Malati, isolati, oppressi: la storia di Robben Island diventa un incontro di resistenza morale
I partecipanti al convegno erano gruppi di ex malati di lebbra di 24 paesi differenti (africani, sudamericani e asiatici), malati di AIDS e alcuni rappresentanti tra gli ex detenuti della prigione di Robben Island.
Venerdì 4 Febbraio si sono aperti gli incontri e i momenti di condivisione. Il primo tema affrontato verteva sull’isolamento e sulla resistenza contro l’oppressione di ciascuno dei presenti. Le loro storie si intrecciavano in qualche modo con la storia dell’Isola stessa.
Il convegno è stato aperto da una breve introduzione sulla storia dell'isola. Questo luogo fu abitato dai malati di lebbra sudafricani dal 1892 al 1952, dopo la promulgazione della legge del 1891 che costringeva i malati di lebbra all’isolamento assoluto. In seguito il lebbrosario fu trasformato in una prigione per dissidenti e prigionieri politici neri e creoli, la stessa prigione in cui Nelson Mandela ha passato 18 anni della sua vita dal 1961 al 1982.
Nella stessa giornata sono proseguite discussioni su temi come: «La società del welfare ed i diritti di libertà individuali», «L’esperienza dell’isolamento», «Conservare la propria identità di fronte all’oppressione».
Venerdì 5 sono stati affrontati argomenti inerenti in modo specifico a: «Cultura, Identità e Stigma: l’esperienza africana». La discussione è stata aperta da Noerine Kaleeba, la fondatrice di The AIDS Support Organization in Uganda nel 1987, una delle prime comunità in risposta alla piaga dell’AIDS in Africa. Nel pomeriggio l’attenzione si è spostata sul ruolo delle immagini e sul loro potere di influenzare i comportamenti sia delle persone malate sia delle persone sane che si rapportano con loro. «Illuminiamo noi stessi: Ridefiniamo l’immaginario tradizionale» è il titolo che apriva uno dei momenti di confronto di quella giornata.
Domenica 6 Febbraio il convegno si è concluso con un argomento principe: i Diritti Umani. I partecipanti si sono confrontati sui metodi da utilizzare per poterli garantire al meglio. Come ultimo aspetto è stato analizzato il ruolo che la storia può avere come agente di cambiamento sociale.
In questi 3 giorni il diritto di parola è stato riservato solo alle persone che in modo diretto sono state toccate nella loro vita da atteggiamenti di discriminazione causati dalla loro malattia o dalle loro idee politiche.
Dai momenti di condivisione che hanno caratterizzato il convegno, è emerso che non ha un’importanza rilevante il fatto di essere malato di lebbra, piuttosto che sieropositivo o ancora un prigioniero politico, in quanto il meccanismo di esclusione è il medesimo per tutte quelle realtà.
Ai lavori del convegno ha partecipato il dott. Sunil Deepak, Direttore del Dipartimento Medico-scientifico di AIFO. Deepak ha messo in evidenza la grande utilità dell’incontro in quanto ancora oggi in molti paesi in via di sviluppo, ma non solo, sono presenti leggi discriminatorie. Una possibile soluzione è quella di creare nei rispettivi paesi gruppi di pressione, per gestire progetti e attività socio-economiche.
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