Palestina

Einstein, Israele, Gaza

Lo scorso sabato 27 dicembre, alle 11,30 ora locale , 50 caccia da combattimento israeliani hanno colpito e distrutto a Gaza 50 obiettivi in soli tre minuti
7 gennaio 2009
Juan Gelman
Tradotto da per PeaceLink

Lo scorso sabato 27 dicembre, alle 11,30 ora locale , 50 caccia da combattimento israeliani hanno colpito e distrutto a Gaza 50 obiettivi in soli tre minuti.

La - tentata - fuga in Egitto passando per Gaza

È stata una violazione dei Dieci Comandamenti e della sacralità del sabbath, ma forse questi non sono in vigore quando si tratta di uccidere dei palestinesi: centinaia i morti e più di mille feriti. Ci sono diversi punti di vista sulle ragioni che hanno scatenato questa bruttale mattanza. Tel Aviv asserisce che si tratta di una rappresaglia contro l’esecrabile pratica di Hamas di lanciare razzi sul territorio israeliano. Diversi analisti dicono che piuttosto ha a che fare con le prossime elezioni in Israele, dove ancora il primo ministro è – ad interim e dimissionario per corruzione – Ehud Olmert. I fatti storici indicano qualcos’altro: si tratta del mai dimenticato tentativo di ricostruire la “Grande Israele” cacciando via i palestinesi dalla loro terra.

Ben Gurion, che aveva inaugurato la carica di primo ministro del nuovo Stato d’Israele, accettò la partizione della Palestina in territori israeliani e territori palestinesi che l’ONU aveva stabilito nel 1947. Ma in cuor suo serbava una vecchia idea: in una lettera a sua moglie le confidò che uno Stato ebreo “parziale” – un progetto del 1937 dell’occupante britannico che non si era mai realizzato – era soltanto il punto di partenza e che pensava organizzare un esercito di prim’ordine e utilizzare la coercizione o la forza per assimilare tutto il resto del paese (Letters to Paula and the Children, David Ben Gurion, University of Pittsburg Press, 1971, lettera datata 5-12-37, pagine 153-57). Questo si concretizzò con l’occupazione militare israeliana dei territori palestinesi dal 1967 ad oggi. Nel 2006, Tel Aviv si “ritirò” da Gaza, alla quale impose una recinzione implacabile. Il trionfo di Hamas nelle indiscutibili elezioni dello stesso anno non fu gradito da Israele: uno Stato che si proclami democratico non aveva nessun motivo di rispettare la democrazia altrui quando di palestinesi si tratta.

Olmert è del partito Kadima, nato da una scissione del partito di destra Likud, e dal quale non si discosta molto come dimostrano le guerre che continua a scatenare. Il Likud, a sua volta, discende dal Herut, organizzazione che diede forma politica al gruppo paramilitare di Menahem Begin, anche lui primo ministro israeliano (1977-1983). I nomi cambiano, ma la contumacia no. Nel dicembre del 1948, sete mesi dopo la dichiarazione dell’indipendenza d’Israele, Begin visitò gli Stati Uniti provocando reazioni diverse. Come ad esempio, quella di Albert Einstein, Hanna Arendt, il rabbino Jessurun Cardozo e altri 28 noti intellettuali ebrei statunitensi. Come risulta da una lettera aperta che il New York Times pubblicò il 4-12-48.

La lettera comincia così: “Fra i fenomeni più preoccupanti dei nostri tempi emerge quello relativo alla fondazione, nel nuovo stato di Israele, del Partito della Libertà (Tnuat Haherut), un partito politico che , nella sua organizzazione, nei metodi, nella filosofia politica e nell'azione sociale appare strettamente affine ai partiti Nazista e Fascista. È stato fondato dai membri e sostenitori della ex Irgun Zvai Leumi, una organizzazione terroristica, sciovinista, e di destra della Palestina. L'odierna visita di Menachem Begin, capo di questo partito, negli USA è stata realizzata con il proposito di dare l'impressione che l'America sostenga il partito nelle prossime elezioni israeliane, e per cementare i legami politici con elementi sionisti conservatori nordamericani.”

Continua così: “Parecchi americani di reputazione nazionale hanno inviato il loro saluto. È inconcepibile che coloro che si oppongono al fascismo nel mondo intero, molto ben informati sul passato e sulle prospettive politiche del Sig. Begin, possano aver inserito il proprio nome per sostenere il movimento da lui rappresentato.” Segnala inoltre che è necessario informare l’opinione pubblica del paese sul passato e sugli obiettivi di Begin – “uno di quelli che hanno predicato apertamente la dottrina dello Stato Fascista” – per non dare ad intendere in Palestina “che la maggioranza degli USA appoggia elementi fascisti in Israele”. Di seguito menziona la mattanza provocata dalle forze israeliane nel villaggio arabo di Deir Yassin, “che non aveva preso parte alla guerra, anzi aveva combattuto e allontanato bande arabe che lo volevano utilizzare come loro base”.

Precisa inoltre: “Il 9 Aprile (del 1948), bande di terroristi (israeliani) attaccarono questo pacifico villaggio, che non era un obiettivo militare, uccidendo la maggior parte dei suoi abitanti (240 tra uomini, donne e bambini) e trasportando alcuni di loro come trofei vivi in una parata per le strade di Gerusalemme. Invitarono tutti i corrispondenti stranieri presenti nel paese a vedere i mucchi di cadaveri e la totale devastazione a Deir Yassin”.

Il testo accusa Herut di preconizzare all’interno della comunità ebraica “un misto di ultranazionalismo, misticismo religioso e superiorità razziale”, segno incontestabile di un partito fascista per il quale il terrorismo “è un mezzo per raggiungere il suo obiettivo di essere uno Stato Lider”. Aggiunge: “È maggiormente tragico che i più alti comandi del Sionismo Americano si siano rifiutati di condurre una campagna contro le attività di Begin,”

Sono passati 60 anni dalla pubblicazione di questa lettera firmata da Einstein. Non sarà più attuale?

Da allora molte cose sono cambiate in Israele. Il suo principale obiettivo no.

Note: Tradotto da Alejandra Bariviera per www.peacelink.it

Il testo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali citando la fonte (Associazione PeaceLink), l'autore (Juan Gelman) e la traduttrice (Alejandra Bariviera).

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