Palestina

«Con i bombardamenti non abbiamo ottenuto nulla»

Intervista a Galia Golan, docente della Hebrew University di Gerusalemme, impegnata in Peace now e nel Meretz
8 agosto 2006
Sandro Podda
Fonte: Liberazione (http://www.liberazione.it)

«La sicurezza di Israele può passare solo attraverso degli accordi di pace con il Libano, la Siria, i palestinesi e non può essere raggiunta con i bombardamenti». A parlare è Galia Golan, docente emerita della Hebrew University di Gerusalemme, ex presidente e tuttora membro dell’esecutivo del Consiglio Nazionale del partito di sinistra israeliano Meretz. Nata negli Stati Uniti ed emigrata in Israele nel 1966, è un’attivista del movimento pacifista israeliano Peace Now dalla sua nascita nel 1978. Convinta sostenitrice del bisogno di raggiungere una pace giusta con i Paesi arabi intorno ad Israele, Galia Golan ha pubblicato centinaia di articoli sul processo di pace in Medio Oriente, oltre che sul ruolo delle donne nella società israeliana. La raggiungiamo telefonicamente dopo le dichiarazioni di Peace Now, movimento che che nel 1982 fu in prima linea nelle constestazioni all’invasione del Libano e che questa volta si è schierato a favore dell’intervento militare contro Hezbollah.

In questi giorni abbiamo letto con stupore le dichiarazioni del portavoce di PeaceNow, Yariv Oppenheimer, che sostiene che questa è comunque una guerra giusta poiché è diritto di Israele difendersi. Lei cosa ne pensa?

Israele è stata attaccata lungo i suoi confini nazionali e di conseguenza aveva il diritto di rispondere. Ad ogni modo ci sono opinioni molto differenti su come si sarebbe dovuto rispondere. La mia è che la reazione è stata molto rapida e poco ponderata. Inoltre non è stata efficace. Abbiamo davanti agli occhi una terribile escalation che vede coinvolti i civili di entrambe le parti. Credo che il governo e l’esercito israeliano debbano rivedere la loro strategia. Principalmente perché questa non risolverà il problema, che è disarmare Hezbollah. In futuro questo potrà passare solo attraverso una sorta di negoziazione. L’offensiva di queste settimane non impedirà ad Hezbollah di riorganizzarsi e armarsi nuovamente. Perciò l’unica soluzione che vedo possibile è raggiungere un accordo di pace, non solo con il Libano ma anche con la Siria.

Esiste lo spazio per un negoziato in questo momento?

Penso che lo dobbiamo creare in qualche modo. Penso che i combattimenti si sarebbero dovuti fermare già tempo fa. Perché penso che non abbiano realizzato alcun obiettivo. Anche aver distrutto molte delle infrastrutture di Hezbollah, non ci mette assolutamene al riparo da un loro riarmo futuro.

Ha letto l’appello per il “cessate-il-fuoco reciproco” di Grossman, Yehoshua e Oz pubblicato su Haaretz (ieri il testo è stato ripubblicato in prima pagina da La Repubblica)?

Non l’ho ancora letto, ma penso di potermi dire d’accordo sulla fiducia. Penso che avremmo dovuto cessare il fuoco ancora prima di cominciare a sparare, che la guerra non stia facendo bene a nessuno.

Può spiegarci perché in Israele oggi è così difficile trovare spazio per parole di pace?

La reale domanda è perché c’é un così grande sostegno per questa guerra. A mio avviso i motivi sono fondamentalmente due. Il primo è che Israele si è ritirata completamente dal Libano nel 2000. Questo fatto è stato riconosciuto dalle Nazioni Unite. Inoltre non vi è stata alcuna provocazione che giustifichi l’attacco di Hezbollah. Questo attacco non era il primo, ma solo l’ennesimo di una serie negli ultimi sei anni. Così la maggior parte della popolazione giustifica il tentativo militare di far cessare questi attacchi. Farli cessare per sempre, quindi distruggendo Hezbollah. Un’altra ragione è che in queste quattro settimane di guerra molte persone sono dovute fuggire dalle loro case e molti civili sono morti nelle città prese di mira dai razzi. Questo fa sentire la popolazione spaventata e sotto attacco. Ma penso che si stia cominciando a cambiare idea. Comincia a passare nel senso comune che non si può ottenere nient’altro con i bombardamenti.

C’è qualcuno che trae vantaggio dal costante senso di pericolo e insicurezza che vive la società israeliana?

Non penso che ci guadagni nessuno. Sinceramente non credo che ci sia qualche trama da parte dell’Esercito o altri. L’unica cosa che spero è che le persone capiscano che l’unico modo per ottenere pace e sicurezza è quello di raggiungere accordi con i nostri vicini. La Siria, il Libano e naturalmente con i palestinesi.

Quali mosse si aspetta dall’Europa?

L’Europa ha una grande influenza. Ha di fronte insieme agli Stati Uniti un grande obiettivo: creare le condizioni per avere dei colloqui di pace. Colloqui che devono portare ad accordi. Insisto, con i palestinesi, ma anche con la Siria. Questo è quello di cui Israele ha veramente bisogno oggi.

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