Intervista al leader di Hamas: siamo aperti al dialogo con tutti
Khaled Mashaal ritiene che buoni rapporti con Mosca diano una chance al Medio Oriente.
Entro la fine di febbraio, grazie all’invito di Vladimir Putin, può arrivare una delegazione del movimento radicale HAMAS. Il movimento, che negli USA, in Europa ed in Israele è considerato terrorista, ha vinto le elezioni parlamentari nell’autonomia Palestinese ed adesso forma un nuovo governo. All vigilia della sua visita, il leader di HAMAS, Khaled Mashaal, ha rilasciato un’intervista esclusiva alla “N.G.” (Nezavisimaja Gazeta, n.d.t.)
-Signor Mashaal, che cosa si aspetta dal viaggio a Mosca?
- Per noi è stato un grande onore ricevere un invito da Putin. Risponderemo al più presto a questo invito e non ci sono motivi per dubitare che la risposta di HAMAS sarà positiva. La Russia è il primo tra i paesi del “Quartetto del Medio Oriente” (Russia, USA, Europa, ONU – “N.G.”) che ha manifestato rispetto nei confronti della scelta fatta dai Palestinesi e ha evidenziato, ancora una volta, che non considera HAMAS un movimento terrorista ed estremista. Apprezziamo molto una tale posizione.
La Russia svolge un ruolo significativo nell’arena della pace, in particolare nella risoluzione del complesso conflitto arabo-israeliano. L’instaurazione di buoni rapporti con Mosca rappresenta una chance preziosa per HAMAS per promuovere in avanti il processo di pace. Per questo faremo ogni sforzo per mantenere e sviluppare la collaborazione con la Federazione Russa. Cogliendo l’occasione, vorrei esprimere il mio profondo riconoscimento al popolo russo, che ha sempre goduto, da parte dei palestinesi, di un sincero rispetto per la sua posizione di amicizia e comprensione dei nostri problemi.
-Secondo le dichiarazioni dei rappresentanti ufficiali, la parte russa cercherà di convincere HAMAS ad occupare una posizione più moderata nei confronti di Israele, a riconoscerle il diritto all’esistenza e a rinunciare alla lotta armata. Il movimento è pronto ad accettare questo?
- Israele è un paese avversario che attua contro di noi una politica agressiva e che occupa le nostre terre. I coloni si impadroniscono dei nostri territori, separando la riva occidentale del Giordano dal settore di Gaza. Le azioni militari di Israele creano molti problemi ai palestinesi. Secondo Israele, un gran numero di omicidi e menzogne sono da attribuire unilateralmente a Gaza. Sotto l’occupazione totale si trovano non meno di novemila palestinesi. Israele ignora completamente i nostri diritti. In questa fase non ci sono assolutamente segni che gli israeliani intendano cessare la guerra contro il nostro popolo. Ma se Israele riconoscerà i nostri diritti e si assumerà l’impegno di abbandonare tutte le terre occupate, allora HAMAS, unitamente al popolo palestinese, prenderà la decisione di cessare l’opposizione armata.
-Qual’é la posizione di HAMAS in relazione al piano di risoluzione pacifica “Road Map”? I nuovi poteri dell’autonomia palestinese si atterranno a questo piano?
- Questa domanda sarebbe meglio rivolgerla ad Israele e a Washington. Il piano “Road Map” è stato elaborato dall’amministrazione del Presidente USA, George Bush, ma i suoi alleati israeliani si sono rifiutati di appoggiare questo progetto, e gli americani sono stati costretti di fatto a dimenticarsene. Per di più, Bush era d’accordo con la serie di rivendicazioni del Premier-ministro Ariel Sharon, che hanno messo fine a questo piano, togliendogli anche quei punti razionali che in esso erano presenti da sempre.
Su insistenza del capo del governo israeliano, nel progetto vennero inseriti 14 emendamenti, dopo i quali la “Road Map” perse definitivamente senso e da piano di risoluzione pacifica si trasformò nel piano di Sharon. Venne congelata la risoluzione delle questioni come quella dello stato di Gerusalemme, del ritorno dei profughi e del ripristino dei confini dal 1967. In tal modo, tenendo conto del fatto che nessuno osserva le condizioni della “Road Map”, anche i palestinesi non ritengono opportuno seguirle.
-L’Amministrazione USA dichiara che non collaborerà con un governo, formato da HAMAS, in quanto lo considera un movimento terrorista. Come commentate una tale presa di posizione da parte di Washington?
- Noi siamo aperti al dialogo con tutto il mondo. HAMAS non imponeva limitazioni qualsiasi ai contatti con gli USA. Per sfortuna, gli americani continuano a sostenere totalmente la linea di Israele, con la quale essi stessi limitano le possibilità di instaurazione di una normale collaborazione con la Palestina. Abbiamo avviato molte relazioni politematiche con gli europei. Non penso che dovremo avere problemi nella collaborazione con le nazioni di tutto il mondo. Il nostro unico problema è l’occupazione israeliana.
-Gli USA e l’Unione Europea minacciano di sospendere il sostegno economico all’Autonomia palestinese, se HAMAS non rinuncia agli slogan inneggianti alla distruzione di Israele. Che azioni ha intenzione di intraprendere il movimento in relazione a ciò?
- Riponiamo grandi speranze nel sostegno dei paesi arabi e musulmani, nonché del resto del mondo libero. Abbiamo effetivamente molto bisogno di questo sostegno, per poter realizzare progetti, mirati alla creazione delle condizioni per la fioritura della nazione palestinese. Il compito prioritario per HAMAS riguarda il mantenimento e la crescita di rapporti amichevoli con gli Stati vicini alla Palestina. Siamo anche pronti al dialogo con tutti i principali politici del mondo. E’ necessario essere contenti del riconoscimento dei diritti legittimi del nostro popolo.
-In che fase si trova la formazione del nuovo governo palestinese?
- Conduciamo attive consultazioni per la formazione del nuovo governo della Palestina. Ma non abbiamo ancora concordato definitivamente le candidature per le cariche concrete. HAMAS interviene per la formazione di un consiglio dei ministri, che rappresenti gli interessi di tutti i palestinesi. La rappresentanza di tutta la nazione nel gabinetto è la garanzia del suo successo. Allunghiamo la mano ai nostri fratelli di FATAH e li invitiamo a collaborare e a dividere la responsabilità per il futuro della Palestina. Purtroppo, alcuni rappresentanti del movimento non sono d’accordo con i risultati del voto e vogliono contestare la vittoria di HAMAS. Ciononostante, in FATAH ci sono anche degli ambienti razionali, che considerano giusta l’instaurazione di un dialogo costruttivo in nome della comune lotta all’occupazione israeliana.
-Quali compiti prioritari si pongono di fronte al futuro governo?
- Il programa di HAMAS è indirizzato alla difesa e al ripristino dei diritti legittimi del popolo palestinese. Prima di tutto, dei diritti ad un proprio Stato indipendente e all’autodeterminazione. Il nostro compito di primaria importanza è la cessazione dell’occupazione e dell’aggressione da parte di Israele. Perché il nostro popolo merita una vita normale senza violenza e oppressione. Inoltre, alla Palestina sono necessari ministri competenti e onesti, pronti a servire per il bene dei palestinesi. La loro missione principale sarà la preparazione del programma di trasformazioni complesse, grazie alle quali arriverà la fine della corruzione estesa, e gli organi amministrativi cominceranno a funzionare effettivamente. Un enorme lavoro precederà la riforma finanziaria, il ripristino delle infrastrutture e la realizzazione dei più svariati programmi di sviluppo.
Dal dossier della “N.G.”
Khaled Mashaal è nato nel 1956 a Ramallah. Nel 1976 fuggì con la famiglia dalle azioni militari in Kuwait. Si laureò in Fisica presso l’Università Kuwaitiana. Nel 1990 si trasferì in Giordania, dove si unì ad HAMAS. Il 25 settembre 1997 i servizi segreti israeliani del “Mossad” cercarono di ucciderlo con il veleno. Le autorità giordane arrestarono i due agenti, che avevano compiuto l’attentato, ed in cambio del loro rilascio ricevettero l’antidoto e riuscirono ad avere la liberazione del fondatore di HAMAS, lo sceicco Ahmed Yassin. Dalla Giordania Mashaal si trasferì in Katar e da là in Siria. A Damasco capeggiò l’ufficio locale di HAMAS, e, successivamente, anche la direzione politica del movimento. Ha quattro figli e tre figlie.
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