Betlemme, 29 marzo 2003
in realta' il copione e' stato diverso.
Un quarto d'ora dopo che la manifestazione ha avuto inizio sono arrivate sulla piazza due jeep di militari israeliani. Sono passate tra la folla a tutta velocita', senza nessuna ragione apparente. Altre due si sono posizionate all'entrata della piazza, dal lato della Chiesa. Alcuni ragazzini palestinesi, sentendosi provocati, hanno iniziato a tirare pietre, ma sono stati immediatamente fermati dai volontari del Medical Relief, che hanno chiesto a tutti di non reagire. Hanno poi cercato di parlare con i soldati che si sono rifiutati.
Comunque i soldati sono andati via. Sono tornati dopo venti minuti. Stessa tecnica, sono passati tra la folla ad alta velocita', questa volta sparando in aria, tirando lacrimogeni e bombe sonore. I bambini erano terrorizzati, per mezz'ora e' stato un fuggi fuggi generale.
Tre bambini sono stati feriti e sono tutt'ora ricoverati al Beit Jalla Hospital, una (sette anni)si e' rotta la testa cercando di scappare, gli altri due per un'intossicazione da lacrimogeni. Quando i soldati hanno definitivamente lasciato la piazza molti genitori erano alla ricerca dei figli, persi nella confusione.
"Perche' tutto questo?" mi ha chiesto il dottor Hahia dell'Upmrc, "perche' accanirsi cosi' contro dei bambini... ormai pensavo che niente potesse piu' stupirmi da parte dei militari israeliani, ma francamente oggi sono scioccato."
Azma, tredici anni, e' una delle organizzatrici della manifestazione. Quando i soldati sono arrivati lei stava parlando al microfono dal palco. Ha invitato tutti a stare calmi, lei non voleva andare via ma aveva molta paura per i bambini piu' piccoli. Le chiedo perche', secondo lei, i soldati hanno fatto tutto questo. "non vogliono bambini felici, vogliono che ci sentiamo soli. A volte li sento pieni di odio, e anche se ne incontro qualcuno piu' sensibile non riesco a fidarmi di loro, li vedo solo come nemici." Le chiedo ancora se riesce a vedere un futuro insieme agli israeliani. "Come possiamo dimenticare quello che ci stanno facendo?" mi risponde.
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