Vita in coprifuoco a Hebron
I soldati israeliani passano casa per casa ad avvertire le famiglie palestinesi. Al calar del sole entrerà in vigore il coprifuoco. Lungo la Hebron
strada mezzi blindati israeliani pattugliano la zona adiacente la colonia di Tel Rumeida che sovrasta il quartiere della Città Vecchia di Hebron, nel sud del West Bank. Ieri è iniziato il mese del «Tishrì» con la ricorrenza «Rosh Ha Shanà», ossia il Capodanno ebraico. Anche nelle colonie di Hebron si preparano i festeggiamenti. Ogni anno i coloni festeggiano scatenando violenze ai danni dei palestinesi e delle loro abitazioni.
Da quando nella città di Hebron, luogo sacro per tutte e tre le religioni monoteiste, gli immigrati ebrei hanno occupato le zone adiacenti la Città Vecchia e parte di essa, migliaia di palestinesi sono stati costretti ad abbandonare le proprie case. Quelli che sono rimasti subiscono in continuazione i soprusi dei coloni. Gli edifici abbandonati sono divenuti basi dei soldati israeliani che, posti dal governo a protezione dei coloni, praticano anch'essi violenze ai danni dei palestinesi.
Chiunque voglia entrare in questa parte della città, sia esso arabo o occidentale, deve passare attraverso uno dei check pointpresidiati dai militari. Per i palestinesi non sempre è facile; capita, come giovedì sera, che i soldati trattengano le famiglie palestinesi fuori dal check pointsenza motivazione, impedendo loro di raggiungere le proprie abitazioni. Le famiglie non possono fare altro che attendere, certe volte anche per ore. Giovedì, come racconta Asham, funzionario Onu per il territorio del West Bank, che abita a pochi metri dalla colonia, l'attesa è durata solo trenta minuti ma i soldati, dice, erano molto aggressivi.
Asham vive qui con la moglie e due figli. Viene di persona ad accoglierci all'entrata del check point. Questo non è che un prefabbricato che fa da sbarramento, un muro. Uno dei tanti muri, delle tante frontiere che quotidianamente il popolo palestinese è costretto a varcare per spostarsi. Si passa il check point per andare al lavoro, al mercato, a salutare un amico. All'interno infatti non vi è alcun esercizio aperto alla popolazione palestinese, rimane solamente una scuola, quella di Qurtuba, ma raggiungerla non è cosa da poco. Non avendo accesso alla strada principale i bambini sono costretti a percorrere un sentiero tra gli ulivi. Il passaggio lungo la via principale è infatti prerogativa dei coloni, protetti costantemente dall'esercito israeliano.
I bambini che vanno alla scuola di Qurtuba solitamente vengono accompagnati da personale internazionale che li scorta fino all'entrata dell'edificio scolastico; la presenza internazionale attenua le azioni dei coloni nei confronti dei bambini palestinesi. Sono proprio questi ad essere esposti più di chiunque altro al rischio delle violenze; spesso i coloni non lasciano loro raggiungere la scuola, trattenendoli con l'uso della forza e con il lancio di pietre.
La figlia di Asham chiede se qualcuno di noi internazionali può passare la notte con loro. Ha paura. Paura delle spedizioni notturne dei coloni, i quali lanciano oggetti - dalle pietre alle lavatrici - contro le case palestinesi, tagliano gli alberi e avvelenano le piante, inveiscono contro i palestinesi picchiando contro le inferiate delle finestre. La presenza degli internazionali ancora una volta riduce la violenza.
Il nostro ospite ci accompagna in giardino. I giardini assomigliano ad un campo di battaglia, invece dell'erba ci si trova l'immondizia della colonia. Le porte delle case sono marchiate con la stella di Davide e le inferiate portano i segni dei bastoni.
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