Nablus: l'esercito israeliano invade la citta' e ferisce un attivista
Questa mattina presto l'esercito israeliano ha reinvaso, per la quinta volta in un mese, la citta' di Nablus, con un gran numero di tank e jeep.
La tattica e' sempre la stessa, alcune case vengono occupate, tutti gli abitanti stipati in una stanza e i cecchini si piazzano nel resto della casa. La Jamal Abed Nasser School in Ras El-Ain e' stata occupata e trasformata in un centro di detenzione temporanea.
I tank si sono posizionati agli incroci delle strade principali, e i soldati hanno rastrellato casa per casa facendo saltare le porte con l'esplosivo. In tutta la citta' vecchia non c'e' ormai una sola casa non lesionata. Le case della citta' vecchia hanno le mura in comune, i soldati hanno aperto in ogni muro dei grossi buchi per creare dei passaggi in modo da evitare i vicoli. Sembrano tunnel per topi.
E' la quarta/quinta volta in un mese che molte famiglie vengono terrorizzate in questo modo. Alcune buche nel muro erano state riparate, hanno ridistrutto le riparazioni.
I soldati hanno fatto irruzione in tutte le scuole della citta' e ne hanno ordinato la chiusura.
Un'attivista americano dell'Ism, Eric, e' stato ferito mentre monitorava l'entrata est della citta' vecchia, dove era in corso uno scontro tra due tank israeliani e una jeep piena di poliziotti e un gruppo di ragazzi palestinesi armati di pietre e bottiglie. Eric si trovava li' insieme ad altri tre internazionali e uno staff medico per soccorrere i feriti.
Portavano delle giacche fluorescenti ed erano perfettamente riconoscibili.
E' stato raggiunto da quattro proiettili di gomma che gli hanno causato ferite alla testa e alle gambe. E' tuttora in ospedale.
Il dottor Ghassam del Medical Relief stasera mi ha detto al telefono che si aspettano una nottata terribile. Tutti i volontari e lo staff medico stanno dormendo nelle cliniche e nell'ospedale. Gli chiedo se hanno un piano di emergenza. Mi risponde che per loro da un'anno l'emergenza e il quotidiano sono la stessa cosa.
Sociale.network