La pioggia di missili cade su Gaza e sulle gambe del piccolo Tae'er
A Gaza City molte imprese commerciali hanno chiuso e le altre rimaste aperte stanno arrancando. L’ospedale Al Shifa è di gran lunga il posto più affollato della zona. Nell’intensa calura di queste giornate estive a Gaza dozzine di uomini, ragazzi e giornalisti aspettano nell’ingresso dell’ospedale le ambulanze della Mezzaluna Rossa che arrivano per trasportare le ultime vittime sempre più spesso recapitate sotto forma di piccole parti di corpo… braccia, gambe, dita e in alcuni casi non si capisce neanche [cosa si abbia davanti] e ci si chiede con orrore quali parti del corpo manchino.
Spesso capita di assistere al più tragico degli eventi quando due ambulanze di due ospedali diversi iniziano a raccogliere i resti dei cadaveri delle persone uccise. Raccogliere le parti del corpo nel caos e nella devastazione non è affatto facile, soprattutto quando ci sono gruppi interi di persone uccise e le due ambulanze devono dividersi il compito di consegnare i resti delle vittime a due diversi ospedali. Nello svolgimento di questo incarico terribilmente difficile, può capitare che un’ambulanza porti le parti del corpo di una vittima in un ospedale, mentre l’altra (senza saperlo) ne porta altre dello stesso cadavere in un altro ospedale nel nord…una gamba, o un braccio, della stessa vittima! Nel caos completo e negli scontri che si verificano quotidianamente qui nella Striscia di Gaza, non si riescono a distinguere i resti di corpi umani tra loro.
L'ennesima storia tragica
Mohammed Mansour, 24 anni, sta davanti al cancello dell’Unità di Cura Intensiva all’interno dell’ospedale insieme con suo cugino Tae'er, di 13 anni, che è stato ferito. Mohammed non può far altro che aspettare che Tae'er si risvegli dal coma in cui si trova. Nel frattempo, mentre aspetta con ansia che il suo cuginetto riapra gli occhi, Mohammed vede venir portate di corsa in ospedale un gran numero di vittime, persone senza gambe e senza braccia. “Corpi umani, gambe, braccia e teste vengono raccolti tutti insieme sopra alcune coperte. Non riesco proprio a dormire dopo aver visto tutte quelle scene orribili e cruente”, confessa, indicando le ambulanze che entrano alla reception per trasportare le vittime.
Mohammed è venuto da Khan Younies, una zona nel sud di Gaza, per stare con Tae'er che è stato gravemente ferito ed è ancora in coma. Nessuno dei familiari di Tae'er poteva stare con lui nella unità di cura intensiva, ed egli è partito che perdeva sangue, ma i dottori lo hanno informato d’essere riusciti a fermare l’emorragia e che l’indomani mattina si sarebbe svegliato dall’effetto dell’anestesia.
La mattina presto, Tae'er ha iniziato lentamente a svegliarsi. L’ultima cosa che si ricordava era che si trovava a casa con la sua famiglia ed era curioso di uscire fuori per vedere cosa stesse succedendo attorno a casa sua…
Si è svegliato, ma è ancora molto insonnolito. La prima cosa che ha visto è suo cugino Mohammed in piedi vicino alla sua testa che gli dice, “Ti guarirai.” Il giovane ragazzo di tredici anni non ha risposto e, scostando la coperta dal suo corpo, non ha più visto le sue gambe.
Il ragazzino ha iniziato a piangere disperato. A bassa voce ha detto, “Le mie... le mie... le mie gambe.” Questa è l’unica cosa che è riuscito a dire. Le infermiere sono arrivate di corsa nella stanza per cercare di confortarlo, ma Tae'er sembrava non capire dove fossero le sue gambe... era uscito camminando sulle sue gambe fuori casa per vedere cosa stesse succedendo fuori con tutto quel frastuono di bombardamenti, e poi da lì, i ricordi svaniscono e si è ritrovato ancora una volta in ospedale, ma questa volta disteso su un letto e non sarà mai più in grado di camminare per il resto della sua vita.
Tae'er Mansour non è l’unico a soffrire così. In ogni reparto dell’ospedale Al Shifa, si possono sentire tantissime storie analoghe e la maggior parte dei feriti sono vittime innocenti, soprattutto bambini, molti dei quali in condizioni estremamente gravi. E’ chiaro che l’ospedale non riesce a contenere l’enorme numero di vittime ed è immerso nel caos fra le urla delle persone, molte delle quali cercano i propri cari gemendo, gridando e piangendo in totale disperazione e frustrazione.
Le organizzazioni civili palestinesi sono state molto attive negli ultimi giorni, soprattutto le organizzazioni giovanili che lavorano in Palestina, perché centinaia di giovani palestinesi e volontari provenienti da diverse organizzazioni giovanili hanno dato vita ad una dimostrazione per denunciare il silenzio del mondo dinnanzi ai crimini di guerra in corso sia in Palestina che in Libano.
Yousef Abu Amrah, 24 anni , uno dei volontari ed organizzatori della dimostrazione ha dichiarato: “Oggi noi giovani palestinesi stiamo dimostrando contro i crimini di guerra di Israele ed è il momento opportuno per annunciare la morte dell’ONU che non è più in grado di proteggere i civili né in Palestina né in Libano". Lo ha dichiarato riferendosi al fatto che durante la dimostrazione i partecipanti hanno sollevato bandiere nere davanti alla sede dell’ONU a Gaza City.
Ha anche annunciato: “Ora circa 20 giovani volontari palestinesi di diverse organizzazioni giovanili si stanno preparando per un viaggio di solidarietà con i nostri fratelli e le nostre sorelle in Libano” e ha aggiunto, “Questa iniziativa è soprattutto condotta dai giovani che lavorano con gruppi di soccorso medico per aiutare la nostra gente in Libano”.
Sia i palestinesi che i libanesi vengano colpiti dagli stessi razzi e si trovano nella stessa tragedia, e i giovani palestinesi cercano sempre di far sapere cosa sta succedendo e mostrare i crimini di guerra di Israele in entrambi i Paesi. Molti giovani che prendono parte alla dimostrazione invitano tutti i giovani del mondo ad attivare un boicottaggio sia dei prodotti statunitensi che israeliani, perché in molti ritengono che comprare i prodotti israeliani e statunitensi equivalga a dare il proprio consenso ad Israele e appoggiarlo nel continuare la sua aggressione contro l’umanità.
Il cosiddetto mondo “civilizzato” che distrugge la vita e l'anima dei propri simili
Secondo l’ufficio dell’ONU per la coordinazione degli affari umanitari [OCHA], dall’inizio dell’attacco attualmente in corso, a partire dal 28 giugno, ogni giorno Israele ha sparato approssimativamente 200-250 colpi di artiglieria contro diverse aree della Striscia di Gaza, e circa 202 attacchi aerei sono stati eseguiti dagli F-16 e dagli elicotteri israeliani. I bersagli di tutti questi attacchi sono il più delle volte edifici governativi, abitazioni civili, infrastrutture, zone agricole e i leader politici e dei militanti delle fazioni palestinesi così come le risorse d’acqua necessarie per vivere e le centrali elettriche di diverse zone della Striscia di Gaza.
E’ passato appena un anno da quando Israele ha ritirato i propri soldati e 8.000 coloni ebrei. 1 milione e 300.000 palestinesi hanno visto le proprie speranze per un futuro migliore frantumarsi e degenerare allorché si sono trovati di nuovo nel bel mezzo di un conflitto con gli Israeliani, ed una nuova ondata di aggressioni militari. Il conflitto è ancora in corso e non dà segno di affievolirsi.
Con l’aggravarsi dell’escalation di guerra a livelli sempre più pericolosi e mortali in Libano, un’altra guerra contro l’umanità è in atto in Palestina, ma non riceve la dovuta attenzione. Mentre il mondo si preoccupa della guerra atroce e inumana contro il Libano, la Palestina soffre, la sua tragedia rimanendo nell’ombra, celata da bugie e inganni. I cruenti attacchi di Israele contro la Striscia di Gaza, denominati operazione “Pioggia d’estate”, continuano, e centinaia e centinaia di persone vengono uccise e ferite ogni giorno. Coloro che restano in vita, si trovano a dover combattere quotidianamente con la chiusura completa di tutti i confini di Gaza, incluso il passaggio commerciale di Karni che è la principale via per far entrare le provviste di cibo dentro Gaza. Le case vengono continuamente demolite, è una devastazione che porta i propri simili a morire di fame e distrugge tutto ciò che c’è di umano.
(04-08-2006)
E' stato pubblicato anche sul sito di Electronic Intifada
link: http://electronicintifada.net/v2/article5444.shtml
(08-08-2006)
Tradotto da Cristina Pezzolesi per www.peacelink.it
Il testo e' liberamente utilizzabile a scopi non commerciali citando la
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