«Aiuta il nemico», e il deputato israeliano si rifugia all'estero
Tra qualche giorno, forse già martedì, un noto parlamentare arabo israeliano si dimetterà e andrà a vivere all'estero, in risposta alle accuse che la magistratura israeliana, sulla base di presunte prove di «cooperazione con il nemico» raccolte dai servizi segreti israeliani, si preparerebbe a formulare nei suoi confronti. A scriverlo è stato il settimanale di Nazareth A-Sinnara, senza però rivelare il nome del deputato.
Fonti palestinesi ben informate hanno riferito al Manifesto che il personaggio in questione è Azmi Bishara, leader del partito Tajammo (in ebraico Balad) e noto intellettuale arabo israeliano. Bishara, hanno aggiunto le fonti, al termine di una riunione della direzione politica di Tajammo - che si è svolta in Giordania dove il deputato si trova da qualche giorno - ha deciso che non tornerà a casa sino a quando non saranno chiare le intenzioni della magistratura. È prevedibile che all'esponente arabo israeliano venga nuovamente revocata l'immunità parlamentare, come nel 2001, quando fu accusato di aver pronunciato un discorso nel quale esortava i paesi arabi ad adottare una posizione più ferma in sostegno dei palestinesi dei Territori occupati e di aver organizzato dei viaggi per famiglie arabo-israeliane che desideravano rivedere i loro parenti profughi in Siria.
Non sono noti i particolari delle accuse che ora gli vengono rivolte ma negli ultimi due anni a Bishara è stato ripetutamente rimproverato di avere «contatti sospetti» in Siria e Libano, paesi dove si reca spesso per partecipare a seminari e conferenze che sono considerati «nemici» dalla legge israeliana. I suoi discorsi pronunciati in giro per il mondo arabo vengono regolarmente registrati ed analizzati dalle autorità per accertare eventuali espressioni di «forte» appoggio alla resistenza palestinese contro l'occupazione. È stato anche accusato di aver stretto la mano a personalità arabe «ostili» e di apparire in alcune foto assieme dirigenti di Hezbollah.
Secondo indiscrezioni, i servizi di sicurezza sarebbero anche in possesso di registrazioni di conversazioni telefoniche tra Bishara e alcuni esponenti di primo piano di Hezbollah, tra cui lo stesso Segretario generale Hassan Nasrallah, avvenute durante i giorni della devastante offensiva israeliana in Libano del sud e del lancio di razzi katiusha contro la Galilea. In sostanza Bishara verrebbe accusato di aver avuto contatti con il nemico in tempo di guerra. Appare tuttavia inverosimile che Nasrallah, nel mirino dell'aviazione israeliana e nascosto in una località segreta sotto strettissime misure di sicurezza, abbia fatto uso del telefono nei giorni della guerra (le linee telefoniche, specie quelle dei cellulari, sono un formidabile cerca-persone per i servizi segreti) per intrattenersi in conversazioni con Bishara che, a sua volta, è tenuto sotto costante sorveglianza.
Bishara è deputato alla Knesset dal 1996. Filosofo, analista politico (i suoi articoli vengono pubblicati da giornali arabi ed occidentali), ex attivista comunista e poi fondatore del partito progressista Tajammo, è divenuto negli ultimi anni uno dei principali punti di riferimento della minoranza palestinese in Israele (1,5 milioni, il 20% della popolazione). Portavoce coraggioso dell'aspirazione all'uguaglianza della sua gente e sostenitore dei diritti dei palestinesi sotto occupazione in Cisgiordania e Gaza, Bishara nel 1999 si candidò addirittura a primo ministro fondando il suo programma sulla trasformazione di Israele da Stato ebraico a «Stato binazionale per ebrei e arabi». Invoca da sempre il riconoscimento dei palestinesi di Israele come «minoranza nazionale». Nel 1992 Bishara era nel gruppo di politici arabi ed ebrei che presentarono la «Carta dell'uguaglianza» in cui si chiedeva la proclamazione di una «Repubblica laica democratica» in cui non vi fosse alcuna discriminazione tra i cittadini. La destra israeliana, ma anche una buona parte del centro-sinistra, lo considerano una «minaccia» per la sicurezza dello Stato. Lui si definisce un leader politico che si limita ad esprimere le sue opinioni.
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