Palestina

La Guernica palestinese e i miti del vittimismo israeliano

3 gennaio 2009
Mustafa Barghouthi
Tradotto da per PeaceLink
Fonte: Huffington Post - ZMag - 30 dicembre 2008

La campagna israeliana “morte dal cielo” è iniziata intorno alle 11 del mattino, sabato 27 dicembre, ed è andata avanti per tutta la notte fino a stamani. Il massacro è ancora in atto oggi, domenica, mentre scrivo queste parole.

Il giorno più sanguinoso in Palestina dalla guerra del 1967 appare lontano stando alla promessa d’Israele che questo è “solo l’inizio” della sua campagna di terrore. Almeno 290 persone sono state assassinate finora, ma il numero delle vittime continua ad aumentare a ritmo spaventoso man mano che altri corpi mutilati vengono estratti dalle macerie, vittime precedenti muoiono per le loro ferite e ogni minuto ve ne sono di nuove.

Quello che è successo in passato e continua ancor oggi non sono altro che crimini di guerra, ma la macchina propagandistica israeliana è in piena attività, dichiarando falsità ad ogni minuto.

Una volta per tutte è ora di sfatare i miti creati.

1. Gli israeliani affermano di aver posto fine all’occupazione della Striscia di Gaza nel 2005.

Mentre, da un lato, Israele ha già rimosso i suoi insediamenti lungo il litorale della Striscia, dall’altro non ha ancora terminato del tutto l’occupazione. Infatti, controlla ancora i confini, lo spazio aereo e le rotte marine di Gaza, e, a partire dalla liberazione, ha compiuto frequenti raid e diversi assassini.

Inoltre, dal 2006 Israele ha imposto un pesante assedio sulla Striscia. Per oltre due anni, gli abitanti di Gaza hanno vissuto al limite della sussistenza e senza i mezzi fondamentali per sopravvivere: come poter cucinare, riscaldarsi o avere medicinali di base. Quest’assedio ha già causato una catastrofe umanitaria esacerbata dal drammatico aumento delle aggressioni militari israeliane.

2. Israele sostiene che Hamas ha violato il cessate il fuoco e rotto la tregua unilateralmente.

Hamas, invece, ha rispettato il cessate il fuoco, eccetto in alcune occasioni in passato quando Israele ha sferrato pesanti offensive nella West Bank. Negli ultimi due mesi, la tregua è stata rotta dagli israeliani che hanno ucciso molti palestinesi come risposta ad Hamas. In altre parole, Hamas non ha condotto attacchi immotivati durante il periodo di tregua.

Israele, d’altra parte, non ha rispettato gli obblighi di porre fine all’assedio e permettere agli aiuti umanitari di giungere a Gaza. Dei 450 camion che in media ogni giorno riuscivano a raggiungere il confine, solo otto, nei giorni più fortunati, potevano entrare, mentre il confine rimaneva serrato ermeticamente per il 70% del tempo. Durante il presunto “cessate il fuoco” gli abitanti di Gaza sono stati costretti a vivere come animali, con un totale di 262 persone morte a causa dell’impraticabilità di adeguate cure mediche.

Ora dopo migliaia di morti e altrettanti conteggi di vittime, è Israele che si rifiuta di riprendere il dialogo sul cessate il fuoco. Non ha intenzione di assicurare la pace come afferma, ed è sempre più chiaro che il suo obiettivo è un cambio di potere, a qualsiasi costo.

3. Israele afferma di perseguire la pace con i “palestinesi pacifici”

Prima dell’attuale massacro nella Striscia di Gaza, e durante l’intera conferenza di pace di Annapolis, Israele ha perpetuato ed addirittura intensificato l’occupazione della West Bank. Nel 2008, gli insediamenti sono diventati 38, altri 4.950 palestinesi sono stati arrestati, soprattutto nella West Bank, e da 521 checkpoint si è passati a 699.

Inoltre, fin dall’inizio delle trattative di pace, Israele ha ucciso 546 palestinesi, tra questi anche 76 bambini. Questi dati raccapriccianti sono destinati ad aumentare oggi, tuttavia, alla luce dei recenti orrori, non bisogna dimenticare i precedenti crimini commessi da Israele.

Solo stamattina, Israele ha sparato ed ucciso un giovane che manifestava pacificamente nel villaggio di Nihlin, nella West Bank, e ferito un’altra dozzina di persone nelle ultime ore. È certo che continuerà a ricorrere alla forza mortale durante dimostrazioni non violente e ci aspettiamo un elevato numero di vittime nella West Bank come risultato. Se infatti Israele sta perseguendo la pace con i “palestinesi buoni”, di chi stanno parlando?

4. Israele sta agendo per difesa personale.

È difficile parlare di legittima difesa in un conflitto che essi stessi hanno generato, ma lo fanno ugualmente. L’auto difesa è una reazione, mentre le azioni di Israele negli ultimi due giorni sono chiaramente premeditate. Non solo la stampa israeliana ha pubblicizzato ampiamente l’attuale campagna propagandistica intrapresa da Israele per preparare l’opinione pubblica nazionale ed internazionale all’attacco, ma, secondo resoconti, Israele ha anche cercato di convincere i palestinesi, attraverso rapide aperture dei blocchi e annunciando futuri incontri al riguardo, che non era previsto un attacco. Tutto ciò per far sì che il numero delle vittime aumentasse e i cittadini di Gaza si trovassero impreparati per l’imminente strage.

È altrettanto fuorviante parlare di autodifesa in un conflitto caratterizzato da un’evidente disparità di forze. Israele possiede l’esercito più potente della regione, ed il quinto al mondo. Inoltre, è il quarto maggiore esportatore di armi nel mondo e vanta un apparato industriale in grado di rivaleggiare con quello statunitense. In altre parole, Israele ha da sempre avuto l’assoluto monopolio nell’uso della forza, e, alla stessa maniera della superpotenza sua alleata, Israele usa la guerra come vetrina espositiva dei molteplici strumenti di morte a sua disposizione.

5. Israele sostiene di aver colpito solo obiettivi militari.

Anche dopo aver visto numerose immagini di donne e bambini morti o mutilati in TV, Israele continua ostinatamente ad affermare che le loro munizioni hanno abilmente colpito solo bersagli militari. Sappiamo che si tratta di una falsità dal momento che molti altri siti civili, e tra questi anche un ospedale ed una moschea, sono stati colpiti da incursioni aeree.

In una delle aree più densamente popolate, sono state sganciate tonnellate e tonnellate di esplosivo. Le prime stime parlano di migliaia di vittime. Israele afferma che si tratta solo di “danni collaterali” o morti accidentali. Il carattere evidentemente ridicolo ed inumano di tale affermazione dovrebbe far sdegnare il mondo intero.

6. Israele afferma di star attaccando Hamas e non i palestinesi.

In primo luogo, i missili non distinguono le persone in base alla loro appartenenza politica: semplicemente uccidono chiunque si trovi sulla loro traiettoria. Israele lo sa bene, e anche i palestinesi. Ciò che sa inoltre Israele, ma che non può essere dichiarato pubblicamente, è quanto le sue azioni recenti abbiano rafforzato Hamas, i cui messaggi di resistenza e vendetta riecheggiano attraverso la rabbia e il dolore.

Gli obiettivi degli attacchi, la polizia e militanti non appartenenti ad Hamas, rappresentano un indizio dell’insensato disegno d’Israele. Spera di generare anarchia nella Striscia rimuovendo i pilastri dell’ordine e della legalità.

7. Israele sostiene che la violenza proviene dai palestinesi.

Permetteteci di essere chiari ed inequivocabili. L’occupazione della Palestina sin dalla Guerra del 1967 è stata e resta tutt’ora la fonte principale della violenza tra israeliani e palestinesi. A tale violenza si può porre fine solo con la fine dell’occupazione stessa e riconoscendo i diritti umani e nazionali della Palestina. Hamas non esercita il suo controlla sulla West Bank e tuttavia la nostra regione è ancora occupata, i nostri diritti violati e i nostri bambini uccisi.

Se questi sono solo miti, lasciateci esaminare le ragioni che si celano dietro gli attacchi aerei; che riteniamo essere ancora più disgustose dell’atto stesso.

I leader israeliani tengono conferenze stampa, vestiti in nero, con le maniche rimboccate.

“E’ tempo di combattere”, dicono, “ma non sarà facile”.

Per dare prova di quanto sia dura, Livni, Olmert and Barak non indossano neppure trucco durante le conferenze, e Barak ha terminato la sua campagna presidenziale per concentrarsi sulla campagna di Gaza. Che eroi… che leader…

Tutti noi conosciamo la verità: la sospensione della campagna elettorale altro non è che…propaganda elettorale.

Come la sospensione della campagna elettorale di John McCain per poter tornare a Washington e “risolvere” la crisi economica: nient’altro che una semplice trovata pubblicitaria.

I candidati devono apparire “forti abbastanza per comandare”, e apparentemente non c’è modo migliore per farlo che imbrattarsi col sangue palestinese.

“Guardatemi”, afferma Livni con il suo completo nero e i capelli arruffati, “sono un guerriero. Sono forte abbastanza per premere il grilletto. Siete più convinti di votare per me ora che mi sapete spietata come Bibi Netanyahu?”

Non so chi sia più odioso, se lei o Barak, o l’elettorato che cercano di compiacere.

Alla fine, tutto questo non aumenterà affatto la sicurezza dell’israeliano medio; infatti ci si può aspettare un peggioramento nei giorni a venire dal momento che la strage può presumibilmente dar vita ad una nuova generazione di attentatori suicidi.

Non intaccherà Hamas, e non deriverà neppure dai tre buffoni, Barak, Livni and Olmert, così “tosti”. La loro avventura politica gli esploderà in faccia come l’invasione del Libano nel 2006 così brutalmente simile.

In conclusione, c’è un altro motivo, dietro la politica interna d’Israele, che riguarda il perché di questo attacco: la complicità e il silenzio della comunità internazionale.

Israele non può e non avrebbe potuto muoversi contro il volere dei suoi alleati economici in Europa o i suoi alleati militari in USA. Israele può premere il grilletto e porre fine a centinaia, o addirittura migliaia di vite questa settimana, ma è l’apatia del mondo e l’inumana tolleranza dei palestinesi che soffrono a permettere tutto ciò.

“Il male esiste solo perché il bene resta in silenzio”

Dalla Palestina occupata. . .

-- Dr. Mustafa Barghouthi

Note: Mustafa Barghouthi è il Segretario Generale di Iniziativa Nazionale Palestinese. Barghouthi è il precedente candidato indipendente alla presidenza della Palestina, oltre ad essere stato uno strenuo sostenitore della risposta non-violenta all’occupazione israeliana. Molti lo ritengono uno dei principali concorrenti nelle prossime elezioni presidenziali palestinesi. I contenuti e i commenti di questo articolo appartengono a lui e non riflettono necessariamente il punto di vista dell’ Huffington Post, dove sono stati pubblicati.

Tradotto da Alda Sacco per PeaceLink. Il testo e' liberamente utilizzabile a scopi non commerciali citando la fonte [Associazione PeaceLink, www.peacelink.it], l'autore e il traduttore.

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