Nablus per Giuliana
Guardando le immagini della manifestazione per Giuliana Sgrena a Roma
insieme agli amici e alle amiche palestinesi abbiamo sentito l'esigenza
di far sentire anche la nostra voce, e in un paio di giorni abbiamo
organizzato un piccolo presidio di un centinaio di persone davanti alla
sede della croce rossa internazionale a Nablus, per chiedere la
liberazione di Giuliana, di Florance e degli altri ostaggi.
Siamo consapevoli che la barbarie e il caos iraqeno sono l'unico
risultato tangibile dell'irresponsabile guerra scatenata dagli Stati
Uniti e dai suoi altrettanto irresponsabili alleati; allo stesso modo
crediamo che i sequestri e le uccisioni di civili non si possano
considerare parte della legittima resistenza del popolo iraqeno contro
l'occupazione, sono atti che danneggiano le lotte di liberazione dei
popoli oppressi, in Iraq come in Palestina.
Ci siamo confrontati su questa riflessione con le associazioni e i
singoli con cui collaboriamo qui e abbiamo scritto la "Dawa"
(convocazione, invito,) utilizzando semplici parole d'ordine: " Liberta'
per Giuliana e per tutto il popolo iraqeno."
Abbiamo raccolto subito l'adesione delle donne della Palestinian Working
Woman Society (PWWSD) che gia' nei giorni precedenti avevano scritto un
appello per la liberazione di Giuliana, della confederazione delle Trade
Unions palestinesi (PGFTU) e della Palestinian Medical Relief Society
(PMRS).
Nelle ore seguenti sono giunte le adesioni del Palestininan National
Council (il parlamento dell'OLP), dell'ordine dei giornalisti di Nablus,
dell'associazione dei prigionieri palestinesi, dei maggiori partiti
politici palestinesi, del dipartimento di giornalismo dell'univesita' di
Nablus, del centro culturale che si occupa di infanzia, di alcuni
comitati dei campi profughi e di alcuni internazionali presenti a Nablus.
Ieri eravamo una settantina di persone, oltre ai rappresentati delle
realta' che avevano aderito, c'erano i volontari delle ambulanze, i
bambini della strada, il cognato della nostra padrona di casa, e
l'anziano comunista A. B. che di manifestazioni ne ha organizzate e
viste migliaia negli ultimi 50 anni.
Un piccolo gruppo di persone, con bandiere della pace, foto di giuliana,
striscioni e cartelli in varie lingue in cui la parola piu' ricorrente
era liberta', per Giuliana Sgrena, per Florance, per gli altri
giornalisti sequestrati in Iraq, per gli ottomila prigionieri
palestinesi nelle carceri israeliane, per l'Iraq e per la Palestina.
Un'altra dimostrazione della volonta' dei palestinesi e delle
palestinesi di essere attori consapevoli della storia contemporanea, che
e' la storia di tutti, e partecipi delle lotte per la liberta' e la
giustizia dei popoli, dovunque esse siano.
"La giornalista italiana Giuliana Sgrena ha dedicato la sua vita e le
sue energie alla causa dei popoli oppressi, cercando di mostrare al
mondo le sofferenze inflitte a intere popolazioni dai potenti del mondo.
Ribadiamo la nostra assoluta contrarieta' alla politica dei sequestri,
soprattutto ai danni di giornalisti, in quanto inutile e dannosa" con
queste parole il Dott. Ghassan Hamdan direttore del Medical Relief di
Nablus apre il suo discorso a nome del comitato di solidarietà.
Il portavoce dell'unione dei giornalisti di Nablus centra il suo
intervento sulle condizioni di insicurezza e precarietà in cui vivono i
giornalisti in tutto il mondo, ricorda che sono 69 i giornalisti morti
in Iraq dall'inizio dell'occupazione e che "non si può parlare di
democrazia, mentre il diritto ad un'informazione libera non è tutelato,
mentre nessuno si preoccupa della sicurezza dei giornalisti".
Il messaggio alle grandi potenze è chiaro: l'attuale condizione dei
giornalisti nelle zone di conflitto e' il risultato di una politica che
tende a scoraggiare la presenza di voci libere e di occhi indiscreti.
Occhi come quelli di Giuliana Sgrena "fondamentali per fare conoscere al
mondo una verità diversa da quella dei grandi media al servizio del
potere, chi l'ha rapita deve sapere che queste azioni danneggiano la
legittima lotta del popolo iraqeno contro l'occupazione americana.
Liberatela, lasciate che torni al suo lavoro, l'Iraq ha bisogno della
sua voce".
Infine il breve appello in inglese di una delle volontarie del presidio,
che inizia con il riconoscimento delle responsabilita' del governo
italiano per la drammatica situazione in cui vive il popolo iraqeno, e
continua (riprendendo l'appello del manifesto su Al-jazeera) ricordando
come Giuliana Sgrena sia una delle poche voci libere del giornalismo
italiano in Iraq e l'importanza del suo ruolo nel far crescere
l'opposizione alla guerra e all'occupazione nell'opinione pubblica italiana.
Le foto le trovate a questo indirizzo: http://photos.yahoo.com/folder2005
Restiamo qui, insieme agli amici e alle amiche palestinesi, in attesa di
vederla tornare.
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