Rapporto sul futuro dell'ONU - buona diagnosi ma scarse prescrizioni secondo "Human Rights Watch"
(originale in http://italy.peacelink.org/pace/articles/art_8474.html)
Occorre di più per ristabilire la legittimità della Commissione sui Diritti Umani
(Ginevra, 2 dicembre 2004) -- Il rapporto sul futuro delle Nazioni Unite, ordinato l'anno scorso dal Segretario Generale Kofi Annan e consegnato ufficialmente oggi, diagnostica accuratamente l'infelice stato della Commissione sui Diritti Umani ma, secondo Human Rights Watch, propone una cura inadeguata.
Il rapporto colpisce nel segno quando riconosce che i colpevoli di grosse violazioni dei diritti umani cercano posti nella Commissione per proteggersi dalle critiche. Ma invece di collegare i criteri della membership alla situazione dei diritti umani in uno stato, rinuncia alla battaglia espandendo la Commissione fino ad includervi tutti i 191 stati membri dell'ONU.
Uno dei punti chiave del rapporto è il riconoscimento dei seri problemi di credibilità della Commissione, che creano problemi per l'intera reputazione complessiva delle Nazioni Unite. Il testo, intitolato "Un mondo più sicuro: la nostra responsabilità comune" e realizzato da un gruppo di eminenti studiosi, nota che il problema maggiore è rappresentato dalla presenza tra i 53 membri della Commissione di diversi Stati essi stessi responsabili di gravi violazioni di diritti umani.
"Il rapporto colpisce nel segno quando riconosce che i colpevoli di grosse violazioni dei diritti umani cercano posti nella Commissione per proteggersi dalle critiche," ha detto Joanna Weschler, U.N. advocacy director per Human Rights Watch. "Ma invece di collegare i criteri della membership alla situazione dei diritti umani in uno stato, rinuncia alla battaglia proponendo di espandere la Commissione fino ad includervi tutti i 191 stati membri dell'ONU."
Questa raccomandazione è incoerente con la stessa analisi del rapporto. Nella sezione sull'Assemblea Generale, unico organo dell'ONU a membership universale, si sostiene infatti che essa avrebbe perso in efficacia e si raccomanda di costituire "comitati più piccoli e accuratamente focalizzati".
L'Assemblea generale non è stata granché affidabile come difensore dei diritti umani. Solo alcuni giorni fa, ha deciso di non intraprendere azioni né discutere eventuali sanzioni contro stati colpevoli di gravi abusi, come il Sudan, dove la pulizia etnica provoca sempre maggiori crimini contro l'umanità nella regione occidentale del Darfur, lo Zimbabwe e la Bielorussia. Persino la Commissione nella sua attuale composizione aveva votato critiche alla Bielorussia quest'anno.
"Un organo con 191 membri può fare ben poco in una sessione di sei settimane. Al massimo possono discutere" ha detto sempre Weschler.
Human Rights Watch ha proposto l'introduzione di criteri di membership e di obblighi inerenti i diritti per i governi che vogliano entrare a far parte della Commissione. Inoltre, la Commissione sui Diritti Umani dovrebbe diventare un organismo fisso, capace di agire nei momenti di crisi quando si verificano senza bisogno di aspettare la sessione annuale di sei settimane. Si raccomanda in pratica la creazione in un futuro indeterminato di un Consiglio sui Diritti Umani, a carattere probabilmente permanente.
Tra i molti temi trattati nel rapporto, Human Rights Watch apprezza in particolare la raccomandazione al Consiglio di Sicurezza di essere pronto ad usare la propria autorità per far arrivare i casi di violazioni alla Corte Penale Internazionale.
Di grande importanza sono anche le raccomandazioni che riguardano la responsabilità per le Nazioni Unite di garantire ai civili protezione dalle atrocità e dalle uccisioni di massa perpetrate dai loro governi. Human Rights Watch appoggia i cinque criteri di legittimazione esposti nel rapporto, ma critica la mancanza di riferimenti al diritto umanitario internazionale come principio guida indispensabile di ogni azione militare. Significativamente, il rapporto invita i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza ad "astenersi dall'uso del veto nei casi di genocidio e violazione su larga scala dei diritti umani"; raccomandazione fortemente condivisa da Human Rights Watch.
Human Rights Watch approva la definizione di terrorismo proposta nel rapporto, per cui il diritto di resistere all'occupazione straniera non implica quello di bersagliare civili e non combattenti.
"Niente giustifica attacchi deliberati contro i civili" sostiene Weschler.
Human Rights Watch accoglie con favore anche le raccomandazioni del rapporto sul processo collegato all'individuazione e creazione di liste di individui ed entità ritenute supporter di al-Qaeda e a tutte le altre liste create in relazione ad altri regimi sanzionatori del Consiglio di Sicurezza.
"Da anni ci preoccupiamo della mancanza di un processo ben definito per la creazione e correzione delle liste di individui ed entità obiettivo di sanzioni" aggiunge ancora Weschler "Ci fa piacere che questo gruppo di studiosi abbia finalmente sottolineato la necessità di occuparsi della questione".
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