Palestina

Per commemorare il 20 giugno, giornata mondiale del rifugiato

Esilio, Esclusione e Isolamento

L'esperienza del rifugiato palestinese: un'analisi lucida e senza pregiudizi. "Per noi che assistiamo i rifugiati palestinesi è tempo di riconoscere le nostre colpe", dice il commissario generale dell'UNRWA a Gaza.
19 giugno 2008
Karen Koning AbuZayd (Commissario Generale dell’Agenzia delle Nazioni Unite Per il soccorso e l’occupazione per i rifugiati palestinesi (UNRWA) )

Gli orrori della seconda Guerra mondiale hanno dato impeto alla ricerca per una pace universale, giustizia e dignità umana, con le Nazioni Unite in primo piano. E' però un commento storico inquietante per la nostra ricerca il fatto che così come noi commemoriamo il sessantesimo anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, i Palestinesi ricordano sei decadi di ciò che chiamano la Nakba, o catastrofe, e in molti soffrono in condizioni di esilio, esclusione e isolamento. Tutto ciò è una dimostrazione del nostro fallimento collettivo nel dare un senso alla dignità umana per i Palestinesi e nel raggiungere una pace duratura e giusta in Medio Oriente. Noi che assistiamo i rifugiati palestinesi crediamo che sia tempo di riconoscere le nostre colpe.

Esilio: per sessanta anni, i rifugiati palestinesi sono stati esiliati dalle loro antichissime terre. In nessun luogo tutto ciò è più duramente visibile come in Cisgiordania, dove il muro illegale, centinaia di check point e di barriere fisiche rafforzano quotidianamente l'esilio. E a Gaza, le politiche di chiusura e punizione indiscriminata devasta le vite, causando disperazione di massa, minacciando di distruggere le speranze per la pace.

Esclusione: i rifugiati palestinesi fanno fronte anche all'esclusione dalla giustizia permessa dalla legge internazionale, lo scopo della quale è di offrire protezione, sicurezza e dignità date per garantite in un mondo in cui il rispetto per i diritti umani e l'osservazione della legge sono diventati i principi-guida di una governance globale. I principi del diritto internazionale vietano in modo esplicito gli attacchi sistematici contro le popolazioni civili, la privazione arbitraria di cibo, la deliberata distruzione delle infrastrutture civili e la dislocazione della popolazione di una forza occupante sulla terra occupata. Le violazioni di queste e altre condizioni contribuiscono ad accrescere tra i Palestinesi un senso di esclusione dalla protezione del sistema internazionale.

Isolamento: i rifugiati palestinesi fanno fronte all'isolamento da parte della comunità internazionale nella ricerca della pace in Medio Oriente –una pace che sarà durevole solo se giusta e inclusiva. Deve essere riconosciuto che i rifugiati palestinesi rappresentano un significativo gruppo di sostenitori direttamente interessati agli esiti di un accordo negoziato. La loro partecipazione può solo che rafforzare la legittimità del risultato e garantire la sua accettazione.

Nei confronti dell'esilio, dell'esclusione e dell'isolamento palestinese quale potrebbe essere il rimedio?

Porre fine all'assedio di Gaza ed eliminare il regime di chiusura in Cisgiordania. Fare ciò rispettando il diritto degli israeliani a vivere in pace e sicurezza. Permettere favorevoli condizioni economiche per produrre moderazione e generare la convinzione tra i Palestinesi che una pacifica coesistenza con gli Israeliani è possibile mentre si garantisce loro dignità e benessere.

Assicurare il rispetto della legalità internazionale e dei diritti umani. Coltivare una cultura di giustizia come fondamento da cui può fiorire una stabile pace. Perseguire la responsabilità in modo tale che coloro che agiscono al di fuori delle norme internazionali, siano essi estremisti che lanciano razzi o combattenti che usano una forza sproporzionata, siano portati davanti alla giustizia e le loro vittime ricompensate da un dovuto risarcimento.

Incoraggiare un clima di inclusione nell'impegno della comunità internazionale sulle questioni palestinesi. L'esperienza del passato dimostra che il prerequisito per il successo di ogni processo di pace è il senso di appartenenza tra coloro le cui vite e il cui futuro sono in ballo.

Infine, fare in modo che i rifugiati palestinesi possano essere ascoltati. Garantire loro la dignità del riconoscimento. Globalmente il peso demografico dei rifugiati palestinesi, la durata senza precedenti del loro spossesso e l'imperativo di offrire la protezione finale di una soluzione giusta e duratura sono tre ragioni trainanti del perché i rifugiati devono esprimere la loro opinione nel determinare il futuro della Palestina.

Nella giornata mondiale del rifugiato, chiedo a tutte le parti coinvolte di considerare queste indicazioni nello sforzo di mettere al bando l'angoscia che colpisce le vite di milioni di rifugiati palestinesi. C'è ancora tempo e modo di rinvigorire la loro fiducia nel futuro.

Note: Traduzione dall'inglese a cura di Francesca Cutarelli e Barbara Antonelli

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