RIFLESSIONI DELLA DELEGAZIONE CPT, Settembre 2003
SEGNALI DI PACE di Janet Mac Donell
"Nella famiglia globale, tutte le guerre sono guerre civili", dice Ghazi Brigithe, musulmano palestinese. Lui e il suo amico Rani Elhanan, ebreo israeliano, sono venuti a parlarci tramite l'Associazione Bereaved Families.
La figlia quattordicenne di Rani è stata uccisa da un attentato suicida.
Ghazi ha invece perso due fratelli.
Nel dolore, i due uomini hanno cominciato a capire che uccidere non è un'usanza musulmana o ebraica, ma una politica del governo. Mi hanno parlato delle 1400 testimonianze di nonviolenza a favore della pace, fatte nelle scuole e delle donazioni di sangue da loro organizzate. I palestinesi donano sangue agli israeliani feriti e gli israeliani fanno lo stesso.
Rani lo definisce, "lo stesso sangue per la pace".
La mia indignazione cresce quando ripenso alle ore e alle pagine di violenza trasmesse dai media, mentre gli sforzi per la pace non vengono presi in considerazione...
IMMAGINI E REALTA' di Bill Baldwin
Siamo stati bombardati da così tante immagini, piacevoli e spiacevoli, alcune interessanti, altre terribili, che è difficile tirarne fuori qualcosa...
Ad Hebron, siamo stati in grado di unirci al CPT per la scorta dei bambini a scuola. Sebbene dovuta al pericolo della violenza militare contro i bambini, tale esperienza è stata una delle parti più piacevoli del nostro viaggio. Camminare lungo le strade della bellissima parte vecchia di Hebron, circondati da una folla di scolari, è stato troppo divertente. Sfortunatamente la notizia che l'esercito israeliano ha distrutto una casa e ucciso un giovane dentro, ha interrotto il nostro divertimento.
Un'altra esperienza memorabile è stata l'incontro con il barbiere che mi ha tagliato i capelli. Nonostante fosse indebitato fino agli occhi e in apprensione per la probabile demolizione della sua casa, quest'uomo continua ad esercitare il suo mestiere. Qualche volta taglia pure i capelli gratis per i disoccupati. Il suo piccolo negozio è anche un posto di ritrovo e d'incontro. Un posto dove potersi incontrare e parlare può diventare un sano rifugio in un'insana situazione.
DOV'E' LA GIUSTIZIA? di Christina Gibb e Angela Godfrey
Il Comitato Israeliano contro la Demolizione delle Case ci ha guidato nella visita del muro di sicurezza (Apartheid Wall) che è stato completato vicino a Jayyous, ad ovest di Nablus. Abbiamo camminato giù per un sentiero, dal villaggio al cancello del muro di sicurezza, nella valle sottostante per incontrare Sharif, un contadino locale.
Abbiamo dovuto parlargli attraverso la recinzione, sebbene il villaggio fosse casa sua. Sharif ci ha spiegato che il muro passa per 5 o 6 km. dentro la Cisgiordania nel confine riconosciuto dal 1967. Lui e altri 60 contadini sono stati tagliati fuori dalla loro terra.
"Coltiviamo non solo le olive che potete vedere, ma anche limoni, uva, avocado, mango e guava", ci ha detto.
"Possiamo oltrepassare il cancello durante soltanto i 5 minuti in cui viene aperto dai soldati, tre volte al giorno. Per lavorare la terra, molti di noi vivono in capanne nei campi, lasciando le nostre mogli e famiglie a casa. Per di più, l'acqua è a valle, e non possiamo più pomparla dal villaggio. Arriva al villaggio per un paio d'ore ogni due/tre giorni."
Sharif dice che nel 1947 molti palestinesi fuggirono dalla loro terra quando i villaggi furono attaccati. Non sono mai più ritornati. Adesso, sono determinati a restare nelle loro terre e case. "Non abbiamo nulla contro la popolazione israeliana", ci dice.
"Abbiamo vissuto vicini l'uno accanto all'altro commerciando e producendo pacificamente per molto tempo. Ma dov'è la giustizia adesso per noi?"
Traduzione a cura di Operazione Colomba - Corpo Nonviolento di Pace - Comunità Papa Giovanni XXIII
www.operazionecolomba.org
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