Olmert minacciato dalla milizia che dichiarava di poter distruggere
E' vero che hezbollah ha dato il via alla follia della scorsa estate catturando due soldati israeliani sul confine israelo-libanese, ma la risposta di Israele - così totalmente sproporzionata all'offesa - ha prodotto un'altra debacle per l'esercito del paese e, presumibilmente, per il suo primo ministro, Ehud Olmert.
Guardando indiettro a questa terrificante, futile guerra, con le sue grottesche ambizioni di "distruggere" la milizia di hezbollah, supportata dall'Iran, è incredibile che Olmert non abbia realizzato nel giro di qualche giorno che le sue grandiose aspettatibe sarebbero state disattese. L'insistenza sul fatto che i due soldati israeliani dovevano essere rilasciati e che il governo libanese, militarmente impotente, doveva essere ritenuto responsabile per la cattura, non avrebbe mai potuto produrre risulatati politici o militari favorevoli per Israele. Anche se bisognerebbe aggiungere che la richiesta di dimissioni del primo ministro fatta da Tzipi Livni si accorda male con il supporto che aveva espresso per la guerra in questione.
Un'attenta lettura del rapporto del giudice Eliahou Winegrad sulla guerra di quest'estate - a cui solo un mesi dopo lo stesso Olmert affibbiò il nome di "Seconda guerra del Libano" - mostra chiaramente che fu l'esercito israeliano a portare avanti la campagna militare, strategica e politica. Più volte nel rapporto appare chiaro che Olmert e il suo ministro della difesa hanno fallito nell'esaminare "in modo competente" (frase devastante della commissione stessa) i piani dell'esercito israeliano.
Giorno dopo giorno, per 34 giorni dal 12 di luglio, l'aviazione israeliana ha sistematiamente distrutto le principali infrastrutture del Libano, sostenendo ripetutamente che stava cercando di evitare vittime civili mentre la stampa mondiale stava a guardare gli aerei che facevano esplodere uomini, donne e bambini libanesi. Anche molti Israeliani furono selvaggiamente uccisi dai missili di hezbollah, forniti dall'Iran. Ma ciò dimostra solo che l'esercito israeliano, famoso in leggende e canzoni ma non nella realtà, non era in grado di proteggere la sua gente. Ai combattenti di hezbollah fu detto dai loro leader che se fossero riusciti anche solo a reggere agli attacchi aerei avrebbero potuto far male alle forze di terra israeliane al momento dell'invasione.
E così fu. Nelle ultime 24 ore della guerra, 30 soldati israeliani furono uccisi dagli hezbollah e la loro offensiva di terra, tanto strombazzata da Olmert, ebbe fine. Durante il conflitto, un missile hezbollah quasi affondò una corvetta israeliana - bruciò per 24 ore e fu rimorchiata indietro ad Haifa prima di affondare - e un alro colpì il centro top secret di controllo del traffico aereo militare di Miron. I soldati catturati sul confine non fuonro mai rilasciati - foto di loro ancora vivi vengono ancora oggi mostrate con orgoglio ai soldati israeliani attraverso il confine - e hezbollah, ben lontano dell'essere distrutto, resta più potente che mai.
E così uno degli ultimi gabinetti "filo-americani" nel medio Oriente è ora minacciato dalla milizia che Olmert dichiarava di poter distruggere.
Tradotto da Chiara Rancati per www.peacelink.it
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