai parlando della guerra.
Joan: Proprio. Non ti sembra stupida?
Fred: Ma cosa fai, allora? Porgi l'altra guancia, suppongo.
Joan: No. Ama il tuo nemico, e confrontati con il male. "Non uccidere".
Fred: Già, e guarda un po' che gli è successo, a quello che diceva "Non uccidere".
Joan: E' cresciuto, mi pare.
Fred: Lo hanno attaccato ad una maledetta croce, ecco cosa gli è successo! Io non voglio che mi attacchino ad una maledetta croce.
Joan: Non accadrà.
Fred: Eh?
Joan: Sto dicendo che non devi metterti a scegliere come morire, o dove. Puoi solo scegliere in che modo vivere. Adesso.
Fred: Be', non lascerò certo che chiunque faccia quel che vuole di me, questo è sicuro.
Joan: Confrontati con il male, ecco cosa ti dice la pacifista. Resisti con tutto il tuo cuore, tutta la tua mente, tutto il tuo corpo, finché esso sarà sconfitto.
Fred: Non ti seguo.
Joan: Resistenza nonviolenta organizzata. Gandhi. La lotta nonviolenta degli Indiani organizzati ha liberato l'India dall'Impero Britannico. Non male, come primo tentativo, non ti pare?
Fred: Sì, certo, ma Gandhi aveva a che fare con gli Inglesi, un popolo civile. Noi no.
Joan: Noi non siamo un popolo civile?
Fred: Non abbiamo a che fare con gente civile. Prova ad usare la tua nonviolenza con i Russi.
Joan: Oppure i Cinesi, che ne dici?
Fred: Ecco i Cinesi, provala con loro.
Joan: Oh, caro! La guerra esisteva ben prima che qualcuno solo sognasse il comunismo. Il comunismo è solo l'ultima giustificazione, non è il comunismo ad essere un problema. Il problema è il consenso. C'è del consenso là fuori sul fatto che va bene uccidere quando il tuo governo decide chi dev'essere ucciso. Se uccidi qualcuno nel tuo paese, hai dei guai. Se uccidi qualcuno fuori dal tuo paese, al tempo giusto, nella stagione giusta, perché è l'ultimo nemico in ordine di tempo, ti prendi una medaglia. Ci sono 130 stati nazione e ciascuno di essi pensa che non sia poi così peregrina l'idea di far fuori gli altri 129, perché il "nostro" stato è più importante. I pacifisti pensano che ci sia al mondo una sola tribù, di tre miliardi di persone. Queste persone vengono prima di tutto il resto. Noi pensiamo che uccidere un membro della famiglia sia un'idea cretina. Pensiamo che ci siano metodi più decenti, e più intelligenti, di comporre le differenze. E l'umanità deve mettersi ad investigare questi metodi, perché se non lo fa, per errore o volutamente, è probabile che si uccida
l'intera dannata razza umana.
Fred: Uccidere è nella natura umana. E' qualcosa che non puoi cambiare.
Joan: Davvero? Se è così naturale, perché addestriamo le persone a farlo? C'è violenza nella natura umana, ma c'è anche decenza, amore, gentilezza. C'è chi la organizza, la violenza, la compra e la vende, la esalta. I nonviolenti vogliono organizzare l'altro lato. La nonviolenza è questo: amore organizzato.
Fred: Tu sei pazza.
Joan: Non c'è dubbio, lo sono. Ma oseresti dirmi che il resto del mondo è sano di mente? Prova. Dimmi che la violenza è stata un grandioso successo negli ultimi 5.000 anni, che il mondo non è mai stato meglio, che le guerre hanno portato pace, comprensione, democrazia e libertà agli esseri umani, e che l'uccidersi l'un l'altro ha creato un'atmosfera di fiducia e speranza.
Fred: Io non me la passo così male.
Joan: Consideralo un fortunato incidente.
Fred: Io credo di dover difendere l'America, e tutto ciò che essa rappresenta. Tu non credi all'autodifesa?
Joan: No, la mafia è cominciata proprio così. Un piccolo gruppo di persone che si sono unite per proteggere i poveri. Preferisco la resistenza nonviolenta di Gandhi.
Fred: Ma ancora non ho capito dove vuole arrivare la nonviolenza.
Joan: Vogliamo arrivare a costruire un. pavimento, un forte e nuovo pavimento, stando sul quale non si potrà più affondare. Una piattaforma, che sta un po' più in su del napalm, della tortura, dello sfruttamento, dei gas velenosi, delle bombe nucleari. Vogliamo dare all'umanità un posto decente per stare in piedi. Fino ad ora ci siamo trascinati nel sangue umano e nel vomito e nella carne bruciata, urlando che questo avrebbe portato pace al mondo. Poi uno ha messo fuori la testa da questo buco, e ha visto un gruppo di persone che tentavano di costruire una struttura sulla terra, all'aria aperta. "E' una bella idea, ma è impraticabile!", urla il tizio, e scivola di nuovo dentro il buco. Un po' la stessa cosa di quando
abbiamo scoperto che la terra era rotonda. Ci siamo scannati per anni perché doveva rimanere piatta, contro ogni prova che non lo era affatto.Fred: E come costruirete, praticamente, questa struttura?
Joan: Dalle fondamenta. Studiando, sperimentando ogni possibile alternativa alla violenza, ad ogni livello. Imparando a dire NO alle tasse per la guerra, NO alla leva, NO all'uccidere in genere e SI' alla cooperazione, dando vita ad istituzioni basate sul principio che l'omicidio in ogni sua forma è fuori discussione, creando e mantenendo relazioni nonviolente in tutto il mondo, impegnandoci in ogni occasione di dialogo con le persone e i gruppi, per spostare quel consenso che ora c'è attorno all'opzione di uccidere.
Fred: Suona proprio bene, ma non credo possa funzionare.
Joan: Probabilmente hai ragione. Probabilmente non abbiamo abbastanza tempo: ebbene, forse saremo un glorioso flop, ma sapendo che l'unico fallimento peggiore dell'organizzazione della nonviolenza è stato l'organizzazione della violenza.

Note: testo raccolto da Colman McCarthy, Centro Pace di Washington; traduzione M.G. Di Rienzo

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