Tamil Nadu: un mese dopo il tsunami
Il grande mostro che ha colpito le coste del Tamil Nadu è andato via.
La grande onda ha colpito Chennai, la capitale,
verso le 8 del
mattino,
abbattendosi sulla grande spiaggia in cui la domenica mattina la gente
si
reca a passeggiare. Se l’onda fosse arrivata di pomeriggio, i morti
sarebbero stati decine di migliaia. Le comunicazioni si sono
interrotte.
Così come l’energia elettrica. Per qualche tragico motivo, non è stata
capita la gravità di quanto succedeva, così circa un’ora dopo, l’onda è
arrivata a Velanganni, e vi ha lasciato più di 3000 morti.
Ha continuato la sua corsa seminando distruzione e morte lunga la costa,
Il 26 dicembre il Paese non si è fermato.
In Tamil si è lavorato per 48 ore senza distinzione di casta, di religione o di razza. Nelle prime 24 ore i morti sepolti sono stati riconosciuti dai familiari o amici. Molti, provenendo da paesi lontani o da altri stati, hanno lasciato che i loro cari fossero sepolti nelle fosse comuni. Il 28 mattina ogni corpo, prima di essere sepolto, è stato fotografato. Davanti alle foto esposte il lungo pellegrinaggio dei parenti in cerca di conferme o di speranza. Il concetto di fossa comune che noi abbiamo, le immagini proposte dai media, non rendono però la pietas della sepoltura. Tutti vengono onorati insieme. Le tombe coperte di fiori multicolori da cui salgono, verso il cielo, i tubi degli sfiatatoi. Lo spazio intorno alle tombe ben pulito e curato; le cerimonie funebri mandano al cielo musica e canti di dolore, senza distinzione.
I gesuiti hanno messo a disposizione i propri legali per la ricostruzione dei documenti andati perduti, per i certificati di morte, per tutta la documentazione individuale. Molte persone sono state riconosciute tramite gli oggetti che indossavano.
Il Governo ha subito predisposto un piano d’intervento che può
essere riassunto così:
- Possono intervenire nella ricostruzione solo le
organizzazioni, laiche e religiose, registrate come società di servizi
sociali. A
queste possono affiancarsi, come collaboratori, quelle non registrate.
- Ogni società deve presentare un programma di lavoro e garantire
la disponibilità dei fondi necessari a portarlo a termine. Circa 35mila
euro a villaggio, in media.
- Nessuna società può prendere in carico gli orfani. Questi sono
presi tutti in carico dallo stato che li consegna ai familiari
superstiti o
se ne fa carico direttamente, nel caso siano completamente soli.
- Il governo ha provveduto, immediatamente, alla costruzione di
case
temporanee dei servizi igienici. Le case definitive sono state promesse
entro un anno, costruite con regole ben precise e distanti non meno di
500 metri dal mare.
- È stato fatto immediatamente un censimento: tutti gli studenti
universitari, a gruppi di due, vanno di villaggio in villaggio e
stilano
l’elenco preciso delle famiglie e dei danni che ognuna ha subito.
- Ogni famiglia ha ricevuto un contributo in denaro per l’acquisto
degli utensili casalinghi e riso.
- Acquisto di barche e riparazione di quelle danneggiate, entro sei
mesi.
- Le lezioni scolastiche sono state riprese non appena possibile.
- Attualmente il governo studia la possibilità di esproprio dei
terreni per la costruzione dei nuovi villaggi.
- È allo studio la costruzione di muraglioni frangi flutti che,
come nel caso di Arockiapuram, hanno protetto il villaggio e limitato i
danni a qualche barca.
- Sono favorite le piantagioni di cocco sulle spiagge.
Le intenzioni del legislatore sono ottime. In realtà la situazione è
molto diversa. Sulle coste del Tamil non ci sono solo villaggi di
pescatori.
Per noi, sono i poveri pescatori: laggiù i pescatori non sono
poveri.
Rappresentano la parte benestante, se non addirittura ricca della
popolazione. I grandi pescherecci hanno ripreso il mare quasi subito. I
piccoli pescatori in molti casi vi sono imbarcati. La solidarietà è
notevole, anche se circoscritta alla casta di appartenenza. I villaggi
di agricoltori o di pastori o di povera gente che lavora a cottimo
negli
uffici o nelle case, sono stati altrettanto duramente colpiti. Le
risaie
completamente bruciate, le piantagioni di cocco ancora invase
dall’acqua
salata. Migliaia gli animali morti. Qui il governo non ha previsto
aiuti, però accetta i programmi d’intervento delle società registrate.
Il governo del Tamil ha messo a disposizione dei volontari locali,
gratuitamente, i voli per lo Sri Lanka e per Sumatra.
Il Tamil aiuta le
popolazioni dei paesi maggiormente colpiti! Solidarietà, certamente,
accompagnata dal desiderio del governo centrale indiano di presentarsi
al mondo come grande Stato e dalle prossime elezioni governative in
Tamil
Nadu. La Conferenza dei Religiosi dell’India si è riunita ai
primi di
gennaio, passata l’emergenza, per studiare il programma d’intervento.
Le
congregazioni collaborano tutte fra loro, sotto la guida delle diocesi
che sono registrate come società. Il lavoro è distribuito in modo da
non
creare sovrapposizioni o doppioni e consiste in progetti a breve, medio
e
lungo termine. I progetti a breve termine consistono nella
distribuzione di
alimenti e vestiario e nell’analisi delle necessità dei singoli
villaggi. Il lavoro d’analisi è fatto con i capi villaggio; quelli a
medio termine
nell’acquisto di barche per i pescatori e di capre per gli agricoltori;
quelli a lungo termine prevedono la ricostruzione dei villaggi secondo
le direttive governative che prevedono che le abitazioni siano
costruite a
non meno di 500 metri dal mare e non siano in cocco. La famiglia Servitana
è presente in tre aree diverse: a sud, nei distretti di Kannyakumari
e
Tuticorin, operano le suore; al centro, nei distretti
di Tanjavur,
Nagapattinam, e nello stato di Pondichery,
i frati; nella zona di
Chennai e nel distretto di Kanchipuram, suore e frati
lavorano insieme.
Il lavoro di ricostruzione è appena iniziato, si prevede la fine non prima di cinque anni.
Ancora oggi, a distanza di un mese, lungo le coste che da Chennai portano a Cape Comorin è un unico paesaggio: detriti, macerie, spezzoni di barche, stracci colorati e ciabatte spaiate. S’incontra poca gente per la strada. C’è ancora tanta paura del mare. Quel mare, considerato una madre, che ha portato la morte. I bambini tremano al minimo rumore, anche se cominciano a sorridere e a giocare di nuovo.
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