Palestina

«Assuefatti alla repressione dei civili abbiamo stravolto una guerra giusta»

o combattendo una organizzazione che colpisce volontariamente gli innocenti *** lo Scrittore
2 agosto 2006
Shalev Meier
Fonte: Il Corriere della Sera (http://www.corriere.it)

In Terra Santa siamo soliti coinvolgere Dio in tutte le guerre che combattiamo, anche quando non sono propriamente guerre di religione. E quando qualcuno combatte in nome di Dio, ha l' impressione che anche la morale sia dalla sua parte. Non si accontenta di una vittoria sul campo di battaglia, vuole una superiorità morale: fa a gara con la controparte a chi soffre di più, mostra le ferite, il sangue e il dolore - le vittime sacrificate a Dio. Nel villaggio di Cana, in Libano, è avvenuta una tragedia terribile. Non ho alcun dubbio che si tratti di un tragico errore, ma non riesco a liberarmi dalla sensazione che ci sia un nesso tra questo errore e l' occupazione e la repressione della popolazione civile che l' esercito israeliano porta avanti ormai da quarant' anni. È impossibile che chi agisce in questo modo non perda sensibilità col passare del tempo. È impossibile che non accada nulla alle menti che impartiscono gli ordini e alle dita che premono i grilletti. Così accade che anche la lotta contro gli Hezbollah, iniziata come una giustificata guerra di difesa per la protezione dei cittadini israeliani dalle minacce di un' organizzazione terroristica, risenta di questa sindrome. Dal primo giorno degli scontri non ci siamo limitati a combattere gli Hezbollah. Abbiamo colpito la vita e i beni della popolazione libanese, non intenzionalmente, ma consapevolmente. Il mondo intero, e anche molti israeliani, protesta e condanna. Ma nonostante il dolore che provo dinanzi alla tragedia di Cana faccio fatica a liberarmi da un' altra sensazione: allorché Israele compie atti del genere il mondo si infuria e ne è disgustato. E a ragione: non si possono accettare episodi simili. Ma allorché il terrorismo musulmano, supportato dagli Stati arabi e islamici colpisce intenzionalmente innocenti in Europa, in America e in Israele, il mondo civile scuote la testa come a dire: è così, così è l' Islam, così sono i suoi fedeli, non c' è niente da fare. Tale atteggiamento è sbagliato e rischioso. Più che nuocere a ebrei, a cristiani, e alla cultura occidentale, agisce come un boomerang che va a colpire l' Islam e i musulmani stessi poiché alla sua base sta l' inaccettabile convinzione che da quella gente e dalla loro cultura non possiamo aspettarci nulla di morale. Io mi sforzo di pensare diversamente. Ammiro ogni cultura e mi aspetto un comportamento morale da ogni essere umano, in primo luogo dai miei connazionali e concittadini. Mi sento soffocare dalla rabbia e dal dolore quando costoro deludono le mie aspettative. Auspico che arrivi il giorno in cui libereremo i palestinesi dal giogo dell' occupazione e daremo loro la possibilità di fondare uno Stato indipendente perché l' occupazione ci ha trasformati in una società meno democratica e meno etica. Ma nella guerra contro gli Hezbollah la situazione è diversa. Israele non mantiene una presenza in Libano e non opprime i cittadini iraniani. Stiamo combattendo questa guerra per allontanare la minaccia del terrorismo dai nostri confini. Stiamo combattendo contro un' organizzazione che colpisce volontariamente civili, non involontariamente. Mi aspetto che il governo libanese e il mondo musulmano osino finalmente affrontare gli Hezbollah e la smettano di dar loro aiuto e rifugio. (Traduzione di Alessandra Shomroni)

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