Palestina

La battaglia dei gay israeliani

Gli omosessuali vincono il primo round contro il sindaco di Gerusalemme: la Corte Suprema dice sì al pride, che si farà il prossimo 10 novembre. Ma per impedirlo si scatena una «guerra santa» che vede per una volta alleati gli ultraortodossi e i religiosi cristiani e musulmani
19 settembre 2006
Michele Giorgio
Fonte: Il Manifesto (http://www.ilmanifesto.it)

Festa grande ieri all'Open House di Gerusalemme. Noa Satat, a capo dell'associazione omosessuale, per tutto il giorno ha fatto fatica a contenere la felicità. «Alla fine abbiamo avuto partita vinta, la Corte suprema ha riconosciuto la legittimità del Gay pride nella nostra città. E' stata un vittoria del diritto sull'arbitrio. La manifestazione di quest'anno avrà per noi un'importanza particolare, alla luce della sobillazione che è stata organizzata nei nostri confronti», ha detto ai giornalisti che si sono precipitati alla sede di Open House dopo la sentenza dei massimi giudici israeliani che, pur ritenendo fondate le preoccupazioni della polizia per il mantenimento dell'ordine pubblico, hanno sentenziato che non si possono negare i diritti di una intera comunità a manifestare in pubblico. Vittoria ma non totale. Il Gay Pride si farà il 10 novembre, dalle prime ore della mattina fino all'inizio del riposo sabbatico, ma vi parteciperanno solo gli omosessuali israeliani. L'evento mondiale nella Città santa - previsto tra luglio e agosto - di cui si parla ormai da due anni è stato ancora una volta rinviato, ufficialmente a causa di circostanze politiche - nel 2005 per il concomitante ritiro unilaterale di soldati e coloni ebrei da Gaza; quest'anno per l'offensiva israeliana contro il Libano - in realtà per le pressioni delle potenti istituzioni religiose ebraiche che quando si parla di lotta agli omosessuali ricevono l'appoggio incondizionato anche dei leader cristiani e musulmani locali. I rappresentanti delle tre fedi monoteiste - alleati contro «l'abominio che ferisce la sensibilità religiosa di milioni di persone», avevano lanciato anche un appello a Benedetto XVI. Battuti dalla sentenza della Corte suprema, i religiosi ebrei torneranno certamente alla carica in questi due mesi che mancano alla manifestazione per tentare di impedirla. Per stabilire la data del 10 novembre sono occorse numerose schermaglie con il municipio israeliano di Gerusalemme, guidato dal sindaco ebreo ortodosso Uri Lupoliansky, e con la polizia che dietro i timori per l'ordine pubblico ha nascosto il suo sostegno alle ragioni dei religiosi. Nessun risultato, ad esempio, hanno dato le indagini avviate, formalmente, per individuare i responsabili di intimidazioni a danno delle organizzazioni degli omosessuali. Nei mesi scorsi a Mea Sharim e altri rioni ebraici sono apparsi manifesti in cui si offriva un compenso di 3 mila euro a chiunque uccidesse un omosessuale o una lesbica. In passato dalle minacce ai fatti passò un ebreo ortodosso che accoltellò tre omosessuali ferendone uno in modo grave. Alla polizia spiegò di aver agito per impedire che «il Male» si manifestasse nella Città santa. Aggressioni simili potrebbero accadere nelle prossime settimane. Un esponente dell'estrema destra israeliana, Baruch Marzel, noto per le sue ripetute aggressioni a danno dei palestinesi - che, naturalmente, lasciano indifferenti esercito e polizia - ha avvertito che il Gay pride scatenerà «una guerra santa». «Impediremo quella manifestazione con tutti i mezzi a nostra a disposizione», ha detto. Voci che girano in città riferiscono di ortodossi pronti anche a far uso di molotov contro il corteo omosessuale. L'ostilità nei confronti del Gay pride a Gerusalemme è cresciuta soprattutto in questi ultimi due anni. Le manifestazioni degli anni passati, sebbene ostacolate e condannate, avevano potuto attraversare anche una parte del centro della zona ebraica della città. I raduni avevano anche visto la partecipazione di associazioni - come «Lavanderia sporca» di Tel Aviv - che alla lotta per i diritti degli omosessuali e delle lesbiche nello Stato ebraico univano anche il sostegno al diritto dei palestinesi di mettere fine all'occupazione israeliana e di costruirsi un futuro di indipendenza e libertà. I responsabili di Open House si attendono la presenza alla manifestazione del 10 novembre anche di omosessuali dei Territori Occupati. Una partecipazione che tuttavia è fortemente condizionata al permesso dell'esercito.

Articoli correlati

  • Le sentinelle stanno in piedi
    Editoriale

    Le sentinelle stanno in piedi

    Ognuno è libero di esprimere le proprie idee in merito ad un fatto, di accettare o meno una determinata cosa, di lottare per difendere quello in cui crede. Ma una cosa me la chiedo insistentemente: non ci saranno motivi più gravi di questo, per cui pregare?
    11 ottobre 2014 - Giacomo Alessandroni
  • Il matrimonio per tutti e tutte è già possibile
    Sociale

    Il matrimonio per tutti e tutte è già possibile

    Il 3 Agosto 2005 si chiedeva in un articolo su PeaceLink “E se fosse già possibile?”. La sentenza del tribunale di Grosseto dell’aprile scorso 9 anni dopo risponde di si. Questa sentenza e i recenti orientamenti di sempre maggiori comuni sono l’inizio di una vera e propria possibile rivoluzione: i diritti per tutti e tutte già esistono e vanno rispettati…
    27 giugno 2014 - Alessio Di Florio
  • Opponiamoci ad ogni omo-lesbo-trans-fobia e fascismo. In Francia e in Italia
    PeaceLink Abruzzo
    Comunicato stampa congiunto di movimenti e associazioni abruzzesi

    Opponiamoci ad ogni omo-lesbo-trans-fobia e fascismo. In Francia e in Italia

    Assassinio Clement Meric: tradotto in italiano il comunicato di Act Up Paris
    12 giugno 2013 - Alessio Di Florio
  • GLBT: la breccia aperta ai funerali di don Gallo
    Sociale

    GLBT: la breccia aperta ai funerali di don Gallo

    "Dimmi chi escludi e ti dirò chi sei". E' stato lo slogan riportato sulle magliette dalla Comunità di don Gallo sabato, è il lascito profondo del Gallo. Le gabbie sono state abbattute, una breccia immensa si è aperta. Non lasciamola richiudere dal Potere che sabato ha subito lo scacco più dirompente.
    27 maggio 2013 - Alessio Di Florio
PeaceLink C.P. 2009 - 74100 Taranto (Italy) - CCP 13403746 - Sito realizzato con PhPeace 2.7.26 - Informativa sulla Privacy - Informativa sui cookies - Diritto di replica - Posta elettronica certificata (PEC)