Palestina

Una guerra a doppia morale

27 luglio 2006
Zeev Maoz (ordinario di Scienze politiche e direttore del Programma di Relazioni internazionali all'Università della California)
Fonte: Il Manifesto (http://www.ilmanifesto.it)

Vi è un consenso totale in Israele che la guerra contro gli Hezbollah in Libano è una guerra giusta e morale. Sfortunatamente questo consenso è basato su una memoria corta e selettiva, su una visione del mondo che guarda solo all'interno di sé, e su doppi standard. Questa non è solo unaguerra, l'uso della forza è eccessivo e indiscriminato e il fine ultimo è l'estorsione.Questo non implica che Hezbollah abbia una ragione morale in questo conflitto, ma piuttosto il contrario. Ma il fatto che Hezbollah abbia «iniziato» il conflitto attaccando e sequestrando dei soldati israeliani attraversando una frontiera riconosciuta internazionalmente non sposta il peso della moralità dal lato di Israele. Cominciamo a partire da alcuni fatti. Nel 1982 Israele ha invaso il Libano e occupato la sua capitale Beirut. Nel corso dell'invasione, Israele ha buttato migliaia di tonnellate di bombe su centri abitati da popolazione civile,uccidendo e ferendo gravemente migliaia di civili innocenti. Stime prudenti danno un numero di morti intorno a 14.000 (di cui 5.000 civili a Beirut). La maggior parte dei morti non aveva niente a che vedere con l'Olp, la scusa utilizzata per questa invasione. L'occupazione di diverse parti del Libano si è protratta poi per 18 anni.Durante le operazioni «Responsabilità» (nel 1993) e «Frutti del rancore» (nel 1996) i bombardamenti israeliani a bersagli civili causarono evacuazioni di massa dal sud del Libano; in ambedue i casi il numero di rifugiati stimato fu di più di 500.000 libanesi. Non si ha una credibile stima del numero di civili morti in questi due incidenti,madurante l'operazione «Frutti del rancore », Israele colpì un rifugio civile ammazzando 103 civili compresi donne e bambini. Questo fu certamente un danno collaterale, ma certo non aiuta a dare all'operazione una base morale. Il 28 luglio 1988 le forze speciali israeliane rapirono lo Sceicco Obeid, e il 21 maggio 1994 Mustafa Dirani, responsabile di aver catturato il pilota israelianoRonArad. Israele liha tenuti prigionieri con altri 20 libanesi che aveva catturato in circostanze segrete per lunghissimi periodi senza processo. Questi libanesi venivano trattenuti come «pedine di scambio». SEGUEA PAGINA 4 Apparentemente il rapimento di israeliani a scopo di scambio è moralmente biasimevole,mamilitarmenteda punire quando sono gli Hezbollah a rapire ma non quando lo fa Israele. Gli Hezbollah nel loro attacco alla pattuglia israeliana del 12 giugno, hanno violato un confine internazionalmente riconosciuto. Il fatto è incontestabile. E' tuttavia meno conosciuto il fatto che Israele ha violato lo spazio aereo tutti i giorni da quando, sei anni fa, si è ritirata dal sud del Libano. E' vero che questi voli non hanno ammazzato libanesi, ma una violazione di frontiera è una violazione di frontiera. E anche in questo caso non si può dire che Israele abbia un livello di moralità più elevato. Questo per quanto riguarda la storia del livello di moralità e per passare ad analizzare il conflitto presente. Qual è la differenza fra gli Hezbollah che lanciano i razzi Katyusha contro i centri dove vivono civili israeliani e gli attacchi israeliani contro centri civili a Beirut, Tiro, Sidone emolti villaggi del sud del Libano? L'argomento israeliano che i membri di Hezbollah si nascondono fra i civili suggerisce metaforicamente che la vittima di uno stupro da parte di un gruppo è colpevole perché si trovava nel posto sbagliato nel momento sbagliato. Finora più di 30 civili israeliani sono stati uccisi dai razzi Hezbollah, contro i più di 400 libanesi, praticamente tutti civili. E, cosa più importante, gli attacchi israeliani alle infrastrutture libanesi, aldilà di ottenere l'effetto controproducente di distruggere quella parte di Libano che sarebbe interesse di Israele preservare, vittimizza la popolazione libanese. L'aumentata difficoltà di operare degli ospedali e dei servizi pubblici è un effetto diretto della strategia israeliana. Lo scopo dichiarato degli attacchi israeliani a obiettivi infrastrutturali e contro la popolazione è quello di spingere il debole governo libanese ad attuare la risoluzioneOnu1559 che chiede il disarmo di tutte le milizie in Libano. Questo è un esercizio di estorsione non meno del rapimento dei soldati israeliani da parte di Hezbollah. Questa strategia è un tentativo di ottenere la sottomissione del governo libanese attraverso attacchi sistematici ai suoi cittadini,ma nonvi èunbriciolo dimoralità in questa azione. Questa guerra ha un importante aspetto di propaganda, è una gara di auto-vittimizzazione. Ognuno dei due lavora per convincere la comunità internazionale che è più disgraziato del suo nemico. Comeogni lotta di propaganda, israeliani e libanesi fanno uso dell'informazione in maniera selettiva, distorta e auto-giustificante. Se Israele vuole costruire il suo caso sulla nozione che la comunità internazionale comprerà i suoi beni rovinati, che continui a deludersi. Gli israeliani tuttavia lo devono a se stessi per affrontare la scomodaverità (per prendere in prestito una frase di Al Gore). Israele potrebbe vinceremilitarmente questo conflitto per la sua enorme asimmetrica superiorità militare, ma forse può non conseguire alcuni dei suoi obiettivi politici. Eppure, Israele non ha nessuna superiorità morale né nessuno status speciale quando va nel campo delle rivendicazioni morali. Tragicamente, la battaglia morale è condannata a terminare inunesito in cui tutti i contendenti ne escono come perdenti..

(traduzione di Sancia Gaetani)

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