Gli ebrei di sinistra nel campo della pace
Il pensiero critico rappresenta un cardine della tradizione e di tutta la storia ebraica, compresa la nascita dello stato di Israele. Ma negli ultimi anni, a causa di eventi tragici, si è andato affievolendo sino a un vero e proprio ripiegamento del mondo ebraico su se stesso, che - comprensibile dal punto di vista emotivo - ha però portato a un'involuzione identitaria in cui sono saltate le distinzioni stesse tra ebrei, ad esempio tra ebrei di sinistra e di destra. Si sono riaffacciate paure di annientamento - la «distruzione di Israele» - che non valutano lucidamente il rapporto effettivo tra minacce gravissime, come quelle del presidente iraniano Ahmadinejad, e le possibilità reali della loro implementazione nel quadro geopolitico attuale. Il terrorismo islamista, pericolo più immediato, si alimenta peraltro dal proseguimento dell'occupazione dei territori palestinesi da parte israeliana che rappresenta la vera fonte di immani disgrazie non solo per i palestinesi ma anche per Israele.
Nella sinistra ebraica si è persa, a nostro avviso, quella capacità di progettare un diverso presente e futuro rispetto a quello prospettato dalla destra ebraica, allineata alla destra mondiale neo- e teo-con.
Nell'ebraismo il pluralismo è una condizione esistenziale e pensiamo che questo pluralismo, oggi, abbia bisogno di essere riconfermato anche rispetto alla differenza tra «ebreo» e «israeliano». Perché se è ovvio, per noi, un legame tra la propria identità diasporica e Israele, tale legame non deve diventare un'appartenenza sostanziale, che genera confusione in noi e negli altri e rischia di portare acqua al mulino di chi non vuole distinguere tra ebreo e israeliano. Noi vogliamo coltivare il nostro legame con Israele alla maniera lucida, non sentimentalistica né viscerale o acritica, con cui lo coltivò Primo Levi, che di fronte alla prima «avventura in Libano» dell'esercito israeliano levò la sua voce insieme a quella di molti altri ebrei diasporici e israeliani contro la logica aggressiva e non più solo difensiva dell'esercito israeliano. Intendiamo perciò riferirci alla sua testimonianza perché ispiri la nostra azione per la costruzione della pace e della convivenza tra i popoli.
Dopo una riflessione collettiva tra ebrei di sinistra con diverse esperienze, abbiamo deciso di prendere una posizione pubblica che, anche dopo le polemiche tra il ministro D'Alema e molta parte dell'espressione istituzionale di destra ma anche di sinistra delle Comunità ebraiche, evidenziasse una voce diversa in cui la propria appartenenza ebraica non oscuri il carattere universale che pertiene al proprio essere di sinistra.
Riconosciamo alle parole di David Grossman, durante la commemorazione di Rabin a Tel Aviv il 4 novembre, quel carattere che serve oggi a noi ebrei di sinistra in Italia, in Israele e nel mondo, per riprendere l'iniziativa in un panorama in cui si addensano le nubi del cosiddetto «scontro di civiltà». In questo quadro il conflitto israelo-palestinese è ancora, purtroppo, un centro di irradiamento dell'odio globale tra culture e religioni oltre che luogo dove si continua a perpetrare un'ingiustizia costante nei rapporti tra i popoli.
E' nostra intenzione contribuire a ricostituire il «Campo della Pace Ebraico»in Italia e a questo scopo chiediamo a quanti nel variegato mondo ebraico sentono la stessa esigenza di confrontarsi con noi per iniziare un percorso comune (campodellapace@yahoo.it)
Paolo Amati, Marina Astrologo, Andrea Billau, Beppe Damascelli, Lucio Damascelli, Marina Del Monte, Ester Fano, Dino Levi, Stefano Levi Della Torre, Tamara Levi, Patrizia Mancini, Marina Morpurgo, Moni Ovadia, Renata Sarfati, Sergio Sinigaglia, Stefania Sinigaglia, Susanna Sinigaglia, Jardena Tedeschi, Claudio Treves
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