È molto alto in questo contesto storico politico internazionale, contrassegnato da una lunga storia di dolore e rancore, il rischio di arrivare a giustificare la violenza e le reazioni estreme sotto il segno dell’autodifesa e l’uso di categorie “resistenziali”. Si assiste con sgomento alla definizione dell’eccidio del 7 ottobre come espressione necessaria di una guerra di liberazione degli oppressi, così come alla presentazione dei bombardamenti sulla popolazione civile di Gaza come azione antiterrorismo.
Contro tali tesi autodistruttive è importante perciò dare spazio e conoscenza, come stiamo cercando di fare su Città Nuova, a tutte le iniziative in controtendenza che mirano a riconciliare palestinesi ed ebrei israeliani, non solo come testimonianza di umanità ma come ragione politica da far valere in tutte le sedi. Allo stesso tempo è indispensabile sostenere l’interruzione della fornitura di armi.
Carlo Cefaloni