Vogliamo tornare a casa!
Il 23 giugno, qualche giorno prima della grande invasione dell'esercito israeliano sul territorio di Gaza, un gruppo di 9 palestinesi, tra ragazzi e ragazze, aveva ottenuto un visto per l'Italia, invitati dalla Provincia di Milano e da tantissime altre associazioni di solidarieta' per un tour di cultura, tradizione e comunicazione sulla situazione in Palestina.
Il 24 luglio avrebbero dovuto fare ritorno a Gaza, ma la compagnia egiziana "Egipt air" si e' rifiutata di imbarcarli a Fiumicino, per riportarli a casa. La froniera di Rafah, unico passaggio di entrata a Gaza per i palestinesi, e' chiuso dal 24 giugno, giorno della grande invasione di Israele, con l'operazione "Summer rain".
L'esercito, nonostante ufficialmente "non abbia piu' nessun controllo " su quella frontiera da dopo il ritiro dei coloni dalla striscia, di fatto apre e chiude a proprio piacimento.
Neppure la Forza europea EUBAM (European Union Border Aid Monitor) predisposta per l'aiuto e il controllo della frontiera insieme all'autorita' palestinese e all'autorita' egiziana, secondo gli accordi tra tutte le autorita', compresa quella israeliana, ha saputo imporsi per l' apertura della frontiera per il passaggio dei tantissimi palestinesi rimasti bloccati prima dell'invasione, nella striscia di terra fra Egittto e Gaza.
SANABIl e' il nome del gruppo, a Gaza partecipano insieme a molti altri ad una associazione culturale presente in tutto il territorio: "Palestinian Progressive Youth Union" (PPYU). L'associazione ha lo scopo di intervenire e organizzare attivita' socio culturali tra la popolazione giovanile e studentesca, costretta a vivere nella dura prigione della Striscia di Gaza.
Giovani ai quali ogni giorno non e' permesso vivere la propria gioventu' attaccati di continuo dalle bombe di Israele, colpiti ad ogni slancio di crescita personale, impossibilitati a continuare gli studi secondo le proprie scelte, uccisi per errore o per volonta'.
Il gruppo SANABIL ha trasportato per un mese la cultura e le usanze palestinesi che ancora sognano e resistono per avere la liberta' sulla propria terra; per avere il riconoscimento e l'autodeterminazione del loro popolo, della necessita' di vivere in pace.
Sono venuti in Italia cosi come molti altri, per scambiare con noi le loro esperienze, purtroppo pero' non sono riusciti a ripartire e recarsi di nuovo alle loro case, alle loro famiglie, che in questi giorni sono sotto assedio e pesante attacco militare.
Non sappiamo quanto durera' questa ennesima guerra di Israele, che ha ormai coinvolto anche il Libano, lasciando solo un grosso vuoto fatto di distruzione e morte.
I ragazzi fermi in Italia hanno il diritto di ritornare dalle loro famiglie anche esse in pericolo, il piu' presto possibile.
Chiediamo che la comunita' internazionale e i governi si oppongano immediatamente alla continuazione di questo crimine di Israele.
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