Palestina

Gaza è una prigione. A nessuno è consentito di andarsene. Stiamo tutti morendo di fame ora.

Mentre gli occhi del mondo sono tutti puntati sulla guerra in Libano e in Iraq, la situazione a Gaza sta precipitando
28 settembre 2006
Patrick Cockburn
Tradotto da per PeaceLink
Fonte: The Independent - Znet

- 08 settembre 2006

Gaza sta morendo. L’assedio israeliano dell’enclave palestinese è così stretto che la popolazione è sul punto di morire di fame. Qui sulle sponde del Mediterraneo una grande tragedia è in atto, ma nessuno sembra curarsene visto che l’attenzione del mondo è tutta rivolta alle guerre in Libano e in Iraq.

Un’intera società viene distrutta. Un milione e mezzo di palestinesi sono imprigionati nell’area più popolata del pianeta. Israele ha bloccato qualsiasi attività commerciale. I pescatori non possono allontanarsi dalla costa e si vedono costretti a sfidare le onde tentando vanamente di catturare pesci con reti gettate a mano.

Molte persone sono state uccise da incursioni terrestri ed aeree effettuate ogni giorno da Israele. Dal 25 giugno, 262 persone sono state uccise e 1200 ferite, 60 delle quali hanno avuto gambe o braccia amputate, queste le stime di Juma al-Saqa, direttore dell’ospedale al-Shifa di Gaza, struttura in cui le scorte di medicinali stanno assottigliandosi giorno dopo giorno. Tra le vittime, 64 bambini e 26 donne. Il sanguinoso conflitto di Gaza ha ricevuto solo una minima frazione dell’attenzione dedicata dai media internazionali alla guerra in Libano.

Era il 25 giugno il giorno in cui il soldato israeliano Gilad Shalit venne catturato ed altri due soldati uccisi dalle milizie palestinesi, le quali si servirono poi di un tunnel per fuggire dalla striscia di Gaza. Gideon Levy racconta nel quotidiano Haaretz che in seguito a ciò l’esercito israeliano “ha infuriato su Gaza – non ci sono parole più adatte per descrivere la situazione – uccidendo e distruggendo, bombardando e facendo saltare in aria tutto, indiscriminatamente”. Gaza è stata letteralmente invasa da truppe e carri armati israeliani che andavano e venivano a piacimento. Nel quartiere settentrionale di Shajhayeh gli israeliani hanno occupato numerose case e vi sono rimasti per cinque giorni. Fino al giorno della loro ritirata, ben 22 palestinesi hanno perso la vita, tre case sono state distrutte ed uliveti, mandorli ed agrumeti sono stati rasi al suolo.

Fuad al-Tuba, un contadino 61enne che fino a poco tempo fa possedeva una fattoria da queste parti, ha detto che “gli eserciti israeliani hanno distrutto 22 dei suoi alveari e ucciso quattro pecore.” Ha puntato tristemente il suo dito verso un campo, la cui terra sabbiosa mostrava i segni impietosi dei bulldozer e dove ceppi d’alberi e rami spezzati giacevano ammassati insieme a foglie appassite. Lì vicino un’automobile gialla si ergeva su due ruote in mezzo ad un blocco di cemento che un giorno doveva essere stato una piccola abitazione.

Il figlio Baher al-Tuba ha descritto come i soldati israeliani abbiano confinato lui e i suoi parenti in una stanza della casa per cinque giorni, dove erano riusciti a sopravvivere bevendo acqua da un piccolo stagno per i pesci. “I cecchini si erano appostati dietro le finestre e sparavano a chiunque osasse avvicinarsi” ha raccontato. “Hanno ucciso un mio vicino, Fathi Abu Gumbuz, 56enne, che era uscito per prendere un po’ d’acqua.”

A volte l’esercito israeliano avverte prima di distruggere una casa. Il suono che i palestinesi temono di più è quello di una voce sconosciuta al telefono che ordina di abbandonare la casa entro mezz’ora prima che questa venga bombardata dai missili. E non c’è possibilità di replicare.

Ma non sono solo le incursioni israeliane a distruggere Gaza e la sua gente. In un preciso resoconto della Banca Mondiale pubblicato il mese scorso, risulta che la West Bank e Gaza stanno affrontando “un anno di recessione economica senza precedenti. I redditi potrebbero ridursi di un terzo nel 2006 e la povertà potrebbe colpire due terzi della popolazione.” La povertà in questo caso rappresenta un reddito pro capite pari a 2 dollari al giorno.

Ci sono segni di disperazione ovunque. Il crimine sta dilagando. La gente fa di tutto pur di sfamare le proprie famiglie. Le truppe israeliane sono entrate nella zona industriale di Gaza alla ricerca di tunnel scacciando la polizia palestinese. Quando gli israeliani si sono ritirati non sono stati rimpiazzati dalla polizia, bensì da saccheggiatori. Questa settimana tre carri trainati da asini hanno rimosso i rifiuti metallici che sono tutto ciò che rimane delle fabbriche che una volta davano lavoro a migliaia di persone.

“Questo è per noi l’anno peggiore dal 1948 [quando i rifugiati palestinesi si riversarono a Gaza]” queste le parole del dottor Maged Abu-Ramadan, un ex oculista che è oggi sindaco di Gaza City. Niente e nessuno può uscire di qui. La gente ha iniziato a soffrire la fame. Si ciba di pane e falafel, e qualche pomodoro e cetriolo che coltiva da sè.

I pochi lavori che gli abitanti di Gaza potevano fare per guadagnarsi del denaro sono ora inaccessibili. Il dottor Abu-Ramadan dice che gli israeliani “hanno distrutto il 70% degli aranceti per creare zone di sicurezza”. Garofani e fragole, due dei prodotti maggiormente esportati da Gaza, sono stati gettati via e lasciati marcire. Un attacco aereo israeliano ha distrutto una centrale elettrica così che il 55% di elettricità è andata sprecata. La corrente elettrica è incostante quasi quanto a Baghdad.

L’attacco di Israele negli ultimi due mesi ha colpito una società già tramortita dal ritiro dei sussidi dell’Unione Europea in seguito alle elezioni di Hamas al governo palestinese lo scorso marzo. Israele sta trattenendo le imposte dovute sui beni destinati a Gaza. Sotto pressione degli Stati Uniti, le banche arabe all’estero non trasferiscono fondi al governo.

Due terzi della popolazione sono senza lavoro e il rimanente terzo lavora quasi interamente per lo stato senza ricevere alcuna retribuzione. Gaza è sicuramente la regione più povera del Mediterraneo. Il reddito pro capite annuo è di 700$, paragonato ai 20.000$ di Israele. Le condizioni sono persino più disastrose che in Libano dove gli Hezbollah ricompensano generosamente le vittime di guerra per la perdita delle loro case. Come se non bastassero già tutti i problemi che Gaza sta affrontando questa settimana, ci sono stati anche scioperi e manifestazioni di soldati non pagati, poliziotti e agenti di sicurezza. Tutto questo era stato organizzato da Fatah, il movimento del presidente palestinese Mahmoud Abbas, anche conosciuto come Abu Mazen, che perse le elezioni contro Hamas lo scorso gennaio. I suoi sostenitori hanno marciato lungo le strade agitando in aria i loro kalashnikov. “Abu Mazen uomo di coraggio” urlavano “salvaci dal disastro”. Gli uomini armati di Hamas dallo sguardo pungente hanno cercato di non dare troppo nell’occhio durante la manifestazione anche se le due parti sono comunque molto vicine allo scontro diretto nelle strade.

L’assedio israeliano e il boicottaggio europeo sono una punizione collettiva per chiunque a Gaza. Sarà difficile fermare i criminali armati. In un letto d’ospedale a Shifa un robusto giovane di nome Ala Hejairi con ferite al collo, alle gambe, al petto e allo stomaco ha così dichiarato:”Stavo piazzando una mina anti-carro armato a Shajhayeh la scorsa settimana quando sono stato colpito dal fuoco di un aereo israeliano. Ritornerò a far parte della resistenza quando mi sentirò meglio. Perché dovrei preoccuparmi? Se muoio sarò un martire e andrò in paradiso.”

Il padre, Adel, si dichiara orgoglioso delle azioni del figlio e aggiunge che tre dei suoi nipoti sono già martiri. Sostiene il governo di Hamas:”I paesi arabi ed occidentali vogliono distruggere questo governo perché è il governo della resistenza.”

Mentre l’economia precipita ci sono molti giovani uomini a Gaza desiderosi di seguire l’esempio di Ala Hejairi. Quelli che non saranno ben addestrati e ben forniti di armi saranno probabilmente uccisi. Ma la distruzione di Gaza, ora in corso, sembra presagire che nessuna pace sarà possibile in Medio Oriente nelle generazioni a venire.

Il numero delle vittime:

* In seguito al rapimento del caporale Gilad Shalit per opera dei palestinesi lo scorso 25 giugno, Israele ha lanciato una massiccia offensiva ed un blocco totale di Gaza durante un’operazione denominata Summer Rains.

* Nella Striscia di Gaza sono stati attaccati per ben 74 giorni 1.3 milioni di persone, di cui il 33% vive in campi profughi.

* Più di 260 palestinesi, inclusi 64 bambini e 26 donne, sono stati uccisi dal 25 giugno. Una vittima su 5 è un bambino. Un soldato israeliano è stato ucciso e 26 sono stati feriti.

* 1.200 palestinesi sono stati feriti e ci sono stati 60 casi di amputazione. Un terzo delle vittime portate in ospedale è costituito da bambini.

* Gli aerei da combattimento israeliani hanno effettuato più di 250 raid su Gaza, colpendo due centrali elettriche e il Ministero degli Esteri e dell’Informazione.

* Almeno 120 strutture palestinesi, incluse case, botteghe e serre sono state distrutte e 160 danneggiate dagli israeliani.

* Le Nazioni Unite hanno criticato i bombardamenti israeliani che hanno causato danni al sistema elettrico per circa 1.8 miliardi di dollari, oltre ad aver privato più di un milione di persone di un regolare accesso ad acqua potabile.

* Il gruppo umanitario israeliano B’Tselem afferma che 76 palestinesi, inclusi 19 bambini, sono stati uccisi dalle truppe israeliane nel solo mese di agosto. Le prove dimostrano che almeno il 53% non aveva preso parte alle ostilità.

* Durante l’ultimo scoppio di violenza, tre palestinesi sono stati uccisi ieri mentre l’esercito israeliano attaccava la West Bank alla ricerca di un soldato. Due delle vittime erano disarmate secondo i testimoni.

Note: Tradotto da Federica Gabellini per www.peacelink.it
Il testo è liberamente utilizzabile, per fini non commerciali, citando la fonte, l'autore e il traduttore.

Il testo originale si trova ai link seguenti:
http://news.independent.co.uk/world/middle_east/article1372026.ece
http://www.zmag.org/content/showarticle.cfm?SectionID=22&ItemID=10918
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