Palestina

l'opinione

Libano, perché sono ambigue risoluzione e missione Onu

8 settembre 2006
Gilbert Achcar (docente libanese di politica e relazioni internazionali all'Università Parigi VII, collaboratore di)
Fonte: Il Manifesto (http://www.ilmanifesto.it)

L'Onu (la sua Carta in particolare) - è una preziosa conquista storica - lungi dall'essere perfetto, ma tra il possibile ed il desiderabile, bisogna preservarlo cercando di fare il meglio per migliorarle. Proprio per questo la sistematica violazione dei principi e delle regole stipulate nella Carta, come la deroga crescente al suo principio ispiratore, devono essere vigorosamente condannate.
Il Libano è stato un terreno privilegiato della deriva favorita dalla fine del sistema molto particolare dell'«equilibrio dei poteri» che mutualmente si imponevano le due superpotenze della Guerra fredda fino al 1990. La risoluzione 1559 (2004) del Consiglio di sicurezza (Cs) sul Libano è stata insieme una flagrante violazione della Carta dell'Onu e un monumento all'ipocrisia. Adottata senza deferimento al Cs da parte del governo libanese, proclama la propria fedeltà alla sovranità del Libano ingerendosi contemporaneamente nei suoi affari interni in deroga all'articolo 2, punto 7, della Carta, che proibisce ogni intervento «negli affari che riguardano essenzialmente la competenza di uno Stato». Sarebbe necessaria, d'altronde, una dose straordinaria di ingenuità per credere un solo istante alla fedeltà dei membri permanenti del Cs alla sovranità di uno Stato, diverso dal loro. La risoluzione 1559 - adottata nel 2004 e non prima - si inscrive in maniera evidente nell'azione degli Stati Uniti contro l'Iran sulla scia dell'occupazione dell'Iraq, mirando ai due alleati di Teheran: il regime siriano e l'Hezbollah libanese.
La risoluzione 1701 dell'11 agosto 2006 si inserisce in modo altrettanto flagrante nella stessa azione. È stata adottata dopo molte settimane di blocco del CS voluto da Washington per lasciare ad Israele il tempo di proseguire la sua aggressione. La sua iniquità salta agli occhi nel momento in cui essa si astiene dal condannare l'aggressione criminale di Israele mentre menziona solamente «l'attacco di Hezbollah contro Israele» e le «ostilità in Libano e in Israele» (sic). Dà prova di lampante ipocrisia chiedendo ad Israele di cessare le sue «operazioni militari offensive», senza esigere al contempo la revoca immediata del blocco imposto al Libano - ( revocato solo ieri quello aereo, non quello navale, ndt) come se questo blocco non fosse stata un'operazione militare eminentemente offensiva. L'iniquità è altrettanto flagrante quando la nuova Unifil - che, fatto notevole, non si dispiega che sul territorio del Paese occupato - è tenuta a impedire che la sua zona di dispiegamento sia usata per «attività ostili di qualsiasi natura». La risoluzione 1701 non dice una parola sulla protezione del territorio libanese contro le ripetute aggressioni da parte di Israele, potenza occupante nel Libano per 18 anni (per non parlare della porzione di territorio occupato dal 1967). Per farsi un'idea di ciò che prevede l'Unifil (...), è sufficiente leggere l'intervista a Le Monde(31 agosto 2006) di Jean-Marie Guéhenno, capo delle operazioni di mantenimento di Pace dell'Onu. Non è necessario alcun commento: «Potreste essere spinti a usare la forza contro Hezbollah?» «Possiamo essere spinti a farlo contro ogni cosa che impedirà la nostra libertà di movimento o possa rappresentare una minaccia per la popolazione o per la pace». «Che farebbe l'Unifil in caso di raid dell'esercito israeliano in Libano?» «Purtroppo, dopo la cessazione delle ostilità, ci sono state più violazioni da parte israeliana che da parte di elementi armati libanesi.(...)». «Potrebbe essere spinta (l'Unifil) in questa ipotesi a usare la forza contro Israele?» «Penso che Israele, che vuole che si affermi il diritto internazionale, che responsabilità e sovranità vadano di pari passo in Libano, assumerà le sue responsabilità nel rispetto del diritto internazionale».
La risoluzione 1701 è piena di formulazioni deliberatamente ambigue in modo da permettere un'interpretazione che vada nel senso di una missione di combattimento che rientri de facto nel Capitolo VII della Carta, come desideravano Washington e Parigi nel loro progetto di risoluzione distribuito il 5 agosto e rifiutato sia da Hezbollah che dal governo libanese. Davanti a queste obiezioni Washington e Parigi hanno abbandonato l'idea di una nuova forza internazionale in Libano, accontentandosi dell'Unifil già in loco. Tuttavia, il mandato è profondamente modificato, non solo nel senso sopra indicato, ma anche per ciò che riguarda la sua zona di attività poiché la Unifil II è autorizzata a dispiegarsi lungo la frontiera libano-siriana e a controllare gli accessi aerei e marittimi in Libano. Insomma, lo spirito di questa risoluzione è di trattare il Libano come se fosse l'aggressore! In questo senso, rivela un tentativo di continuare la guerra israeliana in Libano in altro modo, che a breve o media scadenza, potrà comportare operazioni di guerra. È per questo che essa deve essere fortemente denunciata e rifiutata da chiunque sia legato allo spirito della Carta Onu.
Non si tratta di rifiutare, lungo la frontiera libanese-israeliana, la presenza in sé dell'Unifil, sul posto dal 1978 ed accettata dall'insieme delle forze politiche libanesi. Nonostante la sua inefficacia evidente quanto alla protezione del Libano dagli sconfinamenti d'Israele nella sua sovranità, la sua inazione di fronte all'invasione israeliana del Libano nel 1982 e la sua occupazione (del Sud ndt) per 18 anni, essa è un testimone prezioso di queste violazioni della sovranità. Si tratta quindi di 1) rifiutare la modifica profonda e dannosa del mandato dell'Unifil che la risoluzione 1701 comporta, 2) di opporsi all'utilizzo dell'Unifil II e della copertura Onu per continuare la guerra per raggiungere gli obiettivi comuni a Israele, Washington e Parigi in Libano. (...) Con la ripetizione così di una pratica sintomatica di questi tempi: l'utilizzo dell'Onu come foglia di fico per operazioni militari condotte da Washington con la Nato e altri alleati, come per l'Afghanistan nel 2001.
Per buona logica, una forza d'interposizione deve essere composta da truppe di Paesi neutri. Washington e Parigi non sono affatto neutre nel conflitto libanese. Nessuna forza alleata di Washington sarà considerata neutra in un conflitto tra uno dei principali alleati di Washington e un altro Stato. (...) Per questo chi tiene alla pace in Medio Oriente e si preoccupa per i progetti Usa in questa parte del mondo deve energicamente opporsi all'invio e alla presenza in Libano di truppe di Paesi membri della Nato. (...) Un compito tanto più necessario in quanto Israele arrogandosi il «diritto del più forte» rifiuta la partecipazione all'Unifil di Paesi musulmani candidati all'invio di truppe, invocando il fatto che essi non sono neutri nel conflitto israelo-arabo.

Note: Traduzione di Cinzia Nachira
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