Palestina

Incontri

Progetto di documentazione sul Gaza Hospital a Beirut

Questo lungo viaggio, la raccolta di diari e l’intero progetto vorrei dedicarli a un caro amico, documentarista che è stato il mio maestro e mai smetterà di esserlo
17 febbraio 2005
Marco Pasquini (Inviato in Libano)

Giancarlo aveva fatto le prime esperienze con i cinegiornali liberi di Zavattini, girandone alcuni a Napoli dove viveva allora… in piano sequenza, perché non avevano soldi per il montaggio. Da allora ha raccontato la poesia nascosta nelle piccole storie, dove l’amore per il viaggio e la passione per le immagini si univano come un respiro.
Giancarlo mi ha accompagnato per undici anni, dandomi la forza e gli strumenti per rendere realtà un sogno: fare documentari; era questa la grande passione che ci univa, questa la magia che ci ha fatto fare migliaia di chilometri insieme mentre il maestro diventava amico e poi molto di più.
I nostri viaggi, le attese al freddo o sotto la pioggia, al buio aspettando l’alba o di notte per ascoltare la luna piena, questi momenti sono parte di me.
Giancarlo mi ha trasmesso il “fare documentari” nei modi e non nella tecnica, mi ha fatto sentire l’odore delle immagini e la loro fatica.
Giancarlo se ne è andato per l’ultimo viaggio ed io lo porterò sempre con me; senza di lui non avrei mai iniziato questo progetto, non avrei mai intrapreso l’auto-produzione per un lavoro così lungo, impegnativo e costoso. Lui mi ha insegnato a giocare con la camera in mano, a divertirmi, a cercare l’atmosfera nella mia relazione con le persone e a non nascondermi dietro l’obiettivo… anzi, a far si che proprio questo mi scopra al mondo.
Grazie Giancarlo, in ogni mia immagine ci sarà una parte di te.
Buon viaggio amico mio.

Beirut, settembre 2004 - settembre 2005

Lo scorso settembre ho fatto parte della delegazione italiana a Beirut per la commemorazione del massacro di Sabra e Chatila.
Sono un documentarista indipendente e quell’esperienza è divenuta un progetto a lungo termine; il viaggio la prima fase di un documentario che ha preso forma in un video-diario dal titolo Incontri: con le persone che si sono raccontate, con le famiglie che mi hanno accolto, con chi mi accompagna nel percorso.

Protagonisti sono dei rifugiati palestinesi in Libano: Youssef, barbiere e abitante del Gaza Hospital; Abu Jamal, che a Sabra aspetta da 22 anni il ritorno del figlio; Mohammed, che da Chatila ha denunciato Sharon per crimini contro l’umanità; Khadighe, che finita la Guerra dei Campi si è trasferita nell’ospedale abbandonato.

Questo lavoro ha per me valore di studio, è il punto di partenza per un lungo e articolato progetto di documentazione che ho iniziato nei campi palestinesi di Sabra e Chatila, più precisamente al Gaza Hospital; la vendita delle cassette e dei dvd è per ora la sua unica forma di auto-finanziamento.

Il Gaza Hospital era un ospedale gestito dalla Mezzaluna Rossa Palestinese, uno dei punti di forza della politica sociale dell’O.L.P. (Organizzazione per la Liberazione della Palestina).
E’ un luogo emblematico che è stato oggetto e testimone di eventi che hanno segnato la storia dei rifugiati palestinesi in Libano, una struttura che è stata nel tempo danneggiata, depredata e successivamente occupata da molte famiglie palestinesi che nel periodo tra l’invasione israeliana e la Guerra dei Campi erano rimaste senza casa.

Circa 2500 persone vivono ora al suo interno, rendendolo di fatto un campo profughi sviluppato in verticale.

Il progetto vuole mantenere e diffondere la memoria di quel luogo, raccontandone la storia con un documentario e creando un archivio di testimonianze orali degli abitanti dell’edificio.

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