L'occidente non cancella i loro debiti
La conclusione dell'incontro svoltosi ieri a Giakarta rappresenta una tremenda sintesi di quali sono i valori e gli interessi che dominano oggi nel mondo. Di fronte a centinaia di migliaia di morti assistiamo al trionfo del cinismo, della menzogna e, ancora una volta, all'onnippotenza del dio denaro.
Infatti l'unica ipotesti fino ad ora concretamene avanzata è stata la possibilità di una moratoria del debito, ossia di prolungarne i tempi di restituzione. a anche questa decisione è stata rimandata al 12 gennaio all'incontro del club di Parigi.
Vi è inoltre un impegno, ancora da formalizzare, della Banca Centrale Europea di stanziare un prestito, non una donazione, di un miliardo di euro, prevedendo "interessi contenuti"; che significa concretamente aumentare ulteriormente il debito stesso.
E' inoltre lecito purtroppo dubitare che tutti gli aiuti promessi arriveranno a destinazione: in occasione del terremoto in Iran solo il 17% dei fondi annunciati furono realmente stanziati!
Tra i Paesi colpiti dalla violenza dello Tsunami, vi sono alcune delle nazioni maggiormente indebitate con gli organismi finanziari internazionali. La presenza del debito ha fino ad ora strangolato l'economie locali, obbligandole a tagliare i servizi sociali, l'istruzione e la sanità.
Lo Tsunami ha trasformato questa drammatica situazione di miseria e di povertà in una tragedia senza fine.
La cancellazione del debito senza alcuna condizione è l'unica scelta necessaria, anche se da sola non sufficiente. Per poter pensare ad una ricostruzione che non sia il prolungarsi di una miseria totale a tale decisione va aggiunta la necessità di circa 4 miliardi di dollari di cui 977 milioni disponibili immediatamente per gli interventi urgenti dei primi sei mesi, come chiesto da Kofi Annan.
Ma ognuno di noi è chiamato ad assumersi le proprie responsabilità; è soprattutto in situazioni simili che è necessario dimostrare concretamente se e come un altro mondo è possibile.
La GAD alla riapertura del Parlamento italiano presenti immediatamente una proposta unitaria attraverso la quale:
1. si vincoli il governo a realizzare uno stanziamento pari a quanto speso nel 2004 per partecipare all' occupazione militare dell' Iraq;
2. si adeguino i fondi destinati annualmente alla cooperazione internazionale a quanto previsto dall'accordo OCSE ovvero ad un ammontare pari allo 0,7% del PIL. L'Italia allo stato attuale con una percentuale dello 0,11% si colloca infatti all'ultimo posto dei Paesi OCSE;
3. si chieda al governo la cancellazione, e non la moratoria, del debito estero dei Paesi coinvolti nella tragedia;
4. si esiga la massima trasparenza, sulla destinazione dei fondi ed in particolare di quelli raccolti attraverso gli SMS solidali. Infatti quei soldi dovrebbero transitare solo momentaneamente nelle casse governative, essendo stati direttamente destinati dagli italiani alle popolazioni colpite dal maremoto
5. si proponga il diritto alla libera circolazione per i migranti provenienti dalle zone colpite dallo Tsunami.
Sulla gestione finanziaria degli aiuti il trucco del governo c'è, si vede e deve essere denunciato. La dichiarata sospensione, e non cancellazione, dello stock di debito per Indonesia e Sri Lanka non è che un gioco di prestigio maldestro: se da una parte infatti tale somma non sarebbe comunque stata esigibile visto l'impatto dello Tsunami sulle economie dei Paesi coinvolti, dall'altra tale giro di partite non costituisce nessun aiuto concreto agli interventi di emergenza da porre in essere nell'immediato.
Un'opposizione che si candida a governare ha il dovere di mostrare che la propria visione del mondo è differente e che viene documentata attraverso proposte precise rivolte al governo in carica e con l'impegno formale ad inserirle nel proprio programma di governo. La strada è quella indicata in questi giorni da milioni d'italiani che con le loro donazioni hanno reso ancora piu‘ stridente il confronto con il cinismo di Berlusconi e dei suoi alleati.
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