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Appello ai capi di stato dei paesi indebitati

27 gennaio 2005
Sdebitarsi

Introduzione e presentazione dell’iniziativa

L’intento dell’appello annesso è stimolare una presa di posizione da parte degli Stati indebitati, approfittando del felice momento cominciato con il fallimento del Vertice di Cancun, che ha mostrato un rinnovato protagonismo da parte dei Paesi del Sud.
Va superata, a tale proposito, l’eccessiva timidezza di cui tali Paesi danno prova nei confronti dei centri del potere finanziario. Ciò potrà avvenire solo mediante uno sforzo congiunto. I recenti esempi dell’Argentina (entro certi limiti positivo) e del Brasile (negativo per la reticenza del governo Lula a mettere in discussione i propri rapporti con i creditori) rivelano ancora una volta l’importanza strategica del tema e l’irrinunciabilità di un approccio unitario.
Gli obiettivi perseguiti sono quattro:
a) in primo luogo la creazione di un forum internazionale dei paesi debitori che costituisca la controparte del Club di Parigi e delle istituzioni finanziarie internazionali controllate dai creditori;
b) l’avvio della sospensione dei pagamenti come stimolo per raggiungere una soluzione complessiva basata sul raggiungimento dei due ulteriori obiettivi;
c) la convocazione di una Conferenza internazionale che veda la partecipazione di tutti i debitori e di tutti i creditori, sul modello di quella di Londra sui debiti tedeschi svoltasi dal 28 febbraio all’8 agosto 1952;
d) la richiesta di un parere consultivo alla Corte internazionale di giustizia da parte dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite.
Quest’ultimo punto merita qualche ulteriore chiarimento. La Corte internazionale di giustizia, ai sensi dell’art. 65, 1° comma, della Carta delle Nazioni Unite, “può dare un parere consultivo su qualsiasi questione giuridica a richiesta di qualsiasi organo od ente a ciò autorizzato a norma dello Statuto delle Nazioni Unite”.
L’organo più indicato a questo proposito è costituito dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, data la natura generale delle sue competenze e la sua posizione centrale di organo politico, nel quale sono rappresentati tutti gli Stati membri.
Il parere consultivo della Corte consentirebbe di chiarire il quadro giuridico nel quale va collocato il debito. Gli studi finora effettuati in materia dimostrano che il debito va a incidere su una serie di norme internazionali di grande importanza, da quelle relative alla tutela dei diritti umani, a quelle sulla protezione dell’ambiente, ai principi giuridici internazionali ricavabili dagli ordinamenti interni che proibiscono l’usura, al principio di buona fede, al diritto all’autodeterminazione dei popoli, al concetto stesso di sovranità.
Il chiarimento del quadro giuridico è preliminare sia all’avvio del negoziato complessivo in sede di conferenza mondiale sul problema sia a quello di un arbitrato. Non c’è quindi contrapposizione ma complementarità tra l’intervento della Corte internazionale di giustizia e l’eventuale istituzione di una o più Corti arbitrali in ordine agli specifici rapporti debitori che sarebbero chiamate ad applicare, fra l’altro, i principi e le norme di diritto internazionale accertati dalla Corte.
Bisogna inoltre sottolineare che il parere consultivo eserciterebbe effetti a favore dei debitori anche nell’attuale quadro dei rapporti esistenti. Le istituzioni finanziarie internazionali, in particolare, sarebbero tenute ad applicare detti principi e dette norme. Verrebbe in tal modo avviato a soluzione positiva lo storico scollamento esistente fra tali istituzioni e i fini delle Nazioni Unite nel loro complesso, in particolare per quanto riguarda il tema dei diritti umani.
L’ottenimento della risoluzione dell’Assemblea generale che richieda il parere consultivo si presenta non facile. Alcuni tentativi effettuati in passato, infatti, si sono arenati di fronte alle forti pressioni dei creditori, capeggiati dal governo statunitense.
Idem dicasi per l’art. 7 della legge italiana, che pure resta vincolante nonostante il tentativo del governo Berlusconi di dichiararne l’abrogazione.
Nel recente passato, tuttavia, vi sono due esempi di risoluzioni approvate nonostante tale fuoco di sbarramento su argomenti di grande importanza politica: quella sulle armi nucleari (metà anni Novanta) e la recentissima risoluzione che ha chiesto alla Corte internazionale di giustizia di pronunciarsi sulla legittimità del muro costruito dal governo Sharon sul territorio palestinese.
Bisogna quindi chiedersi perché il tema del debito estero non riesca a guadagnare l’attenzione dei consessi mondiali e la spiegazione va probabilmente ricercata nel potere di ricatto esercitato dai creditori. Ciò rende ancora più importante la costruzione di un fronte compatto dei debitori.
Il ruolo delle organizzazioni governative può risultare a tale riguardo determinante per il loro carattere transnazionale e trasversale.
Quanto ai rapporti con i Governi, sono stati avviati una serie di contatti con i rappresentanti permanenti dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, individuando un target di dieci Paesi (Brasile, Cuba, Venezuela, Argentina, Sudafrica, Nigeria, Ghana, Libano, Malesia, Bangladesh). Tali rapporti tuttavia sono a uno stadio iniziale e vanno ripresi con maggiore organicità. Parallelamente va avviata una pressione coordinata e crescente sui governi dei Paesi debitori.
Sul fronte delle ONG, il CADTM ha dato il proprio assenso a partecipare alla campagna anche se vanno tuttora chiariti i dettagli della collaborazione.


APPELLO AI CAPI DI STATO DEI PAESI INDEBITATI

Eccellenze!

Il debito estero costituisce un onere pesantissimo sulle economie e le società della stragrande maggioranza degli Stati e dei popoli del nostro pianeta. La sua esistenza impedisce il raggiungimento di fondamentali obiettivi di sviluppo e soddisfacimento dei diritti umani più elementari, sui quali pure si registra il consenso formale della totalità dei governi e delle organizzazioni internazionali.

Si tratta di una situazione davvero insostenibile, che produce in ogni momento danni irreparabili sul piano sociale e su quello della salvaguardia dell’ambiente, mettendo a repentaglio il presente e l’avvenire dell’umanità.

Le posizioni rispettive dei debitori e dei creditori sono fortemente sperequate. Mentre infatti i secondi si giovano di organizzazioni apposite, che sono il Club di Parigi e il Club di Londra, i primi sono costretti ad agire in modo isolato e disorganizzato.

Il debito estero esistente, dati i meccanismi che ne hanno prodotto la rapida accumulazione e gli effetti che esso produce, si rivela in flagrante e insanabile contraddizione con i principi fondamentali del diritto internazionale e con i principi generali di diritto, come accertato in modo rigoroso da numerosi giuristi di ogni continente.

In virtù di tali principi gli Stati debitori sono oggi autorizzati a proclamare una moratoria unilaterale dei pagamenti, che preluda a una Conferenza internazionale sul tema, sul modello di quella relativa al debito tedesco che si svolse a Londra nel 1952, e alla richiesta, da parte dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, di un parere consultivo della Corte internazionale di giustizia che affermi quali sono le norme di diritto internazionale applicabili.

Vi chiediamo quindi, in nome dell’umanità sofferente sotto il giogo del debito e delle generazioni future, di

1. sospendere immediatamente ogni pagamento del debito esistente nei confronti di creditori pubblici e privati, ivi comprese le istituzioni finanziarie internazionali;

2. chiedere la convocazione di una conferenza internazionale sul tema che veda la partecipazione, su di un piede di parità, di tutti gli Stati indebitati e di tutti i creditori pubblici e privati;

3. promuovere l’adozione, da parte dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, di un parere consultivo della Corte internazionale di giustizia sul debito estero, che ne accerti la conformità al diritto internazionale vigente e ai principi generali di diritto.


APPEAL TO THE HEADS OF STATE OF INDEBTED COUNTRIES

Excellences,

The external debt constitutes a heavy burden on the economy and of societies of the great majority of the countries and of the peoples of our planet. Its existence jeopardizes the realization of the fundamental development goals and of the satisfaction of the most elementary human rights, already approved by the totality of government and of international organizations.

It is a really unsustainable situation, which produces irreparable damages at social level and at the level of the protection of the environment, putting at risk the present and the future of humanity.

The respective positions of debtors and creditors are strongly unbalanced. In fact, while the latter have the advantage of specific organizations, which are the Paris Club and the London Club, the former are still at the beginning of a process of identification of instruments apt to realize their objectives.

The existing external debt, given the mechanisms which produced its rapid accumulation and the effects it produces, is in clear and irremediable contradiction with the fundamental principles of international law and the general principles of law, as indicated by many jurists of all continents.

Because of these principles, the debtor states are today authorized to proclaim a unilateral moratorium of payments, preluding to an International Conference on the theme, like the one on the German debt which took place in London on 1952, and the request of a consultative opinion, by the General Assembly of the United Nations, affirming which norms of international right are applicable.

Therefore we asks you, on behalf of suffering humanity under the burden of debt and of future generations, to

1. create an international forum of debtor countries for the concertation of respective initiatives and strategies;

2. suspend immediately every debt payment to public and private creditors, included the international financial institutions;

3. require the convocation of un international conference on the issue with the participation, in a condition of parity, of all the indebted states and of all public and private creditors;

4. promote the request, on the part of the General Assembly of United Nations, of a consultative opinion of the International Court of Justice on the external debt, verifying its conformity to international law and to the general principles of law.


APPEL AUX CHEFS D’ETAT DES PAYS ENDETTES

Vos Excellences !

La dette extérieure constitue un poids énorme sur les économies et les sociétés de la majeure partie des Etats et des populations de notre planète. Son existence empêche d’atteindre les objectifs fondamentaux de développement, comme de parvenir à la satisfaction des droits de l’homme les plus élémentaires, sur lesquels on constate pourtant un consensus formel de la totalité des gouvernements et des organisations internationales.

Il s’agit d’une situation vraiment insoutenable, qui produit à chaque instant des dommages irréparables sur le plan social ainsi qu’au niveau de la préservation de l’environnement, menaçant le présent comme l’avenir de l’humanité.

Les positions respectives des débiteurs et des créditeurs sont fortement disparates. Tandis que les seconds prennent appui sur les organisations consacrées, que sont le Club de Paris et celui de Londres, les premiers en sont encore au début d’un processus d’identification des instruments utiles à la poursuite de leurs objectifs.

La dette extérieure actuelle, étant donnés les mécanismes qui en ont produit la rapide accumulation et les effets que cela induit, se révèle en flagrante et irrémédiable contradiction avec les principes fondamentaux du droit international comme avec les principes généraux du droit, tels qu’officiellement définis par de nombreux juristes de chaque continent.

En vertu de tels principes, les Etats débiteurs sont aujourd’hui autorisés à proclamer un moratoire unilatéral des paiements, qui précèdera à une Conférence internationale sur ce thème, reprenant le modèle de celle relative à la dette allemande de 1952 à Londres, et à la demande, formulée par l’Assemblée Générale des Nations Unies, d’un avis consultatif de la Cour Internationale de Justice définissant quelles sont les normes de droit applicables en la matière.

Nous vous demandons donc, au nom des populations qui souffrent de la dette et au nom des générations futures, de :

1. Suspendre immédiatement tout paiement de la dette existante à l’égard des créditeurs publics et privés, y comprises les institutions financières internationales ;

2. Demander la convocation d’une conférence internationale sur ce thème qui voit la participation, sur un pied de parité, de tous les Etats endettés et de tous les créditeurs publics et privés ;

3. Promouvoir l’adoption, de la part de l’Assemblée Générale des Nations Unies, d’un avis consultatif de la Cour Internationale de Justice sur la dette extérieure, qui en vérifie la conformité au droit international en vigueur et aux principes généraux du droit.

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