Lettera da Gaza
Oggi manifestazioni di protesta per la strage dei 60 civili a Qana in
Libano da parte di Israele si sono svolte in tutta la Striscia di Gaza, da
Khan Younis a Gaza City.
Anche le ONG e le Associazioni palestinesi hanno manifestato davanti alla
sede delle Nazioni Unite a Gaza questa mattina, protestando per
l’incapacità delle NU di svolgere il proprio mandato tanto in Libano
quanto in Palestina, di fronte ad Israele, a protezione della popolazione
civile, 10 anni fa, come oggi. Ad Israele è permesso di uccidere e
uccidere ancora, nel vizioso circolo di guerra, unica sua prigione.
Le manifestazioni sono terminate due ore fa con l’assalto agli uffici
delle NU a Gaza City, che sono stati gravemente danneggiati. I manifestanti
sono entrati nella sede, e come i loro fratelli a Beirut, hanno distrutto
gli uffici e le macchine.
Intanto Israele continua nella sua follia di distruzione sistematica di
Gaza. Oggi sono state bombardate dagli elicotteri altre due case, una a
Saftawi, l’altra a Beit Hanoun, a nord della Striscia di Gaza, l’una a due
ore di distanza dall’altra, l’ultima preceduta da una telefonata dove il
messaggio registrato dava un tempo di sole due ore alla famiglia per lasciare la
casa. Sono nove, in quattro giorni, le case distrutte con questo sistema.
Dopo nemmeno mezz’ora l’esercito di occupazione israeliano ha bombardato
la stazione di polizia di Al-Sara’ya. Non sappiamo ancora se ci sono
vittime.
A Jabaliya, a Beit Lahiya centinaia di persone vivono nelle scuole da
giorni, fuggite dalle proprie case attorno alle quali un vicino era stato
terroristicamente avvertito, per mettersi al sicuro. Fino ad oggi 67
telefonate sono state registrate, molte delle quali sembrerebbero false,
ossia fatte dagli stessi palestinesi. La guerra studiata, preparata ad
arte, produce anche questa aberrazione, mettere gli uni contro gli altri,
creare situazioni fratricide. Il Libano degli anni ’80 ne è testimonianza.
L’odio viene montato in Medio Oriente da questo incolmabile silenzio,
nutrito dalla orribile violenza di Israele resa lecita dagli USA e
dall’Europa e dalla maggior parte degli Stati Arabi.
Domani probabilmente saremo costretti ancora a lasciare Gaza per qualche
giorno.
Ritorneremo come sempre e, come avviene già da parecchi mesi, aspettando
che altre inazioni e silenzio/assenso della Comunità internazionale sui
massacri di Israele ci obbligheranno ancora ad interrompere il nostro
lavoro.
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