Palestina

Israele continua a negare il colloquio con un legale ai detenuti palestinesi

18 giugno 2002
Progetto GO'EL - Operazione Colomba
Fonte: Comunita' Papa Giovanni XXIII - Progetto GO'EL - Operazione Colomba

Nuove e vecchie misure israeliane hanno causato un significativo
peggioramento riguardo al rispetto dei diritti dei detenuti palestinesi.
L'ordine militare 1500, stabilito il 5 aprile, provvede a negare il
colloquio dell'avvocato con il detenuto palestinese, per un periodo iniziale
di diciotto giorni, rinnovabile fino ad un totale di novanta. Altri tre
ordini militari stabiliti hanno lo scopo di estendere il periodo senza poter
contattare un avvocato. Anche quando una visita puo' essere fatta ai
detenuti palestinesi, gli avvocati affrontano numerose difficolta' a causa
dei numerosi check-point e posti di blocco sono limitati nelle loro liberta'
di movimento verso la corte militare dell'insediamento di Beit El. In
diversi casi, le guardie israeliane hanno aperto il fuoco sugli avvocati.
Non c'e' uno spazio dedicato agli avvocati per incontrare i detenuti, prima
che essi compaiano di fronte a un giudice militare. Gli avvocati
palestinesi, visitando la corte militare in Beit El non possono accedere ai
servizi di fotocopiatura ostacolandoli nel loro lavoro perche' li rende
incapaci di fotocopiare fascicoli e documenti. Inoltre non hanno nemmeno
accesso ai servizi di traduzione, mentre i documenti sono spesso solo
disponibili in ebraico. Ai cancelli del centro di detenzione di Ofer gli
avvocati devono aspettare molte ore. Sono soggetti a molestie e
perquisizioni corporali. Agli avvocati palestinesi viene frequentemente
negato il colloquio con i detenuti e i processi vengono svolti di notte. Tra
l'altro gli avvocati non hanno accesso alle liste dei detenuti che devono
essere processati il giorno seguente e c'e' stato un numero di casi in cui i
detenuti palestinesi sono stati giudicati e processati senza la presenza dei
loro legali. Gli avvocati palestinesi riportano, in molti casi, il rifiuto
dei permessi di visita per "ragioni di emergenza" in particolare alle
prigioni di Hadarim e Asqualan. Questa misura e' usata come pretesto per
negare effettivamente il colloquio con un legale. Un detenuto e' piu'
vulnerabile quando gli viene negato ogni contatto col mondo esterno durante
il periodo iniziale di detenzione, e particolarmente quando l'isolamento
coincide con l'interrogatorio. Nei mesi recenti Law ha ricevuto numero
crescente di report sulla tortura e il maltrattamento durante gli
interrogatori. Conseguentemente la legge e la pratica che regolano questo
periodo iniziale di detenzione sono particolari motivi di preoccupazione. La
legge internazionale protegge i diritti fondamentali dei detenuti. L'art. 72
della quarta convenzione di Ginevra richiede che i detenuti "siano assistiti
da un qualificato avvocato o legale nella loro scelta, che dovrebbe essere
in grado di visitarli liberamente ed accedere a tutte le facilitazioni per
preparare la difesa". Gli arresti arbitrari e la detenzione sono chiaramente
proibiti dall'art. 9 (1) della convenzione internazionale per i diritti
civili e politici che afferma che nessuno puo' essere soggetto ad arresti
arbitrari o detenzione, mentre l'articolo 10 (1) afferma che tutte le
persone private della loro liberta' devono essere trattate con umanita' e
con rispetto per la loro dignita' di persona umana. L'art. 9 (3) richiede
che in caso di crimini la persona arrestata o detenuta deve essere
prontamente portata difronte al giudice o ad altro ufficiale autorizzato
dalla legge ad esercitare il potere giudiziario. I ritardi non possono
eccedere i pochi giorni. La detenzione prima del processo dovrebbe essere
un'eccezione e durare il meno possibile. Inoltre l'art. 9 (5) dichiara che
"chiunque sia stato vittima di un arresto fuori legge deve avere il diritto
alla compensazione". Law e' seriamente preoccupata circa il destino di
migliaia di prigionieri palestinesi che sono ancora in custodia, senza
accusa o custodia, senza accusa o processo, spesso sotto ordini di
detenzione amministrativa che puo' sempre essere rinnovata a tempo
indefinito. C'e' una forte evidenza che la maggioranza di questi detenuti
siano stati arbitrariamente detenuti e che migliaia di palestinesi siano
stati raggirati, umiliati, maltrattati e tenuti in degradanti condizioni a
modo di punizione collettiva. Law inoltre chiede al governo di Israele di
assicurare i diritti dei detenuti in accordo con le leggi internazionali sui
diritti umani. Tra l'altro, Law chiede alla comunita' internazionale, in
particolare ai membri di stato dell'Unione Europea, di assicurare che
Israele rispetti la quarta convenzione di Ginevra e verificare gli obblighi
legali.

[LAW: Societa' Palestinese per la Protezione dei Diritti Umani e l'Ambiente
e' un'organizzazione non governativa che si dedica al rispetto dei diritti
umani attraverso la difesa legale. Law e' affiliata alla Commissione
Internazionale dei Giuristi (ICJ), la Federazione Internazionale per i
Diritti Umani (FIDH) e l'Organizzazione Mondiale contro la Tortura (OMCT)]

Per contatti:
LAW - The Palestinian Society for The Protection of Human Rights and the
Environment
PO BOX 20873, Jerusalem
Tel +972-2-5833530 / Fax +972-2-5833317
E-mail: law@lawsociety.org / Website: www.lawsociety.org

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SILWAL: UNITA' SPECIALE ISRAELIANA UCCIDE IL PADRE E FERISCE IL FIGLIO
[13 giugno 2002]

Questa mattina, le forze speciali israeliane hanno fatto incursione nella
casa della famiglia al-Rajabi nelle vicinanze di Silwal a Gerusalemme Est
uccidendo Khader al-Rajabi e ferendo suo figlio. Law chiede alle autorita'
israeliane di investigare le circostanze degli eventi e riportare i
colpevoli difronte alla giustizia. Secondo le ricerche di Law una grande
unita' di forze speciali israeliane sono entrate nella casa alle sei di
questa mattina. Fahmi al-Rajabi ha detto che suo fratello Zuhair tornando a
casa questa mattina ha visto un gran numero di truppe israeliane. Appena
arrivato a casa ha serrato la porta. Forze speciali hanno cercato di forzare
l'entrata colpendo la porta con un grosso martello. A quel punto Zuhair ha
aperto la porta immediatamente. Quando suo fratello Hazim (28 anni) si e'
avvicinato alla porta, le forze israeliane gli hanno sparato due volte al
petto. Ha perso molto sangue prima dell'arrivo dell'ambulanza circa un'ora
dopo. Hazim e' stato portato all'ospedale di Hadassah. Fahmi al-Rajabi ha
detto: "Ho cercato di trascinare mio fratello ferito lontano dalle truppe
israeliane ma i soldati non me l'hanno permesso." Fahmi al-Rajabi ha detto
poi che le truppe israeliane hanno picchiato suo padre, Khader al-Rajabi.
"Alcuni membri delle unita' speciali lo hanno spinto contro un angolo e gli
altri due gli hanno compresso l'addome finche' e' spirato". L'unita'
speciale ha lasciato la casa alle sette. La famiglia lo ha portato
immediatamente all'ospedale di al-Maqasset. All'arrivo i dottori hanno detto
che era gia' morto. Secondo dei testimoni alcuni membri dell'unita' speciale
israeliana hanno anche sparato gas lacrimogeni dentro al palazzo che
consiste in tre appartamenti e ospita 38 persone, di cui 14 bambini. Quando
usati impropriamente i lacrimogeni diventano una forma letale di munizioni,
e sparargli dentro spazi chiusi o tirargli direttamente contro degli
individui e' una chiara violazione dei principi internazionali che
necessiterebbero di un rafforzamento. Law condanna fortemente l'uccisione e
il ferimento di Khader al-Rajabi e di suo figlio Hazim. Questo e' un atto
arbitrario e irrispettoso contro la vita umana e i principi che riguardano
l'uso di una forza letale. L'uso di tale forza era assolutamente non
necessario e sproporzionato, per di piu' poteva essere evitato. L'art. 147
della Quarta Convenzione di Ginevra classifica le uccisioni volontarie come
un grave abuso della Convenzione. Israele e' legalmente responsabile degli
atti dei suoi agenti, ed e' obbligato ad assicurare che gli agenti
aderiscano alla Convenzione in modo da processarli per aver commesso tali
abusi. I membri dell'unita' speciale israeliana, se giudicati colpevoli,
sono soggetti a sanzioni. Inoltre tutti gli stati firmatari della Quarta
Convenzione di Ginevra hanno il dovere e l'obbligo di investigare e
processare gli individui responsabili di tali crimini, chiunque essi siano.

[LAW: Societa' Palestinese per la Protezione dei Diritti Umani e l'Ambiente
e' un'organizzazione non governativa che si dedica al rispetto dei diritti
umani attraverso la difesa legale. Law e' affiliata alla Commissione
Internazionale dei Giuristi (ICJ), la Federazione Internazionale per i
Diritti Umani (FIDH) e l'Organizzazione Mondiale contro la Tortura (OMCT)]

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I DETENUTI PALESTINESI SONO AMMESSI AGLI ESAMI FINALI
[16 giugno 2002]
Domani, piu' di cento studenti palestinesi si sottoporranno al loro esame
finale, in vari centri di detenzione israeliani. I ragazzi palestinesi
detenuti sono stati ammessi agli esami finali in classi assegnate da Israele
nei centri dove si svolgono gli interrogatori o dove vengono tenuti, in
seguito alla campagna arbitraria israeliana di arresti di massa, iniziata il
29 marzo 2002. Il caso segue la petizione degli avvocati di Law, petizione
che riguarda Azew Bishara portata davanti alla Corte Suprema di Israele, in
modo da permettere agli studenti palestinesi detenuti di sottoporsi agli
esami finali. Gli esami si svolgeranno in classi create appositamente nei
centri di detenzione, in particolare al centro di dentenzione di Ofer a
Beitunia. La petizione richiedeva anche il permesso ai detenuti palestinesi
di studiare sui libri e la richiesta di un coordinamento con il Ministero
Palestinese dell'Educazione. L'educazione e' un diritto basilare, essenziale
per lo sviluppo di tutte le societa'. La Dichiarazione Universale dei
Diritti Umani stabilisce nell'art. 26 (1) che "chiunque ha diritto
all'educazione". Il diritto all'educazione e' protetto dall'art. 50 della
Quarta Convenzione di Ginevra la quale afferma che si deve "facilitare il
lavoro di tutte le istituzioni che si dedicano alla cura ed educazione dei
bambini". L'art. 28 del Corpo dei Principi dell'Onu per la protezione di
tutte le persone sotto ogni forma di detenzione o di arresto (UNGA 43/173)
stabilisce che una persona detenuta "deve avere il diritto di ottenere entro
i limiti delle risorse disponibili, ragionevoli quantita' di materiale
culturale, di informazione ed educazione in modo da garantire l'educazione
nel luogo di detenzione". L'art. 77 dell'Onu sullo standard delle regole di
base per il trattamento dei prigionieri stabilisce che "si debba provvedere
all'educazione dei prigionieri qualora essi ne necessitino" ed inoltre "che
l'educazione dei prigionieri sia integrata nel sistema educazionale di tale
stato, in modo che dopo il loro rilascio possano continuare la loro
educazione senza difficolta'". Sebbene Law accetta la decisione della Corte
Suprema di Israele, Law e' profondamente preoccupata per le varie
complicazioni causate dalle misure israeliane messe in atto nei Territori
Occupati Palestinesi che contribuiscono a violare il diritto all'educazione.
Gli studenti palestinesi dei Territori Occupati incontreranno difficolta'
domani in vista dell'esame finale. L'attuale assedio israeliano e le varie
invasioni hanno impedito agli insegnanti e studenti palestinesi di
raggiungere i centri di educazione. Un certo numero di scuole palestinesi
sono state occupate e trasformate in avamposti militari. Il corso degli
studi e' quindi stato sospeso in molte scuole della Cisgiordania. Per di
piu' molte scuole sono state chiuse per periodi prolungati. Anche un numero
rilevante di scuole elementari cosi' come quelle superiori, incluse quelle
private e quelle dell'UNRWA nei Territori Occupati, sono state danneggiate
dai frequenti bombardamenti israeliani. Tra l'altro un elevato numero di
ragazzi e di studenti palestinesi sono stati arrestati. Law percio' si
appella alla comunita' internazionale per dimostrare la sua preoccupazione
concernente il diritto all'educazione e per sostenere gli obblighi legali
della legge internazionale in modo da garantire il rispetto dei diritti
umani.

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