Gaza, la strage degli innocenti
Si tinge ancora una volta del sangue di palestinesi innocenti l'offensiva aerea di Israele. Ieri una donna incinta e suo fratello sono stati uccisi e altri 14 palestinesi feriti (tre dei quali bambini) in un nuovo raid avvenuto a Khan Yunis (Gaza). Un missile sganciato da un aereo (o un elicottero) in apparenza contro una automobile - con a bordo uomini dei Comitati di resistenza popolare - ha colpito invece una abitazione civile. Un nuovo «tragico errore», un nuovo «danno collaterale» della campagna militare che Israele ha dichiarato ai militanti palestinesi accusati di lanciare razzi artigianali contro la città di Sderot. Gli abitanti della cittadina israeliana, esasperati, ora protestano scioperando contro lo stato. Il ministro della difesa e loro concittadino Amir Peretz (laburista), tenta di placarli dando via libera a raid aerei e cannoneggiamenti e, si dice, presto anche a un' ampia offensiva di terra. I palestinesi replicano con nuovi lanci di razzi.
Un susseguirsi di attacchi e rappresaglie che pagano a caro prezzo i civili palestinesi mentre Peretz, secondo la stampa israeliana, avrebbe autorizzato l'eliminazione di dirigenti di Hamas. Il quotidiano Yediot Ahronotieri ha pubblicato le sagome di otto possibili obiettivi del fuoco israeliano, tra questi il premier Ismail Haniyeh, il ministro degli esteri Mahmud Zahar e il ministro degli interni Said Siam. Israele le definisce «esecuzioni mirate» di militanti e dirigenti ma a morire sono anche innocenti.
Ieri centinaia di palestinesi hanno partecipato a Jabaliya ai funerali di due fratellini e un adolescente centrati da un missile israeliano sparato contro una automobile con a bordo due attivisti delle Brigate dei Martiri di Al-Aqsa. Nei giorni scorsi altri bambini palestinesi erano rimasti uccisi in varie operazioni militari israeliane, ma la comunità internazionale resta in silenzio o si limita ad esortare alla «moderazione» le due parti in conflitto.
Di questa indifferenza verso la sorte dei palestinesi sotto occupazione e il sangue che scorre ogni giorno abbiamo discusso con Michael «Mikado» Warshavski, uno dei più noti pacifisti israeliani ed autore del libro «Israele-Palestina. La sfida binazionale».
Innocenti colpiti a morte, ogni giorno da Gaza arrivano notizie drammatiche che non scuotono l'opinione pubblica mondiale. Ma fino a qualche anno fa non era così..
La ragione principale dell'indifferenza è che i neocon americani e i loro alleati nel mondo sono riusciti a far passare la tesi che nella «lotta al terrorismo internazionale» in corso un tributo di vite innocenti è inevitabile, quasi necessario. Ogni giorno apprendiamo di vittime civili in operazioni aeree e terrestri americane in Afghanistan o in Iraq ma tutto ciò non scuote l'opinione pubblica mondiale, soprattutto quella occidentale. Queste persone sono riuscite a far credere a centinaia di milioni di persone che l'occupazione di determinati paesi, l'utilizzo di armi devastanti e la conseguente morte di uomini, donne e bambini senza alcuna responsabilità è il prezzo da pagare per la nostra sicurezza. Tutto ciò è vero anche, e soprattutto, in Israele dove Sharon prima e Olmert poi hanno fatto di tutto per far credere alla popolazione che il nostro esercito «è il più morale al mondo» e che la colpa è sempre dei palestinesi, anche quando i nostri soldati ammazzano donne e bambini sulla spiaggia o passeggiano in strada. Quelle morti, ci spiegano politici e militari, rientrano nei costi umani che garantiscono la nostra sicurezza. Naturalmente dopo ogni uccisione queste persone si affrettano ad esprimere rammarico per l'«errore», ma sottolineando che la responsabilità è sempre dei militanti palestinesi.
E il centrosinistra israeliano'? In questi ultimi anni laburisti e Meretz hanno accettato l'unilateralismo ideato dalla destra, senza ammetterlo.I piani unilaterali di Sharon e di Olmert vanno benissimo ad una buona fetta della sinistra israeliana tradizionale, come il Meretz e il partito laburista, forze politiche che in pubblico si proclamano per la ripresa dei negoziati ma in realtà accettano il muro in costruzione in Cisgiordania e tutto ciò che di unilaterale si sta realizzando sul terreno. Non bisogna dimenticare che l'idea della separazione netta dai palestinesi appartiene prima di tutto ai laburisti. E se l'unilateralismo è ok, allora a queste forze politiche va bene anche tutto ciò che decidono i comandi militari, anche quando a rimetterci la vita sono palestinesi innocenti.
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