Palestina

Medioriente: Tutti gli errori dei presidenti Usa

28 luglio 2006
Patrick Seale (Ex corrispondente del settimanale inglese The Observer, ha passato trent’anni a contatto con il Medioriente e con i più importati leader della regione. Ha pubblicato numerosi libri.)
Fonte: Liberazione (http://www.liberazione.it)

Dopo aver ignorato la guerra per due settimane, Condoleezza Rice, Segretario di Stato Usa, ha nell’ ultima settimana visitato il Libano ed Israele ed ha partecipato al vertice del gruppo di contatto a Roma. Sfortunatamente, in ogni posto dove si è fermata ha sbagliato quasi tutto. Non solo per colpa sua. lei è succube di una politica estera americana sbagliata.
Il suo primo, e più importante, errore è stato quello di non insistere per un cessate il fuoco. Aspetta, ha dichiarato, che le condizioni «siano costruttive». Un cessate il fuoco sarebbe inutile, ha detto, se come effetto restaurasse semplicemente lo status quo che c’era prima dello scontro tra Israele e gli Hezbollah. Il suo scopo, ha spiegato, è quello di portare un deciso miglioramento alle condizioni di Israele, per creare un «nuovo Medio Oriente democratico». Questo naturalmente è un discorso che può piacere solo ad Israele ed è pura fantasia.

Fino a quando gli Stati Uniti si interesseranno solo della sicurezza di Israele ed ignoreranno gli interessi delle parti Arabe coinvolte nel conflitto, gli sforzi di Condoleezza Rice saranno condannati al fallimento.

Il suo secondo errore è stato quello di non invitare gli Hezbollah, la Siria e L’Iran all’incontro di Roma. Come può sperare di raggiungere un accordo se le parti coinvolte nel conflitto sono assenti? (Anche Israele era assente, ma i suoi interessi erano ampiamente rappresentati dagli Stati Uniti). La risposta è che Dr. Rice non ha nessun interesse a raggiungere un accordo o mediare ad una soluzione. Condoleezza vuole solo imporre condizioni ai nemici di Israele, o permettere che che Israele lo faccia per conto suo.

Niente descrive meglio le contraddizioni della politica americana del fatto che Washington sta fornendo ad Israele bombe di precisione e benzina per gli aerei per un valore di centinaia di milioni di dollari, allo stesso tempo invia aiuti umanitari per 30 milioni di dollari la popolazione libanese.

A Beirut Rice ha sparso lacrime di coccodrillo per la morte di oltre 350 libanesi, quasi tutti civili, il ferimento i migliaia di persone e il trasferimento forzato - dai loro villaggi distrutti - di oltre 800 mila libanesi. In Israele non ha esitato quando il primo ministro Olmert ha annunciato di continuare i bombardamenti. Basta solo questo perché agli occhi del mondo risulti colpevole.

L’obiettivo dichiarato di Rice è assicurare il rilascio dei due soldati israeliani catturati, disarmare Hezbollah e costringerli a retrocedere per 20 chilometri dal confine con Israele, per poi installare una forza internazionale per prevenire futuri attacchi contro Israele. Questi sono obiettivi irrealistici, in quanto non danno agli Hezbollah e ai suoi sostenitori nessuna ragione per adeguarsi.

Rice avrebbe ottenuto maggior successi se fosse stata più equilibrata. Per esempio avrebbe potuto: a) chiedere una tregua, il che significa la sospensione delle azioni militari da entrambe le parti, allo scopo di permettere la distribuzione degli aiuti alla popolazione civile; b) insistere in uno scambio di prigionieri (inclusi alcuni prigionieri libanesi che sono detenuti nelle carceri israeliane da almeno 30 anni); c) chiedere a Hezbollah di ritirarsi dalla zona di frontiera in cambio di un ritiro di Israele dalla zona di Shebaa, un’area in territorio libanese occupato dal 1967. Queste richieste avrebbero potuto gettare alcune basi per un cessate il fuoco permanente.

Il terzo errore della Rice è stato il suo tentativo di racimolare una forza internazionale per disarmare Hezbollah. E’ una assurdità. Se una forza di pace fosse dislocata al solo scopo di proteggere Israele sarebbe immediatamente attaccata da Hezbollah. Nessuno Stato sarebbe disposto ad esporre le proprie truppe in questo modo.

Se invece a questa forza internazionale fosse dato un mandato di imporre la pace, e non solamente un mandato di peace-keeping, dovrebbe avere la capacità di fermare Israele come Hezbollah. Sarebbe in grado di prevenire le incursioni israeliane, come è spesso accaduto in passato? Darebbe la caccia ai numerosi agenti israeliani che si trovano in Libano, come la cellula recentemente scoperta dalle autorità libanesi che avrebbe avuto il compito di portare a termine degli assassini mirati?

Avrebbe la capacità di fermare gli aerei israeliani che sorvolassero il territorio libanese, un fatto che accade regolarmente da 40 anni? Se la risposta a queste domande è “no”, l’idea di una forza internazionale è meglio che sia abbandonata.
Condoleezza Rice è nella scomoda posizione di aver ereditato una politica americana difettosa. E non appare avere le capacità e la forza per cambiare direzione.

A parte le numerose piccole aggressioni, Israele invase il Libano nel 1978. L’allora presidente Jimmy Carter gli ordinò di ritirarsi. Questo avvenne, ma solo dopo che era stata formata una zona di sicurezza sotto il controllo di una forza militare. Nel 1982 Israele invase di nuovo, provocando la morte di almeno 20 mila libanesi e palestinesi, bombardando Beirut. Piuttosto che imitare Carter, il presidente Reagan decise di negoziare il ritiro. Come risultato, con la complicità americana, Israele mantenne l’occupazione di un 10% del territorio libanese fino a quando dovette abbandonarlo in conseguenza della guerriglia di Hezbollah nel 2000.

Permettere ad Israele di restare per 22 anni nel sud del Libano è stato uno dei maggiori errori della politica americana. Hezbollah è il prodotto di quella politica. Con la benedizione di Washington il ministro della difesa israeliano Peretz ora intende stabilire una nuova zona di sicurezza. Il leader degli Hezbollah Nasrallah, ha minacciato l’uso della guerriglia. E’ una ricetta per un conflitto permanente.

Qualcuno dovrebbe spiegare alla Rice che Hezbollah non è una organizzazione terroristica. E’ un movimento di resistenza che non ha intenzione di rinunciare alle armi fino quando si sentirà minacciata da Israele.

Un secondo e più grande errore degli Usa fu quello di permettere l’occupazione da parte idi Israele della West Bank e di Gaza negli ultimi 39 anni. Hamas è un prodotto di quella politica. I conflitti in Libano e in Palestina sono legati. Israele non può continuare ad uccidere palestinesi ed aspettarsi che il fronte libanese resti tranquillo. Il terzo errore americano fu quello di permettere che l’occupazione delle alture del Golan proseguisse, e che fosse permesso a Israele di imporre delle colonie. Nel marzo del 2000, Clinton in un incontro con il presidente siriano Asad arrivò vicino ad un accordo. Ma influenzato da cattivi consiglieri, come Dennis Ross Clinton fallì con Barak, l’allora primo ministro israeliano.

Condoleezza Rice sostiene di volere l’implementazione della risoluzione 1559, che chiede il disarmo di Hezbollah. Ma cosa ne pensa della risoluzione 242 passata dopo la guerra del 1967 che proclama l’inammissibilità dell’acquisizione di territori attraverso la guerra? I principali problemi che interessano quell’area - inclusa la rabbia, la violenza, la resistenza armata e il terrorismo - sono il frutto del fallimento americano nel non fare rispettare quella risoluzione.

Condoleezza Rice dice che vuole una pace “basata su principi durevoli e non su soluzioni temporanei”. E’ un obiettivo ammirevole, purché i principi siano quelli giusti.

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