Palestina

Rassegna Stampa 9 gennaio

Da Misna, agenzia di stampa missionaria, una selezione di notizie
10 gennaio 2009
Associazione Peacelink

TESTIMONIANZA DELLE SUORE DELLA CONGREGAZIONE DEL ROSARIO
“La situazione peggiora ogni giorno. La nostra casa è stata danneggiata dalle bombe e anche la nostra scuola, che abbiamo dovuto chiudere. I nostri alunni, oltre 530, sono rimasti a casa. Molti di loro, specialmente i più piccoli, gridano e piangono, non riescono a capire quello che sta succedendo intorno a loro. La paura si legge nei loro occhi”. E’ la testimonianza raccolta dal Sir - il Servizio di informazione religiosa della Conferenza episcopale italiana - delle suore della Congregazione del Rosario, che ieri hanno lasciato Gaza per motivi di sicurezza. “La popolazione – raccontano le tre religiose, che nella Striscia gestiscono una scuola e prestano servizio in parrocchia – vive rintanata in casa, impaurita; gli abitanti escono solo durante le poche ore di tregua dei bombardamenti per comprare quello che possono. La situazione economica non consente di acquistare molto, i prezzi sono alti, il cibo scarseggia e possono contare solo sugli aiuti umanitari che arrivano con difficoltà. Anche la piccola comunità cristiana vive nelle medesime condizioni alcuni cercano di uscire anche per fare visita a famiglie in difficoltà e verificare le loro condizioni. Ma la paura è veramente grande. Nonostante tutto non perdiamo la speranza di rientrare presto a Gaza per riaprire la scuola e consentire così ai nostri alunni di completare l’anno scolastico. La speranza non deve abbandonarci”.[CO]

IL CARDINAL MARTINO: A GAZA CALPESTATA LA DIGNITA’ UMANA
“Dicano quel che vogliono, la situazione a Gaza è orribile”: all’indomani delle polemiche suscitate in Israele dalle sue dichiarazioni sulla Striscia di Gaza, definita “un grande campo di concentramento”, il Cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e pace torna a parlare della situazione in Medioriente. In un’intervista al quotidiano ‘La Repubblica’, il porporato, accusato dal governo di Tel Aviv di “parlare come Hamas” ribadisce che nelle sue parole “non c’è nulla che possa essere interpretato come anti israeliano” e dice di “guardare alle condizioni della gente che a Gaza ci vive, circondata da un muro che è difficile varcare. In condizioni contrarie alla dignità umana”. Sottolineando di aver condannato tutti i gesti di odio, il cardinale afferma che “quello che sta succedendo in questi giorni fa orrore” e si chiede “cosa altro si può dire quando si ammazzano tanti bambini, quando si bombardano scuole delle Nazioni Unite pur essendo in possesso di tecnologie che permettono persino di individuare una formica sul terreno?”. Già osservatore della Santa Sede presso le Nazioni Unite per 16 anni, il cardinale ribadisce infine che “l’unica via d’uscita è quella di far tornare le due parti sui propri passi”, e che” se Israele vuole vivere in pace, deve fare la pace con gli altri”.[AdL]

LE MARCE DI PACE E I CORTEI CONTRO ISRAELE ATTRAVERSANO IL MONDO
Imponenti manifestazioni di protesta contro l’offensiva militare di Israele nella Striscia di Gaza si sono svolte questa mattina in molte città del mondo, in Medio Oriente ma non solo. Secondo le forze di sicurezza egiziane, ad Alessandria nella grande piazza al-Raml hanno dimostrato circa 100.000 persone. Come in diverse altre città del paese, sono stati scanditi slogan contro i governi arabi cosiddetti ‘moderati’, accusati di tacere sui crimini di Israele e non difendere in alcun modo i palestinesi. A testimonianza di un clima molto teso, segnato dall’indignazione popolare e da misure di sicurezza quantomeno decise, al Cairo la polizia ha circondato la grande moschea di al-Azhar per impedire lo svolgimento di un corteo dopo la preghiera del venerdì. Nella città di Al Arish, a poche decine di chilometri dalla Striscia, ci sono stati scontri tra manifestanti e forze dell’ordine. Piazze colme e polizia in tenuta antisommossa anche ad Amman, dove secondo l’emittente televisiva del Qatar ‘Al Jazeera’ “le forze di sicurezza giordane sono intervenute con la forza per tenere sotto controllo alcune manifestazioni”. Disordini e tafferugli tra manifestanti e forze di sicurezza oggi anche ad Algeri, in Algeria. A Baghdad e in diverse altre città dell’Iraq, da Najaf a Falluja, decine di migliaia di persone hanno sfilato al di là di ogni distinzione e appartenenza confessionale. La protesta contro i bombardamenti di Israele, che finora hanno provocato almeno 778 vittime, ha infiammato anche i Territori occupati della Palestina. A Gerusalemme, dove Israele ha vietato l’ingresso nella Spianata delle moschee ai palestinesi con meno di 50 anni di età, sono segnalati scontri tra militanti e soldati nel quartiere di Beit al-Amud. L’indignazione per le stragi commesse da Israele, stragi alle quali nemmeno la risoluzione approvata nella notte dal Consiglio di sicurezza dell’Onu sembra poter porre fine, ha superato i confini del Medio Oriente e del mondo arabo. Ieri sera migliaia di manifestanti hanno protestato di fronte alla sede dell’ambasciata israeliana in Venezuela, pochi giorni dopo la decisione del presidente Hugo Chavez di espellere il capo della rappresentanza diplomatica di Tel Aviv Shlomo Cohen. L’Europa, intanto, si prepara ai tanti cortei in programma domani, dall’Italia all’Inghilterra. A Londra organizzatori e polizia si aspettano una grande manifestazione: dal celebre ‘Speaker’s Corner’ di Hyde Park il corteo di pace raggiungere la sede dell’ambasciata di Israele nella parte occidentale della città.[VG]

CORTE SUPREMA CHIEDE ‘SPIEGAZIONI’ SU VIOLAZIONI UMANITARIE A GAZA
La corte suprema israeliana ha ordinato al governo di spiegare immediatamente le politiche adottate a Gaza riguardo la situazione umanitaria e in particolare “perché non viene permessa l’evacuazione di feriti” e perché sono state bloccate le forniture elettriche che consentono il funzionamento delle fognature e del sistema idrico nella Striscia. L’ordine è contenuto in una sentenza emessa stamani al termine di un’udienza durante la quale diverse organizzazioni israeliane per i diritti umani hanno presentato una denuncia contro l’esercito di Tel Aviv, accusato di non osservare i principi del diritto umanitario internazionale. La sentenza, favorevole ai querelanti non ha tuttavia soddisfatto le aspettative degli operatori umanitari, dando tempo al governo fino al 13 gennaio per presentare le proprie spiegazioni. “I feriti e i civili di Gaza non possono aspettare quattro giorni” hanno obiettato i medici e gli attivisti delle associazioni, ricordando che le Nazioni Unite sono state costrette a sospendere le operazioni umanitarie nella Striscia dopo che nei gironi scorsi autoambulanze e mezzi di soccorso della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa sono stati colpiti dall’artiglieria israeliana. [AdL]

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